Legambiente Puglia. Al via il progetto didattico “Io Fitodepuro”: visite all’impianto di Melendugno
L'azione depurante dei sistemi lacustri era conosciuta già nella Roma Imperiale. Ancora oggi in tutto il mondo per il trattamento delle acque reflue tale pratica naturale rimane molto diffusa. In puglia, l’impianto di Melendugno, finisce sotto la lente di ingrandimento di insegnanti e alunni per riscoprire la fitodepurazione nelle zone umide
08 April, 2013
Nella Roma imperiale la Cloaca massima veniva scaricata nelle paludi Pontine al fine di sfruttarne il potere depurante. Da qui l'idea di coinvolgere insegnanti ed alunni sulla fitodepurazione, sulla scoperta dell’ambiente palustre e sull’importanza che rivestono le zone umide. Queste sono le finalità del progetto didattico di educazione ambientale "Io Fitodepuro", realizzato da Legambiente Puglia con il contributo dell’Assessorato alle Opere Pubbliche della Regione Puglia e il patrocinio del Comune di Melendugno e di Acquedotto Pugliese, che a partire da oggi sino al mese di ottobre coinvolgerà numerose scolaresche.
La fitodepurazione è una tecnologia che usa la capacità depurativa degli ecosistemi naturali mettendola al servizio delle attività umane. «Il ricorso a tecniche di depurazione naturale per il trattamento dei reflui costituisce ormai una scelta ampiamente diffusa - spiega Francesco Tarantini, presidente di Legambiente Puglia - Gli impianti di fitodepurazione rappresentano un’alternativa ai sistemi di depurazione tradizionali, con vantaggi dal punto di vista economico (risparmio di energia elettrica, limitati costi di gestione) ed ambientale (eliminazione dei trattamenti di disinfezione e dei relativi sottoprodotti, miglior inserimento paesaggistico), mentre rimangono una valida soluzione impiantistica solo per piccole e medie utenze perché richiedono grandi superfici. Con questo progetto didattico -aggiunge Tarantini - Legambiente Puglia vuole, sia illustrare le peculiarità dell’impianto di fitodepurazione di Melendugno e descrivere i concetti base legati alle acque reflue e ai nuovi trattamenti depurativi naturali (best management practices), che approfondire gli aspetti legati agli ambienti umidi per promuovere una fruizione responsabile e consapevole del territorio».
L’impianto di fitodepurazione di Melendugno si estende su una superficie di otto ettari di cui cinque occupati dai bacini di lagunaggio, e si colloca in una zona di particolare valenza ambientale, caratterizzata da aree naturali e da una posizione strategica nella dinamica dei flussi migratori dell’avifauna.
«Il Servizio Tutela della Acque della Regione Puglia, che ha fortemente voluto e coordinato questa esperienza di recupero delle acque affinate ai fini ambientali - precisa la dirigente Mariantonietta Iannarelli - ha inteso avviare un progetto pilota di monitoraggio e valorizzazione ambientale dell’area umida ricostruita presso le aree dell’impianto di Melendugno, con l’obiettivo di comprendere a pieno l’efficacia del progetto e, più in generale, il ruolo ecologico delle aree umide artificiali. È un tentativo di “Ri-pensare” al valore dell’acqua come lo era per le generazioni passate, ricucendo il rapporto tra noi cittadini ed il nostro territorio, perseguendo uno sviluppo il più possibile equilibrato tra le attività umane e la conservazione delle funzioni ambientali del nostro ecosistema».
Il progetto dell’impianto, finanziato dal presidente Nichi Vendola, in qualità di Commissario Delegato per l’Emergenza Ambientale in Puglia, si configura come primo esempio, su larga scala in Puglia, di un sistema naturale ed eco sostenibile, caratterizzato da una ridotta complessità tecnologica e da una spiccata semplicità gestionale.
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