Massimo Piras ("Zero Waste"): "Con Porta a Porta e filiera dei rifiuti corta 300 mila posti di lavoro"
Il segretario della campagna "Legge Rifiuti Zero" ci svela lo stato dell'arte dell'iniziativa: raggiunte e superate le 50 mila firme, ora è il momento dell'accelerata sul piano tecnico e organizzativo di tutto il progetto
04 June, 2013
Sabato il comitato Legge rifiuti Zero ha vissuto una giornata campale con il convegno “Legge Rifiuti zero: finalità, obbiettivi e tecnologie per la vera sostenibilità”, seguito nel pomeriggio dalla terza assemblea nazionale promossa dai sostenitori dell’iniziativa. Si è discusso un po’ a 360 gradi della proposta di legge, cercando di venire a capo su quei punti sconosciuti ai più e che magari necessitavano un ulteriore spazio di confronto. Ma qual è ora lo stato dell’arte del progetto? Ce lo racconta Massimo Piras della segreteria Nazionale di “Zero Waste”.
Piras, a che punto siamo? Quali spunti dalla giornata di sabato?
Quella di sabato è stata una giornata importante, soprattutto utile perché si è fatto il punto della situazione entrando anche nel merito delle questioni tecniche imprescindibili per la nostra campagna. Grazie anche a un Report di dati specifici, si è entrati nel mero dettaglio tecnologico per quanto concerne il trattamento e il frazionamento del “secco” e “dell’organico”, e inoltre si sono gettate le basi per dare una ulteriore accelerata all’iniziativa, che ormai conta dalla sua parte già 51-52 mila firme. Il prossimo step sarà un “firma-day”, che vogliamo programmare per il 29-30 giugno prossimi.
Nella proposta si fa preciso riferimento ai rifiuti come volano occupazionale. Gli enti locali e le partecipate però hanno pochi euro da investire. Come se ne esce?
In realtà quello economico è un problema risolvibilissimo. Certo il sistema attuale va rivoluzionato. Con una nuova modalità di raccolta e trattamento dei rifiuti, studi dimostrano che potremmo ricavare oltre 300 mila posti di lavoro da qui al 2020. Secondo i nostri calcoli, si può arrivare anche a 450 mila. Partiamo dal “porta a porta”: esso non richiede grossi investimenti tecnologici. Se poi si va ad accorciare tutta la filiera, ci si può accorgere che dei soldi che si spendono ora sul servizio se ne risparmierebbero tanti, forse più della metà. Poi il nostro testo spinge molto sul rifiuto da far tornare sul mercato come prodotto: le materie prime di materiali riciclati costano spesso fino a 11 volte meno. In più, nell’art.18 noi proponiamo una tassa sul vuoto a perdere: se cominciamo a far cambiare registro anche alle imprese, i rifiuti possono diventare una miniera d’oro. E sfornare migliaia di posti di lavoro da subito.
Ma anche in aree come quella di Roma?
Ma che su Roma non ci siano risorse per invertire la rotta è tutto da dimostrare. Ci sono 60 milioni che sono stati investiti soltanto parzialmente e male. Poi, c’è l’annosa problema dei proventi della tassa ambientale: se i soldi che entrano vengono spesi soltanto per strade, ristrutturazioni edilizie o altro, ovvio che il tutto si complica. Quindi sarebbe il caso che quei soldi venissero reinvestiti nel ciclo dei rifiuti, per inquinare e sprecare meno e per dare più lavoro.
Nella Legge c’è anche la volontà di inserire una responsabilità, sia penale che civile, per chi non rispetta le regole…
Esatto. E anche risarcitoria. Specie a livello industriale, chi commette reati ambientali in tema di rifiuti oggi spesso la fa franca e tutto passa troppo in cavalleria. Noi vogliamo l’aggravante del danno ambientale, e chi commette certi tipi di reati deve essere chiamato a risarcire la comunità.
Infine la politica. Voi vi state muovendo per iniziativa popolare, ma la vostra proposta non sarebbe potuta venir fuori dal Parlamento?
No. Altrimenti sarebbe già accaduto. Sappiamo tutti come si muove la politica, ciò che sta bene a uno non sta bene all’altro. Noi abbiamo preferito muoverci al di fuori delle maglie della politica, coinvolgendo la partecipazione cittadina, senza dare “colore” alla campagna. Poi ora, da destra a sinistra, passando anche per il Movimento 5 Stelle, c’è chi sostiene l’iniziativa anche tra i parlamentari e gli amministratori locali. Poi certo, se il testo potrà approdare in Parlamento, non è detto che non possa essere emendato. Ma ci sono meccanismi da cambiare completamente, penso soltanto al Conai e a quanto paga poco per incentivare i Comuni al riciclo. Quindi non abbiamo voluto mischiare troppo con la politica una proposta che è prima che di diritto di civiltà.
1 commenti
Scrivi un commentoSalvatore
05.06.2013 10:06
Sarebbe importante pubblicare interamente la proposta o, se già fatto, pubblicizzare il sito con maggior efficacia,informare sui luoghi o i mezzi per aderire, insomma maggior visibilità. Sono con voi.