Cinemambiente: nonostante tutto, siamo ancora qua. (E alla grande) | Intervista a Gaetano Capizzi
Sedici edizioni, anteprime mondiali, decine di migliaia di spettatori ogni anno e un programma di incontri che ha reso Cinemambiente la rassegna internazionale più importante del cinema green: eppure quest'anno è stata a un passo dalla chiusura. Ma chissà che un giorno, Leonardo di Caprio e Tarantino...
10 May, 2013
Torino può pensare di perdere Cinemambiente? Una rassegna che si è guadagnata in sedici anni il posto d'onore fra i festival internazionali dedicati all'ambiente? Che ogni anno porta in città registi e attori da tutto il mondo, anteprime esclusive e decine di migliaia di spettatori? A quanto pare sì. Mancano i fondi, gli enti pubblici fanno quello che possono (o quello che scelgono) e una rassegna di questo calibro costa: 300.000 euro, di cui oggi 180.000 finanziati da privati. Ma il festival è stato a un passo dalla chiusura...Ce lo racconta il Direttore Gaetano Capizzi.
Trecentomila euro: si può tagliare ancora?
No. Siamo sulla soglia di sopravvivenza per una manifestazione con questa visibilità. C'è un lavoro immenso dietro a Cinemambiente: l'ufficio stampa, gli ospiti internazionali, le anteprime delle pellicole...Abbiamo circa 100 film in anteprima mondiale, e gran parte di questi arrivano dall'estero, quindi bisogna aggiungere i costi del sottotitolaggio, circa 800 euro a pellicola. Poi c'è la stampa del catalogo, l'affitto degli uffici e delle sale del Cinema Massimo per le proiezioni, il personale che lavora all'organizzazione... Personale che lavora tantissimo, tutto l'anno, non solo durante il Festival. Se le risorse scendono ancora si può solo pensare a una manifestazione completamente diversa: film già visti altrove, già sottotitolati... un lavoro in seconda battuta insomma. Molto diverso da quello che è stato finora. Trecentomila euro è davvero la soglia limite. D'altronde la qualità costa, soprattutto se si lavora con tutte la carte in regola, dai contratti alla sicurezza.
State pensando di aumentare il costo del biglietto? (NdR: Cinemambiente era gratuito fino al 2012, quando le difficoltà economiche della rassegna hanno costretto la direzione ad introdurre un biglietto a pagamento, seppur a prezzo democratico: 3 euro a ingresso, e nemmeno su tutte le proiezioni).
Io non avrei nemmeno voluto far pagare i tre euro che si pagano ora. Temevo ci sarebbero state ripercussioni sull'affluenza, anche se devo dire che le persone hanno capito la situazione. In ogni caso, no, non avrebbe senso un aumento. I nostri film sono educativi, e allora chiedere alle persone di venire a vedere un film sulla raccolta differenziata e pagare anche 8 euro...(ride) Insomma, tutti quanti abbiamo dei limiti! Tutti i festival ambientali del mondo sono gratuiti, tranne il nostro e quello di San Francisco.
E allora come si fa a restare in piedi? Si punta sui privati?
Se la situazione resta questa, non abbiamo alternative. Il Comune di Torino non è in condizioni di spendere ancora, la Provincia attende di sapere quale sarà la propria sorte e non ha più un budget a disposizione, la Regione Piemonte è in piena crisi; il Ministero dell'Ambiente, che negli anni passati contribuiva almeno in piccola parte, non ha più fondi per le iniziative di sensibilizzazione ambientale...Non ci resta che bussare alla porta delle aziende. I grandi marchi, come Leroy Merlin e altri, hanno una politica di responsabilità sociale e stanno vivendo un processo di trasformazione del proprio business. Fortunatamente per loro è interessante essere presenti in un contesto come la nostra rassegna.
Red carpet e passerelle per celebrities non sono nel dna di Cinemambiente. Ma si potrebbe pensare di chiedere un aiuto ad attori, gruppi musicali, e scrittori di richiamo per attirare più pubblico pagante? A condizione che vengano gratis ovviamente...
