Cibo "scaduto": in Svezia lo mangiano 8 su 10. Da noi sono in 2,7
“Pensate che sia sicuro consumare prodotti alimentari dopo la data di scadenza indicata sull'etichetta?” Risponde sì l'81% degli Svedesi, il 75% dei Finlandesi e il 74% dei Francesi. In Italia appena il 27%. Percentuali più basse solo in Romania, Bulgaria e Ungheria. Da cosa dipende uno scarto simile?
09 July, 2013
Gli alimenti impacchettati si possono ancora mangiare dopo la data di scadenza? L’ha chiesto la Commissione Europea a più di 25.000 cittadini di tutti i Paesi membri, all’interno di un sondaggio apparentemente c’entrava poco: tutte le domande che precedevano questa chiedevano agli intervistati di valutare l’affidabilità delle aziende che si dichiarano green, e l’effettiva sostenibilità dei prodotti ecologici – o presunti tali – che si trovano sul mercato. E questo è un elemento da tenere presente. Chissà se i risultati sarebbero stati diversi se la stessa domanda fosse stata posta in un contesto diverso, per esempio in un sondaggio sulla la riduzione degli sprechi alimentari...
In ogni caso, lo scarto fra i vari Paesi nelle risposte date è impressionante. Alla domanda “Pensate che sia sicuro consumare prodotti alimentari dopo la data di scadenza indicata sull'etichetta?” hanno riposto Sì:
- Il 14% dei Romeni
- Il 22% dei Bulgari.
- Il 26% degli Ungheresi.
- Il 27% degli Italiani.
- II 27% dei Polacchi.
- Il 29% dei Greci.
- Il 36% dei Portoghesi.
- Il 42% degli Spagnoli.
- Il 47% degli Estoni.
- Il 47% dei Danesi.
- Il 50% degli Sloveni.
- il 51% dei Lettoni.
- Il 65% dei Tedeschi.
- Il 69% dei Lussemburghesi.
- Il 73% di Belgi e Olandesi.
- Il 74% dei Francesi.
- Il 75% dei Finlandesi.
- L’81% degli Svedesi.
Che lettura si può dare a questo risultato? E’ vero, la domanda necessiterebbe di qualche articolazione in più: di quali alimenti stiamo parlando? Un mucchio di persone mangiano lo yogurt scaduto la settimana prima. A nessuno verrebbe in mente di fare lo stesso con un branzino. Ma al di là delle sottigliezze, uno scarto di 70 punti percentuali fra un Paese e l’altro sull'argomento è quantomeno curioso.
Proviamo ad analizzare la classifica. Il primo, banale elemento che salta all'occhio è quello economico: i più "schizzinosi" in fatto di cibo oltre la scadenza sembrerebbero proprio i Paesi che soffrono di più per le difficoltà economiche. Un controsenso? Apparentemente sì, ma è anche vero che in fatto di riduzione dei rifiuti e degli sprechi, sono sempre stati i Paesi del Nord i più ricettivi. A un maggior benessere economico corrisponde quindi maggior cultura, maggior interesse per l'educazione ambientale e dunque maggior consapevolezza sugli sprechi alimentari. Anche quelli apparentemente dettati dalla legge.
In seconda battuta, potrebbe esserci la questione climatica: può sembrare una sciocchezza - e in parte forse lo è! - ma la percezione del deterioramento degli alimenti è molto, molto diversa se fuori dalla finestra ci sono venticinque gradi o meno venticinque...
Infine, analizzando il dato nel contesto del sondaggio, si nota come i Paesi dell'Est e dell'Area Balcanica siano i più pessimisti quando si tratta di valutare le (auto)dichiarazioni di sostenibilità delle aziende. Dietro all'86% di Romeni che non mangerebbero un alimento passata la data di scadenza c'è forse più la diffidenza (l'esperienza?) che la scarsa sensibilizzazione ambientale...
E voi cosa ne pensate?
10 commenti
Scrivi un commentopaolo
10.12.2014 10:12
credo che abbia ragione frengo, io vivo vicino a Rimini dove la presenza di scandinavi è forte. molte donne svedesi che vivono qui dicono che qui il cibo è piu sano e si fa attenzione alla qualita organica non alla marca ecc.ad es la sofisticazione dei prodotti all' estero non ha eguali , il vino in polvere spacciato come italiano o francese, il formaggio che non esiste "cambozola"tutti i prodotti similitaliani, con bandiera tricolore e nome italiano, come pasta turelli(colla) o moda " ferarri" ed altre centinaia di firme contraffatte , parlate con una di queste donne e saprete la verità sulla serietà del rispetto dei nomi delle ditte, nessuno dice nulla ma è una truffa legalizzata ai danni di italia e francia
frengo
10.12.2014 10:12
non è come dice il post iniziale che c'è piu consapevolezza, le statistiche mondiali indicano proprio la svezia come paese dello spreco alimentare,(vedi aiuti di cibo al terzo mondo) io vivo in italia ma per ragioni famigliari da 40 anni vado spesso in svezia in famiglia non come turista. i perchè principali sono 3 : 1° non c'è cultura del mangiare un panino scaduto o una pizza fresca è uguale- 2° i prodotti nei supermarket a parte i nomi prestigiosi sono scadenti e non si sa di cosa siano fatti ex 250 gr di un formaggio simile a un fontal 10 corone = 1 eoro cosa sarà? 3 in svezia si e no il 10% delle famiglie arriva alla fine del mese= tanti presi tanti spesi.tenete presente cge non tutto quello che brilla è oro,ma noi italiani viviamo di miti e tutto quello che viene dalla cultura nordica o anglosassone è ottimo.pensiamo sempre di essere peggiori in tutto.ve lo dice uno che ha dovuto cambiare idea , saluti.
