Ilva, Rapporto danno sanitario dell’Arpa Puglia. L’intervento di Agostino di Ciaula
Agostino di Ciaula, medico Isde Puglia: «Va detto che quella contenuta nel rapporto di ARPA è solo una parte della verità. Il rapporto prende in considerazione i rischi tumorali legati alla sola inalazione di quelle sostanze. Ciò che il documento ARPA non dice è che purtroppo quegli inquinanti sono cancerogeni anche e soprattutto per ingestione»
31 May, 2013
L’ARPA Puglia ha diffuso oggi il primo “rapporto sulla valutazione del danno sanitario” causato dall’inquinamento di Taranto, con il quale si confrontano i danni attuali con quelli che si avranno se e quando la famigerata AIA di Clini, quella tanto desiderata e tanto voluta, quella che dovrebbe “conciliare” “salute” ed “esigenze produttive”, verrà applicata.
La lettura del rapporto è sconvolgente e rende perfettamente l’idea di come si sia potuto ancora una volta, spudoratamente, sacrificare vite umane sull’altare del profitto privato e far passare questo scempio per un’operazione salvifica.
Si legge che ci saranno riduzioni delle emissioni in atmosfera (al 2016) comprese tra il 2% e, al massimo, il 43%, a seconda dei vari inquinanti. Nel 2016 saranno emessi ancora, nonostante i "provvedimenti migliorativi" dell’AIA (se mai verrà applicata), 69.2 Kg/anno di benzo(a)pirene (concentrazione che consentirà probabilmente alla Puglia di mantenere il primato nazionale, forse europeo, di emissioni di questa sostanza cancerogena) , 1273 Kg/anno di cadmio, 22 g/anno di diossine, 46 g/anno di PCB e tanto altro. Nel caso dei PCB ci sarà un “incremento di concentrazione al suolo”. Nel caso del piombo non ci sarà nessuna differenza prima e dopo l’applicazione dell’AIA, con buona pace dei tumori e dei disturbi cognitivi dei bambini. Nel caso del Nichel, del cromo e del benzene, noti agenti cancerogeni, l’emissione in atmosfera sarà addirittura aumentata, dopo l’applicazione dell’AIA, di circa il 15%.
Secondo il rapporto, ora rischia di avere un tumore (solo per l’inalazione degli inquinanti) una popolazione di 22.500 residenti a Taranto, dopo l’AIA rischiano “solo” 12.000 residenti.
Va detto che quella contenuta nel rapporto di ARPA è solo una parte della verità.
Il rapporto prende in considerazione i rischi tumorali legati alla sola inalazione di quelle sostanze. Ciò che il documento ARPA non dice è che purtroppo quegli inquinanti sono cancerogeni anche e soprattutto per ingestione, perché la maggior parte di loro entrano nella catena alimentare (dove restano per secoli) e vengono introdotti con il cibo, passano la barriera placentare e vengono trasmessi al feto, entrano nel latte materno e vengono “somministrati” ai neonati.
Questo danno non viene menzionato né quantificato dal rapporto ARPA.
Il rapporto ARPA considera “solo” i danni tumorali causati durante la vita di soggetti esposti a inalazione degli inquinanti. Quello che il rapporto ARPA non dice è che purtroppo il passaggio di inquinanti attraverso la placenta determina, come è ben noto, “riprogrammazione” fetale e causa l’insorgenza sia di varie malattie non neoplastiche che di tumori per le due generazioni successive a quella delle madri esposte durante la gravidanza.
Il rapporto ARPA, basandosi su concentrazioni di inquinanti reali e simulate, calcola i rischi che quelle concentrazioni causano in soggetti adulti. Non calcola che la stessa concentrazione può essere decine di volte più pericolosa per bambini con una superficie corporea di molto inferiore a quella degli adulti, anche perché colpisce organismi in fase di crescita.
Andrebbero dette tante altre cose ma la principale è che continuare ad affermare che l’AIA, se applicata, sarà un bene per i tarantini è insulto, menzogna, ipocrisia.
I tarantini continueranno ad ammalarsi e a morire con o senza AIA fino a quando ci sarà il capobastone di turno a difendere e giustificare ILVA, CEMENTIR, APPIA Energy, ENIPOWER, ENI, EDISON e compagnia.
Tutto questo non è più tollerabile. Una società e una politica che non siano in grado di tutelare salute e benessere di adulti e bambini non può definirsi civile.
Non si può chiedere ai medici di continuare ad affannarsi per mettere pezze alle numerose falle aperte da miserabili mercenari, né si può chiedere ai tarantini di continuare a subire tutto questo.
Si imponga una volta per tutte il primato della vita su quello del denaro e del potere. I tarantini hanno spalle forti e riuscirebbero a sopravvivere alla chiusura dell’ILVA. Di certo non si può affermare il contrario.