Ah, sì, che rinuncino ad un compenso è essenziale! In parte già lo facciamo: noi continuiamo ad avere una serie di iniziative che sono gratuite - quelle destinate ai bambini per esempio o gli incontri più “ostici” - mentre il biglietto si paga per accedere agli incontri con gli attori e i registi più noti. L'anno scorso avevamo Neri Marcorè, Michael Cimino, quest'anno ci sarà Bill Pullman... Purtroppo, sempre a causa della mancanza di fondi, abbiamo dovuto tagliare molto anche sulla presenza dei registi, attrezzando le sale con collegamenti skype in diretta invece di ospitarli. Non è la stessa cosa, lo so. Il bello di essere ad un festival è anche il confronto diretto, le chiacchiere fra i colleghi, che fanno nascere idee e collaborazioni... ma si fa quel che si può.
Guardiamo al futuro allora. I fim di Cinemambiente hanno toccato tutti i tasti dell'ecosostenibilità: piogge acide, riduzione dei rifiuti, spreco alimentare, smog, energia, consumo di suolo... C'è un argomento rimasto inesplorato?
C'è, sì, e quest'anno abbiamo cominciato ad esplorarlo: ci sarà una sezione che si chiama “La casa di domani”, e raccoglie una serie di pellicole che prefigurano la società futura, raccontandoci come si potrebbe vivere un domani in un modo diverso da quello che conosciamo ora. Vivere o anche sopravvivere, perché se andiamo avanti così, il problema sarà davvero la sopravvivenza... Cinemambiente punta sempre a denunciare quello che succede nel mondo, ma è arrivato il momento di cominciare a proporre delle alternative. Ed è proprio ciò che cercano di fare i film che abbiamo selezionato. Modi di vivere diversi, dai rapporti sociali all'organizzazione del lavoro... Non sono documentari che annoiano, sono pur sempre film spettacolari – in uno di questi c'è Woody Allen – interessanti anche per il grande pubblico. Però la prospettiva è quella: indicare altre vie possibili.
Errori da evitare per giovani aspiranti registi impegnati che rischiano di fare film indigesti?
Il cinema ambientale negli ultimi anni è cresciuto molto dal punto di vista del linguaggio cinematografico, ma per molti anni è stato veramente terribile! C'era sempre questa voce fuori campo che spiegava le immagini... quanti di questi film sono stati propinati ai ragazzi nelle scuole? Invece oggi si lavora in modo molto diverso. Se si vuole far arrivare un messaggio bisogna far immedesimare lo spettatore nel personaggio, nella storia. Bisogna far dimenticare la telecamera allo spettatore, che deve avere l'impressione di essere lì con il protagonista. Anche nei documentari, che stanno davvero vivendo una nuova vita: è un settore frizzante che sta suscitando sempre più interesse nel pubblico. E il tema dell'ambiente è fra i più seguiti. Proprio l'altro giorno leggevo su La Stampa che fra le cose che preoccupano di più gli Italiani ci sono la meritocrazia calpestata e l'ambiente. E allora avanti, che il pubblico c'è!
Dimentichiamoci per un attimo i problemi di budget: se potesse scegliere una storia, commissionarla a un regista che la racconti e a un attore che la interpreti?
Sicuramente Leonardo Di Caprio come attore! Fra l'altro è un anche un grande ambientalista, quindi dico lui assolutamente. Oltretutto con uno così si potrebbe fare qualunque cosa. Alla regia vorrei Tarantino, che a me piace moltissimo. Sarebbe interessante vederlo parlare di ambiente. Magari in una cosa un po' alla The day after tomorrow... Una comunità che vive in una piccola isola del Pacifico, sommersa a causa dei cambiamenti climatici...
...Mr. Quentin?
Guarda anche la videointervista a Gaetano Capizzi di Eco dalle Città Visibili (2012)