Casco obbligatorio per i ciclisti e velocità più alte in autostrada: è bufera in Spagna
Il Governo di Rajoy rimette mano alle leggi sulla sicurezza stradale, e lo fa con due proposte che fanno saltare i nervi alle associazioni per la mobilità sostenibile: casco obbligatorio per tutti i ciclisti e 130 km/h in autostrada (ora è 120). Fra le novità anche le zone 30, ma non basta a fermare le polemiche
29 May, 2013
La Spagna di Rajoy si prepara alla riforma delle leggi sulla sicurezza stradale, da approvare entro l’anno, ma prima ancora della bozza ufficiale sono arrivate le polemiche: fra le proposte, casco obbligatorio per tutti i ciclisti e 10 km/h di velocità in più in autostrada, dai 120 ai 130 km/h, “almeno nei tratti più sicuri”. Due novità che non sono piaciute, né all’opposizione né alle associazioni dei ciclisti, che hanno già dato battaglia. Il perno attorno a cui ruota la proposta del casco, e che la Direttrice della DGT - Dirección General de Tráfico - María Seguí continua a ribadire, è questo: il 17% dei ciclisti coinvolti negli incidenti stradali ha riportato lesioni craniche che si sarebbero potute evitare se avessero indossato un casco. O se le automobili che li hanno colpiti avessero viaggiato a una velocità più bassa, per riassumere le posizioni dei ciclisti spagnoli.
“L’unica cosa che frena il casco è la voglia di andare in bici”
Le ragioni per cui le associazioni che si battono per la mobilità sostenibile dicono no al casco obbligatorio sono le stesse di cui tanto si è parlato anche in Italia: “L'obbligo del caschetto, a fronte di modestissimi vantaggi, ostacola lo sviluppo della mobilità in bicicletta, riduce fortemente il suo uso e quindi in realtà contribuisce all'insicurezza dei ciclisti” (Citiamo le posizioni del movimento #Salvaiciclisti e FIAB, vedi qui). Secondo le associazioni, l’imposizione del casco provoca un calo degli spostamenti in bicicletta. Non tanto fra gli utenti abituali – che spesso il casco già lo mettono di loro – ma fra quelli che non usano la bicicletta tutti i giorni e che a quel punto decidono di rinunciare. E alla spesa: i caschi da bicicletta modello base mediamente costano attorno ai 30 euro, prezzo che lievita ovviamente se si scelgono modelli più avanzati. Non si parla di cifre folli, è vero, ma si sa: siamo pigri. E se dobbiamo andare a comprare un casco obbligatorio per fare una cosa che obbligatoria non è, finisce che scegliamo di non farla. (Su questo argomento consigliamo la lettura di un bel post di Biciebasta).
Il coordinamento di difesa dei ciclisti urbani ConBici stima che la nuova misura porterebbe una riduzione del 30% sull’uso della bicicletta nel modal share cittadino, con uno spostamento verso i mezzi motorizzati, che provocherebbe gravi danni alla salute pubblica. E non farebbe che aumentare il numero di veicoli potenzialmente pericolosi in circolazione, con conseguente numero di incidenti. Incidenti che spesso il casco non può affatto evitare: 17 ciclisti su 100 hanno riportato lesioni che secondo la DGT il casco avrebbe evitato. Ma gli altri 83?
“Obligación” o “Promoción”?
Sulle possibilità che il provvedimento venga approvato la DGT e le associazioni hanno evidentemente posizioni molto diverse. “La imposición del casco ciclista tendrá que esperar” titola il comunicato diffuso da ConBici: l’imposizione del casco dovrà aspettare. Sì, perché tra qualche pasticcio sulle statistiche (“La maggior parte dei ciclisti” e “Il 17%” usati a volte come sinonimi) e correttivi diplomatici ad hoc (Promoción ripetuto più spesso di Obligación) la Direttrice della DGT è parsa un po’ in difficoltà durante la presentazione delle proposte di riforma davanti ai deputati. Con la sola esclusione del PP, tutte le altre sigle (PSOE, CiU, Izquierda Plural…) hanno espresso parecchi dubbi sull’obbligatorietà del casco, e l’ooposizione dura è arrivata anche dai Sindaci delle città più importanti di spagna, Madrid e Barcellona in testa. La DGT ne ha preso atto, e approfondirà la questione. Ma per ora nessun passo indietro. “Non ho alcun dubbio sull’efficacia del provvedimento e nessuna organizzazione ha potuto negare l’utilità del casco nella prevenzione degli incidenti” ha dichiarato la Direttrice. Chidssà che non venga in mente di metterlo anche ai pedoni…
Zone 30 e Zone 130…
Nonostante il caschetto da bici abbia monopolizzato l’attenzione di tutti, nella proposta di riforma ci sono altri due punti importanti, che riguardano entrambi i limiti di velocità su strada. Secondo la DGT, da una parte c’è da diminuire, fino ai 30 o addirittura ai 20 km/h: nelle zone molto frequentate da ciclisti e pedoni e soprattutto nelle strade urbane secondarie, dove si verifica il 75% degli incidenti. Una notizia che avrebbe conquistato le prime pagine se non fosse che ancora non è chiaro quante strade saranno interessate dal provvedimento. “En muchas de las calles de las ciudades” ha dichiarato infatti María Seguí. E di un “muchas” gli ambientalisti non si fidano ancora. E poi dall’altra parte c’è da alzare: il limite massimo di velocità in autostrada oggi è 120 km/h, dieci in meno che da noi in Italia. E infatti il Governo punta a recuperare terreno, e vuole portare la soglia a 130 “nei tratti autostradali più sicuri”. Un’idea che ha fatto inorridire le associazioni delle vittime degli incidenti della strada che hanno subito scritto una lettera aperta a Rajoy per chiedergli cosa gli fosse saltato in testa. (leggila) Difficile però che faccia marcia indietro.
Le linee principali della Riforma (DGT)