Torino, arrivano in Comune le ragioni del no al parcheggio di corso Marconi
Il Comitato “Salviamo corso Marconi” ha presentato in Comune una petizione con oltre 1000 firme per dire no alla costruzione della rimessa interrata. "Non siamo contro il parcheggio, ma a favore della riqualificazione. Abbattere gli alberi per costruire un parcheggio sotterraneo sarebbe totalmente incoerente"
24 May, 2013
Silvia Caprioglio
Mentre tra le vie di San Salvario un fronte del Sì ha iniziato a muovere i primi passi, il Comitato “Salviamo corso Marconi”, forte di oltre mille firme presentate a Palazzo civico – nelle ultime settimane salite a ben 2500 –, ha esposto in occasione del Diritto di Tribuna le ragioni del No. Prima di tutte: l'inutilità di un parcheggio pertinenziale. “Nel quartiere mancano posti auto pubblici, non servono dei box privati; ce ne sono già molti invenduti”, sostiene Giancarlo Portis, presidente del comitato. “Inoltre i posti auto sarebbero solo per pochi; chi, con la crisi economica che stiamo vivendo, se lo potrà permettere?”, rincara Gabriella Sola. Che a San Salvario esista un problema parcheggi, anche legato ai flussi da movida, è innegabile, e proprio questo è un altro dei motivi di opposizione alla rimessa: i posti auto interrati, che da bando sono almeno 180, essendo pertinenziali non sarebbero accessibili a tutti, e in più, secondo il comitato, il programma di riqualificazione comunale comporterebbe la perdita di 300 posti in superficie. “Si pensi a tenere aperto la sera il parcheggio del V Padiglione, che chiude alle 19,30; col progetto di corso Marconi si consuma il territorio in modo irreversibile e senza rispondere a effettive esigenze dei cittadini. Anche la Circoscrizione 8 per ben due volte ha espresso la sua contrarietà”, continua Gabriella Sola.
Un altro capitolo riguarda poi la salvaguardia e sicurezza ambientale. Intanto, la questione degli alberi secolari lungo il corso: il progetto prevede l'abbattimento di 23 piante e lo spostamento di altre 28. In sostituzione, ne verrebbero poste altre in vasche di 3 metri per 1,5 metri di profondità, che non avrebbero più spazio sufficiente per svilupparsi in altezza, cambiando per sempre il volto del viale più antico della città. L’ingegnere Marino Bernardi, interpellato dal Comitato per avere un parere tecnico, ha inoltre rilevato alcune criticità. Secondo l'ingegnere, nello studio di fattibilità del Comune manca la relazione geologica obbligatoria e non è menzionata la presenza di edifici sensibili e lesionati lungo il fronte degli scavi, così come non viene citato il Castello del Valentino, a 100 metri dai lavori e non ancora sottoposto alla verifica sismica prevista dalla Protezione civile. Il quartiere, oltre a subire per almeno due anni lo stravolgimento della sua vita e delle attività economiche, sarebbe poi sottoposto a un innalzamento delle PM10 dovuto al rallentamento del flusso veicolare per tutta la durata del cantiere e a un aumento delle polveri pesanti per gli scavi. Infine, Bernardi rileva un rischio di intercettare le falde freatiche evidenziate durante i lavori per la metropolitana e gli eventuali piani inferiori ai 7,5 metri ricadrebbero al di sotto del livello di piena del Po, con conseguente pericolo di allagamento.
Il Comitato ha anche sollecitato un intervento dei Ministeri dei Trasporti e dell’Ambiente e, supportato da Italia Nostra, Legambiente Ecopolis e Pro Natura, della Soprintendenza ai Beni Architettonici e Paesaggistici. “Teniamo a sottolineare che non siamo contro il parcheggio, ma a favore della riqualificazione. Abbattere gli alberi per costruire un parcheggio sotterraneo sarebbe totalmente incoerente con un progetto di riqualificazione e abbellimento. Si può e si deve abbellire senza distruggere per creare una cosa che non serve”, chiosa Portis.
Leggi e commenta il post dell'EcoBlogger Giulio Gonella:
Parcheggio di corso Marconi: a cosa si dice di no?