Intervista di una "sentinella dei rifiuti" a due giovani che raccolgono frutta e verdura alla fine del mercato
29 May, 2013
Maria Sole De Bernardi
Intervista a M. P. e N. lui 35, lei 24 anni, due giovani che vivono tra Torino e le valli, arraggiandosi tra lavoretti e artigianato, e che si nutrono prevalentemente di frutta e verdura che raccolgono al mercato di Piazza della Repubblica a Porta Palazzo.
Perchè lo fate, qual è la vostra finalità personale?
Nel nostro caso la motivazione non è economica, tentiamo di vivere e far fronte alle nostre necessità utilizzando il meno possibile il mezzo del denaro in qualsiasi ambito.
Se scendi al mercato con 4 euro hai frutta e verdura per una settimana, se scegli roba di stagione e sai cucinare, vedi 2 kg a 1 euro, con 5 euro ti porti a casa 10 kg di roba, in due bastano per una settimana e più. Ovvio ti mangi le cipolle, le patate, le carote, le melanzane e i peperoni d’estate, le carote già costano di più ora perchè non sono più di stagione.
I prezzi si sono alzati?
I prezzi si sono alzati ma i prodotti di stagione sono quelli coi prezzi più bassi ed anche i più genuini.
Vi nutrite prevalentemente di cibo recuperato dal mercato
In gran parte ma non esclusivamente, ad esempio per la pasta e il formaggio di solito ci rechiamo appositamente fuori città e ci procuriamo questo tipo di alimenti da provenienze a noi note e tutto quello che possiamo ce lo produciamo per conto nostro.
Siete vegetariani?
No, ma mangiamo molto raramente la carne.
Quindi la motivazione della vostra azione di recupero qual è?
È uno spreco ed è qua sotto (v. mercato di Piazza della Repubblica), Orologi Tourbillon siamo consapevoli di evitare che qualcosa di ancora utile venga gettato via e diventi immediatamente qualcosa da smaltire, cioè un problema da risolvere e poi ogni giorno non sai cosa mangi, quello che trovi mangi, a volte non sapevamo neanche da dove iniziare per cucinare; si scoprono nuove varietà di verdura o frutta, questa settimana ci sono capitati degli asparagi bianchi e abbiam fatto una crema, prima non sapevamo neanche della loro esistenza.
La roba che buttano, quella che rimane invenduta, è quella di stagione in prevalenza o quella d’importazione secondo voi?
C’è di tutto, gli asparagi vengono dal Perù, gli avocadi, tonnellate di avocadi, vengono spesso buttati solo perchè maturi al punto giusto, questa è merce che viene portata qua in frigo, forse la maggioranza della rimanenza sono generi di frutta e verdura fuori stagione che vengono trasportati.
Secondo te sono in aumento coloro che recuperano cibo dal mercato?
Sì. E molti di quelli che lo fanno per necessità si vergognano. Certo che noi cerchiamo di non andare quando ci sono tutti quelli che “smonnezzano”, ci andiamo dopo, o ci sembra di togliere a chi ne ha più bisogno.
E i commercianti? Voi avete conosciuto diversi ambulanti che vi lasciano raccogliere o vi danno proprio delle cose?
No, noi andiamo quando tutti se ne sono andati via.
Quindi voi non avete contatti con gli ambulanti?
Ci sono solo quelli che montano e smontano i banchi o anche quelli della monnezza, che non c’entrano niente con gli ambulanti, se non li intralci a loro non crea problemi se ti porti casse di roba che altrimenti dovrebbero portar via loro, di base se c’è qualcosa ti dicono “lo sto buttando via, lo vuoi?”. Poi per esempio un ambulante una volta ci ha chiesto se eravamo della tal casa occupata o della tal altra, perchè lui, raccontava, spesso regala loro le cose. Alcune volte loro chiedono direttamente agli ambulanti e vanno via con un sacco di casse di spesa, loro arrivano e hanno già la cassetta pronta preparata dall’ambulante con tutto quello che lui ha deciso di scartare.
