Conversano (Bari): scatta il sequestro dei pozzi vicini alla discarica
Sequestrati dalla Procura i 3 pozzi vicini alle vasche di soccorso della discarica Martucci di Conversano. Le analisi hanno confermato l’inquinamento della falda. Lo aveva ipotizzato 23 anni fa Pietro Santamaria e denunciato un anno fa il comitato Riprendiamoci il Futuro. Legambiente Puglia: “Si riunisca ora l’Osservatorio Rifiuti”
02 July, 2013
«E se un giorno, scoprissimo che l’acqua della falda è inquinata? Chi l’ha mai controllata?... » E’ questo l’incipit di un editoriale dal titolo «Dubbio velenoso» scritto da Pietro Santamaria sul n. 31 di «Realtà nuove» nel maggio del 1990, 23 anni fa. E lo aveva denunciato più di un anno il comitato RIF (Riprendiamoci Il Futuro) del sud est barese con la nota «Rifiuti nei terreni e rifiuto dei pozzi» qui pubblicata.
Ieri la conferma da parte della Procura: "Le analisi effettuate - si legge nella nota - hanno evidenziato il superamento delle concentrazioni soglia di contaminazione per ferro, manganese e piombo".
I Carabinieri del Noe e della Guardia Costiera hanno dunque sottoposto a sequestro preventivo anche i 3 pozzi vicini alle vasche di soccorso della discarica Martucci di Conversano. Il provvedimento è stato emesso dal Tribunale di Bari per disastro ambientale. La discarica che avrebbe causato la contaminazione invece è sotto sequestro senza facoltà d'uso da aprile.
Per Legambiente Puglia « l’inquinamento della falda adesso è un rischio concreto. Ribadiamo la nostra richiesta alla Regione Puglia affinché venga convocato l’Osservatorio Rifiuti per monitorare la corretta gestione del ciclo dei rifiuti in Puglia».
«Alla luce del sequestro dei tre pozzi Laera, P2 e Fillom Valle – ha dichiarato il presidente di Legambiente Puglia Francesco Tarantini, all’indomani dell’operazione dei carabinieri del Noe - disposto dalla Procura di Bari sembra oggi quanto mai concreto ed attuale il rischio di una contaminazione della falda acquifera e dei terreni coltivati che insistono in Contrada Martucci. Siamo fortemente preoccupati per le possibili conseguenze negative sulla salute umana e sulla filiera agroalimentare, senza contare i relativi danni per l’economia locale».