Ilva, Legambiente Taranto: «Non è tempo di proroghe, ma di sanzioni»
«E’ urgente dar corso a quanto stabilito nel’AIA in materia di danno sanitario. Inoltre non vi sono ancora sanzioni nei confronti dell’azienda così come previsto dalla legge cosiddetta 'salva Ilva'». Legambiente dirà questo lunedì a Roma al Ministro dell’Ambiente Orlando
18 May, 2013
Lunedì prossimo Legambiente incontrerà, insieme ad altre associazioni tarantine, il Ministro Orlando a Roma. Nonostante la decisione di alcune associazioni di non partecipare all’incontro in segno di protesta per la convocazione a Roma invece che a Taranto, Legambiente ha deciso comunque di incontrare il Ministro per esporgli le gravi criticità che stanno riguardando la vicenda dell’AIA e della sua applicazione e che rischiano di far letteralmente “evaporare” il provvedimento di autorizzazione.
Al Ministro innanzitutto diremo che, di fronte alle accertate inadempienze dell’Ilva, evidenziate dalle relazioni dell’ISPRA e del Garante dell’AIA, non vi sono ancora sanzioni nei confronti dell’azienda, così come previsto dalla legge cosiddetta “salva Ilva”. Tutto ciò è inaccettabile! Legambiente chiede che quanto la legge prescrive sia immediatamente messo in atto sanzionando l’azienda.
L’Ilva, inoltre, ha chiesto numerose proroghe, anche rilevanti dal punto di vista dei tempi di adempimento di alcune importanti prescrizioni, che intervengono su aspetti particolarmente inquinanti della produzione, come – ad esempio -la prescrizione 6 relativa alla chiusura nastri e cadute di materiali sfusi che l’AIA imponeva entro gennaio 2013 e l’Ilva pospone al 2015 (!), o come la prescrizione 12 relativa alla nebulizzazione di acqua (fog cannon) al fine di ridurre le emissioni diffuse dei parchi minerali posposta ad ottobre del 2013 in luogo della prevista scadenza di ottobre 2012. Al Ministro diremo che riteniamo che Ministro Governo non possano e non debbano accettare queste richieste che rischiano di annacquare l’AIA sino a renderla – allo stato attuale - sostanzialmente inefficace. I tempi stabiliti per la realizzazione delle prescrizioni sono stati già oggetto di un serrato confronto tra il Governo, le istituzioni locali, gli organismi tecnici da una parte e l’Ilva dall’altra e sono stati dettati dall’emergenza ambientale e sanitaria esistente a Taranto. Concedere proroghe da parte del Governo significherebbe ancora una volta sacrificare la salute e la vita dei cittadini di Taranto alle esigenze dell’azienda.
A tale proposito, non ci risulta che - nei mesi trascorsi a partire dall’approvazione dell’AIA ad Ottobre 2012 – sia stato dato corso a quanto in essa previsto in materia di danno sanitario. Nella relazione del prof. Giorgio Assennato, Direttore Generale di Arpa Puglia, appena pubblicata sul sito di ARPA PUGLIA, relativa all’AIA e alla valutazione del danno sanitario, si evince chiaramente quanto da noi sostenuto da anni e cioè che la produzione autorizzata, otto milioni di tonnellate, non è compatibile con la salute dei cittadini di Taranto e segnatamente di quelli dei quartieri più vicini all’Ilva. Chiederemo pertanto al Ministro di acquisire la relazione e di procedere nei tempi più rapidi al riesame dell’AIA al fine autorizzare l’azienda ad una produzione che sia compatibile con l’esigenza di tutela della salute dei cittadini di Taranto.
Sappiamo, inoltre, che sta per essere portata all’esame del Parlamento una legge nazionale per la valutazione del danno sanitario che prevede una metodologia di valutazione estremamente meno protettiva di quella adottata dalla Regione Puglia nei confronti della popolazione esposta ad inquinamento ambientale. Chiederemo al Ministro che si adoperi per l’adozione, a livello nazionale, delle metodologie adottate dalla Regione Puglia.
Infine: entro il 31 gennaio 2013 dovevano essere chiusi i provvedimenti autorizzativi per quelle parti di impianto o attività dello stabilimento Ilva di Taranto che ancora ne sono prive e cioè le discariche, la gestione dei rifiuti e le acque. Allo stato siamo a conoscenza che i lavori del gruppo istruttore, per quello che riguarda le acque, sono fermi, mentre per le parti restanti i lavori procedono con estrema lentezza ed ancora non si conosce la bozza di parere istruttorio conclusivo. Siamo già a quattro mesi oltre i termini previsti. Riteniamo il fatto gravissimo e al Ministro chiederemo di assicurare nei tempi più rapidi la conclusione dei procedimenti.
A Roma insomma diremo al Ministro che il quadro fin qui esposto è di tale gravità che ci fa ritenere che nulla sia cambiato rispetto alla gestione dei rapporti con l’Ilva: questo è assolutamente intollerabile per la città ed è uno schiaffo a tutti coloro che, come noi, hanno creduto e continuano caparbiamente a credere nella possibilità di coesistenza tra l’Ilva e la città in un quadro di regole precise, stringenti e, soprattutto, rispettate e fatte rispettare.