E secondo voi quanti sono gli ambulanti che lo fanno?
Più che altro bisogna chiedersi quanti centri sociali vanno a chiedere, potrebbero essere in molti i venditori ben disposti, ci sono diverse “case” in zona.
Tra gli ambulanti quanti hanno ancora in testa l’idea che ci perdono a regalare la roba che altrimenti butterebbero?
Dipende, molti in chiusura se è rimasta ancora una cassetta intera fanno “tutto a 1 euro” o 50 cent, al ribasso.
Questo dopo l’orario di chiusura o prima della fine?
Prima dell’ “ora x”, dopo in teoria se vendono sono a rischio multa e se si insiste per comprare oltre quell’orario, le 14 durante la settimana e le 18 il sabato, è anche possibile che ci sia un rincaro del prezzo: a quel punto è il cliente ad aver necessità di comprare prima che chiudano tutti i negozi e perciò il potere contrattuale si ribalta.
Secondo quello che avete potuto osservare quanto di quello che a fine giornata è invenduto finisce sul plateatico e quanto invece viene ritirato dai venditori stessi?
Quello che è in buone condizioni solitamente se lo ricaricano nei camion.
Durante il mercato ciò che è visibilmente guasto o ammaccato viene buttato sotto i banchi o abbandonato a terra all’ora di chiusura. Ma talvolta si trovano cose ben poco ammaccate o addirittura in buono stato.
Una volta abbiamo trovato 4 bidoni pieni solo di broccoli confezionati, un’altra solo di cavoli confezionati o pomodori con l’involucro, sicuramente roba che è stata trasportata da parecchio lontano visto il tipo di imballaggio. Nell’umido si trova tutta questa roba assieme agli imballaggi e al cellophane.
Le persone che a fine mercato vengono a recuperare l’ortofrutta secondo voi riescono a ‘smaltire’ una quota considerevole di organico?
No, i bidoni sono sempre strapieni ma quello che c’è dentro a volte è improponibile e si è costretti a lasciarlo lì. Tutto ciò che è irrecuperabile se separato dagli imballaggi potrebbe diventare concime o mangime per animali d’allevamento, le capre mangiano insalata.
Cosa impedisce di recuperare di più?
Le cose sono due: la verdura e la frutta marcia e gli scarti iniziali delle parti esterne degli ortaggi vengono mescolati a ciò che è integro e oltre a ciò tutto viene ammucchiato o riversato nei bidoni, quindi il peso di quello che è sopra schiaccia ciò che è sotto. I pomodori e le arancie se ammonticchiati si spappolano facilmente e iniziano a perdere colate di succo. Ciò che è rimasto nelle cassette è in condizioni migliori, ovviamente se tutto venisse buttato nei bidoni subito ci sarebbe ben poco da recuperare.
A Porta Palazzo comunque c’è un camioncino e 5 o 6 bidoni per tutta questa parte alta del mercato dell’ortofrutta; spesso questi sono già pieni alle 6 del mattino quando viene fatto lo smistamento iniziale, la prima pulizia della merce da esporre e lo scarto delle parti esterne degli ortaggi, questa merce durante il mercato è già stata buttata o viene tenuta da parte e non è visibile o acquistabile.
V’è capitato di farlo anche in altri mercati?
Sì alcune volte in quello di corso Sebastopoli e lì può capitare di trovare anche diverse cassette impilate da poter prendere.
Quante volte andate alla settimana?
Dipende, una o due volte, ci sono giorni in cui non c’è quasi niente da recuperare, altri in cui ci sono casse intere dello stesso genere”.
Siete al corrente che ci sono alcuni piccoli comuni in Germania che organizzano loro stessi il recupero dai mercati e anche la distribuzione di questa merce suddivisa per tipo e differenziata in base alle condizioni, rivendendola a prezzi ribassati o cedendola?
