La fermata del bus sulla ciclabile fa infuriare i ciclisti. Provocazione del Bike Pride: "Non votate il Bici Plan"
È con un provocatorio appello ai consiglieri comunali a non votare il Bici Plan che le associazioni dei ciclisti urbani reagiscono ad una serie di "lavori mal fatti o incomprensibili". Nel mirino gli interventi realizzati intorno al nuovo Campus Einaudi e l'attraversamento ciclabile di piazza XVIII Dicembre
10 July, 2013
Interventi per la ciclabilità contestati dagli stessi ciclisti. E' la situazione paradossale che si è venuta a creare sotto la Mole a seguito della realizzazione "di lavori mal fatti o incomprensibili". A puntare il dito sono le associazioni Bike Pride e Bici&Dintorni, realtà che lo scorso 26 maggio hanno portato in strada 30 mila torinesi per rivendicare un cambio di passo dell'amministrazione nella direzione di un'auspicata Mobilità Nuova.
Sotto la lente di ingrandimento delle associazioni l'attraversamento ciclabile di piazza XVIII Dicembre, completamente scolorito e che, secondo il portavoce di Bike Pride Beppe Piras "anche nella sua forma migliore non inciderebbe minimamente sulla velocità e traiettoria delle auto e quindi su un aumento della sicurezza dell'attraversamento. Costringere i ciclisti, perché se presenti il codice obbliga ad usare le piste ciclabili, ad utilizzare un attraversamento visibilmente pericoloso, mettendo a rischio la vita delle persone, non solo è insensato, ma è quantomeno criminale. Per essere efficaci gli interventi devono essere utili e sicuri, altrimenti meglio non farli".
Ma a sollevare le critiche più aspre sono gli interventi realizzati intorno al nuovo polo Universitario del Campus Luigi Einaudi. In Lungo Dora Siena "su di un tratto di strada a senso unico, poco frequentato e a quasi esclusivo utilizzo della Facoltà in cui vi era tutto lo spazio sulla carreggiata si è pensato di garantire l'accessibilità in bicicletta al sito semplicemente tirando una striscia bianca sul marciapiede, togliendo, così, spazio ai pedoni per non infastidire gli automobilisti". "Con questi interventi -ha dichiarato il vice presidente di Bike Pride Gabriele Del Carlo- non si incentiva la mobilità ciclabile, ma si disincentiva quella pedonale e si crea conflittualità; bisogna invece ribaltare l'ordine di priorità nella distribuzione dello spazio stradale, più spazio ai mezzi pubblici e alle biciclette riducendo quello riservato alle 4 ruote private, basta alle convivenze forzate di pedoni e ciclisti, le ciclopedonali promiscue sui marciapiedi sono un errore che non siamo più disposti ad accettare".
La cosiddetta goccia che ha fatto traboccare il vaso è stato l'ultimo intervento in senso temporale. Sempre in Lungo Dora, all'altezza del ponte di via Rossini, è stata realizzata una nuova fermata della linea bus 68 esattamente sulla pista ciclabile, impedendone completamente l'utilizzo. L'accusa delle associazioni dei ciclisti è chiara: "Non si è voluto intervenire sulla sosta, tra l'altro non regolamentata in quel tratto. È schizofrenico l'operare dell'amministrazione, che fa smontare i dehors esistenti e poi non si preoccupa di invadere e bloccare le piste esistenti rendendole di fatto inutilizzabili".
E' così che le associazioni hanno preso carta e penna e scritto ai consiglieri comunali per esprimere il proprio disappunto. Nelle prossime settimane infatti i consiglieri saranno impegnati proprio nell'approvazione del Bici Plan, il piano ciclistico che dovrebbe far arrivare nel giro di 10 anni al 15% la quota di spostamenti in bicicletta in città. "Con la presente -è la provocazione delle associazioni- la invitano a non approvare il Bici Plan senza la concreta rassicurazione che gli interventi contenuti saranno realmente efficaci". Un cambio soprattutto culturale quello che si aspettano i ciclisti urbani: "Auspichiamo un cambio di mentalità nel gestire le varie componenti della mobilità cittadina da parte degli addetti ai lavori in quanto è la realtà stessa dei fatti che lo richiede", puntualizza Mario Agnese, presidente di Bici&Dintorni.