Referendum Ilva di Taranto. Niente quorum. Affluenza del 19,55%
Quorum non raggiunto. Ha votato il 19,52% degli aventi diritto. Anche il referendum sul nucleare e sui servizi pubblici locali non raggiunse il quorum. Marescotti (Peacelink): «34 mila persone che vanno a votare è la più grande mobilitazione che c'è mai stata a Taranto sulla questione dell'inquinamento Ilva»
14 April, 2013
Nessun quorum. Alla chiusura dei seggi hanno votato 33.838 persone su 173.061, il 19,52% degli aventi diritto. Bisognava raggiungere circa 86.000 voti per la validità. Al primo quesito relativo alla chiusura totale dell’Ilva ha risposto «Sì» l’81,29% dei votanti mentre i «No» sono stati il 17,25%. A favore della sola chiusura dell’area a caldo, il secondo quesito, il 92,62%. Contrari il 5,30%.
Alle ore 12, per la prima rilevazione effettuata dal Comune di Taranto, avevano votato 7.788 persone (il 4,5%). L'affluenza alle urne a Taranto per il referendum sulla chiusura totale o parziale dell'Ilva alle 19 è stata del 13,1%. Nel rione Tamburi, il più esposto all'inquinamento prodotto dagli impianti del Siderurgico, si era recato ai seggi il 9,7% degli aventi diritto e nella zona Borgo-città vecchia il 14.4%. Negli 82 seggi si erano recati alle urne 22.670 votanti.
Anche le statistiche non erano dalla parte del comitato promotore. Secondo Fabio di Venere, giornalista della Gazzetta del Mezzogiorno, per Taranto « quello del 50 per cento più uno è un quorum oggettivamente alto soprattutto se si considera che, nel 2011, Taranto fu uno dei pochi capoluoghi italiani in cui non si raggiunse il 50 per cento dei votanti al referendum indetto contro il ritorno al nucleare e contro la privatizzazione dei servizi pubblici. Per un soffio, è vero, ma non si raggiunse ugualmente. Va, inoltre, ricordato che alle comunali di maggio al primo turno si superò il 62 per cento ma, al ballottaggio, non si andò oltre il 43. Ed alle scorse politiche di fine febbraio non si andò oltre il 63 per cento. Ed ancora, sempre raffrontando il referendum di oggi con le altre elezioni precedenti, vanno necessariamente sottolineati alcuni elementi. A differenza delle altre consultazioni (politiche, amministrative) il referendum anti Ilva si consumerà in una sola giornata. Le urne, infatti, saranno aperte dalle 8 alle 22 e questo per un elettorato tradizionalmente «pigro» e su cui soffia forte il vento dell’antipolitica potrebbe non agevolare una robusta partecipazione davanti ai seggi ».
Per Alessandro Marescotti, presidente di Peacelink: « Non è un flop. 34 mila persone che vanno a votare è la più grande mobilitazione che c'è mai stata a Taranto sulla questione dell'inquinamento Ilva. Con quelle 34 mila persone si può cambiare Taranto. Invece con chi non partecipa (e magari critica pure) non si cambia nulla. Sono orgoglioso del risultato ottenuto e di tutte le persone che ho visto oggi - con fiera dignità - affluire ai seggi determinate come se partecipassero ad una lotta di liberazione. Queste persone daranno filo da torcere per sempre a chi ci devasta. Taranto non ha fallito».
«Ora talloneremo l'azienda sulle inadempienze dell'AIA. Ai parlamentari chiederemo una legge che cancelli la legge Salva-Ilva. Sulla questione del piombo nel sangue dei bambini scateneremo una campagna senza precedenti. Sulla questione delle bonifiche non fatte e del principio del "chi inquina paga" andremo alla Commissione Europea. Abbiamo tante iniziative e andremo all'attacco. Con l'appoggio di 34 mila persone Garibaldi avrebbe fatto l'Unità d'Italia in tre mesi. A lui ne bastarono mille e non fece il piagnone. Con 34 mila sostenitori la città batte ogni tentativo di reazione filo-aziendale: i numeri sono numeri. Quello che è decisivo nella nostra lotta è avere una strategia chiara. E per me è chiarissima».
«Ilva chiuderà (non ha un piano industriale!) e la nostra preoccupazione deve essere quella di evitare che avvenga come a Brescia: chiusura senza risarcimento e bonifica dei terreni e della falda. Il vero problema non è chiudere l'Ilva (chiuderà di sicuro) ma è di traghettare i lavoratori in sicurezza verso un piano di bonifiche: da fare PRESTO e possibilmente SUBITO. Prima che sia troppo tardi, prima che Ilva dichiari fallimento».
Che cosa dicevano i sondaggi?
dal più recente al più vecchio
Rischiochimico.it, marzo 2013
L'Ila vi Taranto deve chiudere?
1 - Si, inquina troppo. La salute delle persone viene prima dei posti di lavoro! (74%, con 126 voti)
2 - No, in questo momento di crisi bisogna salvare i posti di lavoro! (26%, con 45 voti)
La Repubblica, gennaio 2013
Ilva che fare?
1 - Viste le difficoltà, chiudere l'impianto è ormai l'unica soluzione (1162 voti) 41%
2 - Bisogna continuare a lavorare nel solco delle prescrizioni dell'Aia e dell'uso delle migliori tecnologie disponibili per mettere in sicurezza lo stabilimento (1216 voti) 43%
3 - L'Ilva va trasformata in una fabbrica senza area a caldo, come Genova (388 voti) 14%
4 - Bisogna trasferire il siderurgico (68 voti) 2%
Panorama, dicembre 2012
Chiudere l'Ilva di Taranto?
1 - No. Tenere aperti gli impianti: per il Sud, e per l'Italia, sarebbe un'ecatombe: 48%
2 - Sì. Chiudere gli impianti: né i privati né lo Stato sono in grado di fare fronte agli investimenti necessari per produrre acciaio senza procurare danni: 52%
Il Corriere del giorno, novembre 2011
1 - Chiusura totale 46,4% (2224 voti)
2 - Chiusura parziale (area a caldo) 11,9% (570)
3 - Apertura vincolata da ecocompatibilità 41,7% (1997)
Rassegna stampa dopo il voto
Referendum Ilva, quorum non raggiunto solo un tarantino su cinque ha votato - da La Repubblica di Bari del 15.04.2013
A Taranto referendum flop sull’Ilva - da La Stampa del 14.04.2013
Referendum Ilva: un disastro - da Articolo Tre del 15.04.2013