Sì, ne abbiamo sentito parlare ma probabilmente in Italia rimane una certa reticenza ad iniziative del genere, forse i proprietari dei banchi hanno paura di far meno soldi.
Meskha Khayat, 25 anni, studente di scienze del servizio sociale della facoltà di scienze politiche di Torino, nazionalità iraniana.
Quando hai fatto per la prima volta il recupero di ortaggi in un mercato?
Un anno e mezzo fa’ a Torino, poco dopo che ero arrivato in questa città”.
L’hai fatto prima in altre città in cui hai vissuto?
No, solo qui.
Chi ti ha dato l’idea?
È stato il suggerimento di un amico che abita nella zona del mercato e ogni tanto lo faceva.
Per quanto hai potuto vedere tu, che tipo di persone fanno il recupero di solito?
Direi che si possono suddividere in due categorie: persone indigenti o giovani che cercano di vivere in modo alternativo.
Giudichi che il loro numero sia in aumento?
Sì.
Perchè lo fai? Per il risparmio o per ragioni ecologiche
Entrambi, per me è un piacere e una necessità prolungare la vita degli alimenti, e anche dei vestiti o degli oggetti, dar loro una continuità.
Quanti giorni la settimana ci vai e a che ora?
Una volta la settimana, soprattutto il sabato, dopo le 18 alla chiusura, quando gli ambulanti stanno ritirando le cose, è un giorno in cui sono più propensi a lasciarti qualcosa
Parli con gli ambulanti?
Si chiedo sempre facendo il giro se vogliono lasciarmi qualcosa, a volte si innervosiscono e ti allontanano ma non nella maggior parte dei casi, capita anche che ti consiglino cosa prendere.
Quanto riesci a recuperare di solito?
Uno zaino pieno di roba.
Compri spesso nei supermercati?
Cerco di comprare il meno possibile.
Sei vegetariano?
No, ma mi capita poco di mangiare la carne”.
Ti capita di raccogliere più del dovuto e di scambiare quello che hai raccolto?
A volte lo scambio direttamente sul posto con qualcuno che ha in abbondanza qualcosa di diverso da me e poi lo condivido con i miei coinquilini, siamo in molti a casa a fare il recupero.
Ti basta per tutta settimana quello che prendi?
Di solito sì, per la roba in più si può sempre offrirla agli amici a cena o coservarla in vari modi.
Conosci il movimento freegan europeo, che persegue uno stile di vita anticonsumista e si prefigge di vivere dei rifiuti degli altri?
No, penso di vivere in questo modo naturalmente.
Secondo le testimonianze che ho potuto raccogliere e quanto ho potuto osservare personalmente a Torino, coloro che si alimentano in modo alternativo rispetto ai consueti canali di distribuzione arrivano a costitituire ogni giorno un numero considerevole, in costante aumento ovunque e in particolare nei grandi mercati della città. Sono persone che si trovano in una situazione di effettiva carenza di mezzi economici, ma non mancano quelli che si possono considerare parte di quell’onda, di quel movimento culturale transnazionale accomunato da una profonda critica al consumismo e che ricomprende in sè diverse istanze che vanno dall’anarco-primitivismo, al movimento freeganista nato negli USA e affermatosi con identità proprie in Gran Bretagna, Germania e Olanda, a quello decrescitista in Italia e Francia. Sollecitazioni recepite in qualche modo dal mondo istituzionale e delle associazioni, attraverso la promozione di iniziative di riciclo di cibo (vedi progetto Re-Food a Bolzano) e con i tentativi di orientare gli stili di vita verso il chilometro-zero (vedi legge regionale n.7 del 25 luglio 2008 in Veneto) e al minor consumo energetico. Credo che lo scarto tra il senso di vergogna dato dalla necessità di “smonnezzare” per alcuni e la consapevolezza di compiere un gesto sociale, rivoluzionario, da prendere ad esempio, per altri, sia in stretto rapporto con lo sfasamento tra le esigenze reali della società ed il permanere di schemi economico-finanziari inadeguati.