Roma, legge popolare Rifiuti Zero. Piras: «Raggiunte le 50.000 firme ma le triplicheremo»
Raggiunto l'obiettivo minimo dei promotori della legge Rifiuti Zero. Inoltre il punto su raccolta differenziata porta a porta e tariffa puntuale nei piccoli, medi e grandi comuni. Richiamati alla responsabilità gli imprenditori che producono «beni non riciclabili e non compostabili». Il resoconto di Eco dalle Citta. Interventi di Piras, Ercolini, Tornavacca, Rossi, Ricci e Pavan
03 June, 2013
Sabato 1 giugno, nel quartiere di San Lorenzo a Roma, si è svolto l'incontro nazionale dei promotori della legge Rifiuti Zero. Massimo Piras, della segreteria operativa nazionale della omonima legge, ha annunciato il risultato delle 50.000 firme raccolte in tutta Italia. Anche se è stato raggiunto l’obiettivo minimo per presentare la legge di iniziativa popolare “Rifiuti zero” è un numero che però - ha detto Piras - «vogliamo triplicare nei prossimi mesi».
Questa legge punta a integrare e a modificare molti articoli del Testo Unico Ambientale, con l’obiettivo di migliorare la gestione dei rifiuti in Italia. Inoltre - ha continuato Piras - «si punta far risaltare i cinque temi green descritti nell’articolo 1 (sostenibilità, ambiente, salute, partecipazione e lavoro)». Quest’ultimo tema molto caro a Piras: «Con la raccolta differenziata porta a porta si punta ad attivare un ciclo economico 12 volte più grande di quello attuale (c’è chi dice anche 20 volte), corrispondenti a circa 500 mila posti di lavoro».
Rossano Ercolini, del Centro Rifiuti Zero di Capannori, ha sottolineato il tema della responsabilità estesa del produttore al fine di ridurre i rifiuti dell’indifferenziato. Per Ercolini sono tre le grandi famiglie dell’indifferenziato: i rifiuti derivati dalla cattiva intercettazione (in particolare l’umido delle utenze non domestiche come mense e risostaranti), i potenziali rifiuti riparabili (beni che ad esempio i centri di riuso e di riutilizzo potranno salvare), e infine, i rifiuti “non riciclabili e compostabili” (errori di progettazione delle varie multinazionali i cui costi di smaltimento in discarica sono a carico delle amministrazioni comunali. «Si pensi alle cialde di caffè – ha detto Ercolini –anche qualora ogni cittadino procedesse alla difficile separazione della cialda dal fondo del caffè, per il Conai questi beni sarebbero considerati comunque come impurità perchè non sono riconosciuti come imballaggi». Noi tutti dobbiamo richiamare alla responsabilità estesa questi gruppi di produttori.
Attilio Tornavacca direttore Esper, ha messo in risalto la necessità per i piccoli, medi e grandi comuni di introdurre non solo una differenziata del tipo “porta a porta” ma anche la tariffazione puntuale «al fine di rendere più equo il costo del servizio alle diverse utenze ed in particolare per le utenze non domestiche. I risultati già ottenuti nelle realtà italiane che hanno già applicato la tariffazione puntuale (anche Comuni di grande dimensione come Capannori e Trento che hanno operato tale trasformazione con il supporto tecnico della ESPER) dimostrano che attraverso l’applicazione della tariffazione puntuale si riesce anche ad ottimizzare i servizi di raccolta e ridurre i costi di raccolta».
Raphael Rossi, presidente della Iren Emilia, ha manifestato il proprio intento di far aggiungere la città di Parma alla top list delle città italiane «più virtuose in materia di tariffazione puntuale».
«La sperimentazione - ha detto Rossi - è già partita e ha riguardato alcune zone. Ci sono già i primi risultati che ho citato due giorni fa a Capannori. Abbiamo messo appunto dei sistemi incentivanti che premieranno gli utenti più virtuosi. Non ci saranno più bidoni semivuoti per strada».
Altri apprezzamenti sulla tariffazione puntuale e sulle maggiori opportunità di lavoro che derivano dalla raccolta differenziata sono giunte dalle esperienze di Marco Ricci, della scuola agraria del Parco di Monza, che ha domandato all'assemblea provocatoriamente: «E’ giusto far pagare la quota dei costi relativi alla raccolta del verde pubblico anche a quei cittadini che non hanno dei giardini? La tariffazione puntuale ad esempio potrebbe evitare (o almeno ridurre) questa distorsione economica. La raccolta porta a porta genera un abbattimento dei costi di smaltimento che sono in parte reinvestiti nella maggiore occupazione».
Anche Andrea Pavan della cooperativa Erica ha sottolineato le ricadute positive generate «dall’aumento dell’occupazione, derivate dalla diminuzione dei costi generali del servizio, ricordando in particolare le esperienze del comune di Asti e del comune di Alba».