Comitato No Inc: "L'inceneritore è in funzione, ma non ci arrendiamo!"
A pochi giorni dall’entrata in funzione dell’inceneritore del Gerbido, il Coordinamento No Inceneritore Rifiuti Zero e il Coordinamento Ambientalista Rifiuti Piemonte (CARP) non rinunciano alla propria battaglia e propongono, attraverso un documento congiunto, una radicale riforma del Comitato Locale di Controllo (CLdC) e una modifica in più punti del Contratto di Servizio sottoscritto tra ATO-R e TRM
26 April, 2013
Il Comitato Locale di Controllo (CLdC) non è stato informato dell’inizio dell’attività dell’inceneritore del Gerbido, perdendo quindi completamente quella poca credibilità che già deteneva.
Appare chiaro come un organo a cui partecipano la Provincia di Torino
e i rappresentanti di Comuni che detengono quote azionarie di TRM
determini una situazione in cui “controllore e controllato coincidono”:
tale Comitato, oltre a non essere rappresentativo dei cittadini, non può
quindi dare alcuna garanzia e sicurezza in merito alla funzione di
controllo delle emissioni e di tutela della salute pubblica.
Per far fronte a questa grave anomalia, il CARP e il Coordinamento No
Inceneritore Rifiuti Zero (attraverso i suoi gruppi di Beinasco,
Grugliasco, Orbassano, Rivalta, Rivoli, Torino) propongono di
modificare la composizione del CLdC, inserendo un numero di cittadini pari alla componente istituzionale e con diritto di voto: cittadini che lo stesso CARP e lo stesso Coordinamento si propongono di nominare.
In aggiunta a questa e ad altre richieste di riforma del CLdC, il CARP e Rifiuti Zero avanzano anche una proposta di revisione del Contratto di Servizio sottoscritto tra ATO-R e TRM Spa, considerate le
variazioni societarie avvenute in seno alla stessa TRM, ora controllata all’80% da azionisti privati.
Ecco alcune delle tante domande di modifica che chiediamo:
1) La polizza assicurativa deve coprire anche eventuali danni ambientali dell’inceneritore;
2) Eventuali minori incassi, maggiori costi di gestione o mancanze di fondi previsti in entrata (ad esempio a causa dell’azzeramento dei Certificati Verdi) non devono essere coperti dai Comuni (e quindi dai cittadini);
3) Occorre una pubblicazione completa e aggiornata dei protocolli e dei dati sugli studi veterinari ed epidemiologici, nonché delle rilevazioni della stazione di analisi TRM posta a Fornaci (oggi sono resi noti i livelli di sole sei sostanze, ma quelle monitorate sono molte di più).
Se queste legittime richieste non verranno prese in considerazione, non ci resterà che prendere atto e denunciare all’intera cittadinanza ciò che già da tempo sosteniamo, ossia che il trattamento dei rifiuti a
Torino e provincia non prevede una gestione per nulla democratica e condivisa, a differenza di quanto i nostri enti locali insistono nel sostenere.
In allegato il documento completo