Nicoletta
20.11.2013 18:11
In famiglia, da sempre consumiamo prodotti scaduti; ritengo che l'importante sia essere sempre vigili; annusare e assaggiare sempre! Faccio pulizie e vedo cose che voi umani... Ho recuperato alimenti anche dalle pattumiere, compreso un vassoio di bresaola sigillato. Ci abbiamo mangiato in tre e siamo ancora qui. Anche con i farmaci idem. Questi ci marciano
Wellbeing
02.09.2013 14:09
Condivido, o perlomeno leggo con interesse, le osservazioni lette nell'articolo e nei commenti. Credo che nel Nord Europa, dove le differenze tra tenore di vita tra ricchi e poveri sono meno marcate, venga meno l'ansia di fare bella figura,e un certo culto dell'apparenza, comune in Italia e in Grecia (per gestire le Olimpiadi, ad esempio, i Greci si sono indebitati al di sopra dei propri mezzi). Inoltre in Italia il fascismo ha fatto del disprezzo per i deboli un valore etico, e nei periodi di crisi le discriminazioni aumentano.
Debora
29.08.2013 14:08
Credo che nei paesi del Nord europa i cittadini siano solo piu' istruiti e sappiano "da soli " quando alcuni cibi non vanno mangiati senza guardare la data di scadenza... L'ignoranza (0paura) porta a fare molti sprechi!
Michele
12.07.2013 09:07
Secondo me, gioca un ruolo fondamentale la "fiducia del consumatore", nel senso che, come in altri settori i paesi nordici sono tra i più legali e gli stessi cittadini sono rispettosi dell'ambiente e del prossimo e anche le normative sono più severe. Ad esempio in un paese nordico (ora non ricordo dove) per circa 30 euro al mese acquisti una connessione Wi-Fi da utilizzare in tutta la nazione e le connessioni max sono 3/5 per abbonamento, che possono essere usate dall'intera famiglia. In quel paese, nessuno si sognerebbe (in Italia lo faremmo tutti) di condividere il proprio abbonamento con altre persone (amici/vicini di casa/conoscenti/sconosciuti) e così dividere la spesa in più persone. Questa si chiama serietà!Cosa c'entra con il cibo? Secondo me, noi Italiani, non ci fidiamo e le recenti inchieste (pesce re-inscatolato dopo la scadenza) lo dimostrano. Quindi, quando leggiamo la scadenza pensiamo: scade il 10 agosto...se... sicuramente scade prima! Purtroppo abbiamo poca fiducia nel prossimo e soprattutto nelle autorità preposte ai controlli...
Patrizia
10.07.2013 09:07
La mia famiglia rispecchia perfettamente le diverse percentuali emerse dallo studio, sebbene sia io che mio marito cerchiamo di comprare prodotti con data di scadenza la più in là possibile. E comunque bisogna usare il buon senso: innanzitutto valutando con obiettività lo stato di qualitò di un prodotto, il come è stato conservato e prima ancora distinguere tra "consumare entro" e "consumare preferibilmente entro" una certa data. Spesso e volentieri, difatti, i prodotti scaduti hanno perso o ridotto le proprie qualità organolettiche ma non per questo fanno male. Credo, quindi, che sia soprattutto una questione di buon senso e di necessità di maggiore informazione.
Flavio
10.07.2013 08:07
E' vero quello che dite. Ricordo un articolo che lessi qualche anno fa sui supermercati che buttavano via ciboa ncora prima della scadenza perché dovevano fare spazio alle forniture in arrivo. però mi chiedo anche se i cibi freschi imballati (verdura, frutta etcetera)non siano già talmente zeppi di schifezze da rendere pericoloso mangiarli dopo la scadenza. che interesse ha un'azienda produttrice a buttare via del cibo? nessuno. e allora non è che mettono dei conservanti che "tengono in vita" un prodotto che di suo sarebbe già invece bello andato? A me è successo di vedere buste di insalata già confezionata che sembrava marcia ben prima della scadenza.
Stefano
10.07.2013 08:07
Penso che siamo tra i più paurosi - come in tante altre cose - perché siamo tra i popoli più irrazionali. Tant'è che siamo da record nello sperperare miliardi nei Gratta e Vinci ed affini. Se si è razionali, non si può ignorare che oggi tutti i cibi industriali hanno delle scadenze imposte per legge, che sono quasi sempre molto precauzionalmente anticipate rispetto all'effettivo deterioramento del prodotto.
Insomma, come spesso accade i nord-europei mostrano più zucca di noi :-)
rosadina
10.07.2013 05:07
Credo che per l'Italia giochi un ruolo importante la mentalità legata da un lato ad una cultura enogastronomica largamente diffusa e dall'altro ad una sostanziale diffidenza generata dalla conoscenza delle potenzialità del genio italico dell'arte di arrangiarsi. Certo che scandali anche lontani come il vino al metanolo o la mucca pazza o più vicini come quello delle mozzarelle blu pesano sulla memoria del consumatore italiano...
roberta