Ilva di Taranto. Bondi: «Tumori dovuti al tabacco». Vendola: «Parole inaccettabili»
Secondo l’Ilva di Taranto i tumori ai polmoni sono dovuti al consumo di tabacco. Dura le risposta di Vendola e Nicastro. Il presidente «conferma l’importanza della Valutazione del Danno Sanitario». Per l’assessore Nicastro: «Il Commissario governativo ha lo stesso atteggiamento della proprietà». Nel frattempo Peacelink e Fondo Antidiossina volano a Bruxelles
14 July, 2013
Il commissario dell'Ilva, Enrico Bondi, ha inviato alla Regione Puglia una consulenza redatta da suoi tecnici, secondo la quale la diffusione del tumore ai polmoni non dipende dall'inquinamento ma dagli stili di vita dei tarantini. «E' noto che a Taranto, città portuale, la disponibilità di sigarette - è scritto in un passaggio di una nota tecnica inviata dal commissario dell’Ilva Enrico Bondi alla Regione Puglia rispondendo alle conclusioni di Arpa Puglia e Asl Puglia nel procedimento di Valutazione di Danno Sanitario - era in passato più alta rispetto ad altre aree del Sud Italia dove per ragioni economiche il fumo di sigaretta era ridotto fino agli anni '70». Laconica la replica del Presidente della Regione Nichi Vendola: «Parole inaccettabili. La Regione ora dovrà rispondere alle osservazioni critiche del commissario Bondi, osservazioni che sono già oggetto di valutazione tecnica da parte di Arpa e Asl. Sarà bene però, chiudere nel più breve tempo possibile l’intera procedura, tenendo conto che gli esiti della stessa avranno effetti in sede di Autorizzazione integrata ambientale».
Vendola ha aggiunto che nonostante «il tema sia inequivocabilmente un tema tecnico» è rimasto estremamente colpito dalle argomentazioni utilizzate dal commissario Bondi che «sembrano smentire del tutto i rilievi dell’Arpa e della Asl ma, prima ancora, i risultati della perizia epidemiologica acquisita in sede di incidente probatorio, fondata su dati Asl e Arpa che non sono mai stati contestati, in sede processuale dall’Ilva».
«Gli studi e le conclusioni di Arpa e Asl – ha spiegato Vendola - forniscono evidenze scientifiche chiare e lampanti e, in ogni caso, indicano una possibile strada per la sopravvivenza delle attività industriali che debbono essere assoggettate alla condizione di non danneggiare la salute dei cittadini».
«È una conferma, a posteriori, dell’importanza della validità della scelta che ha fatto la Regione Puglia quando ha voluto introdurre, con legge regionale, il concetto di valutazione del danno sanitario (legge regionale 24 luglio 2012, n. 21 ndr) . A mio avviso – ha aggiunto Vendola - questo passaggio conferma la rivoluzione copernicana determinata dalla valutazione di danno sanitario. Per la prima volta in Italia, in un procedimento amministrativo, ci si occupa degli effetti delle attività industriali sulla salute dei cittadini. Il tema della tutela della salute dei cittadini, diventa dunque imprescindibile e prioritario». In realtà Vendola si sarebbe aspettato dal commissario Bondi una presa di distanza dall’approccio negazionista che l’Ilva ha tenuto negli ultimi vent’anni.
«Si va consolidando un percorso che – ha detto l'Assessore alla Qualità dell'Ambiente Lorenzo Nicastro in merito all'atteggiamento dell'azienda emerso dalle notizie di questa mattina - ben lungi dal ripristinare il giusto equilibrio tra le istanze in campo». La priorità rimane la tutela della produzione e della sostenibilità economica dei processi dello stabilimento di Taranto rispetto all'esigenza di ricondurre gli impatti ambientali entro le prescrizioni di legge e dell'AIA. «Devo dire che, volendo leggere tra le righe, non è certamente un caso che il commissario Bondi abbia come proprio sub-commissario Ronchi che, come 'sub' appunto, avrà funzioni e spazi di manovra connessi al percorso di ambientalizzazione secondarie rispetto al tema della produzione».
«Non mi sorprende quindi che Bondi – ha proseguito - dica che la valutazione del danno sanitario è di intralcio alle finalità produttive, che va rimosso per rendere più agevole il proprio ruolo commissariale. Peraltro motivazioni non troppo diverse venivano addotte dall'azienda, tramite altri referenti, quando chiedeva certezza normativa riguardo ai percorsi di ambientalizzazione da mettere in campo. Siamo abituati – prosegue Nicastro – ad un atteggiamento aziendale che non accetta sistemi di controllo e che è insofferente a qualunque meccanismo di garanzia rispetto a tutela dell'ambiente e della salute dei tarantini. E' grave, tuttavia, che lo stesso atteggiamento del privato, della proprietà si riverberino oggi nelle parole e nelle azioni di un manager nominato dal Governo che, nei fatti, ha una mandato pubblico volto a dirimere una questione di importanza nazionale, sulla cui urgenza non ci sono dubbi».
«Ad ogni modo i segnali sono tutt'altro che rassicuranti: se da un lato giungono alcune buone notizie da Roma rispetto allo sblocco dei vincoli del patto di stabilità per l'utilizzo delle risorse da usare per le bonifiche di parte pubblica, dall'altro non possiamo non rilevare quanto rischiosa sia la decisione assunta di sopprimere la Figura del Garante Aia (unico ad aver evidenziato e sanzionato secondo le disposizioni della legge 231 le inadempienze) che poteva esercitare una funzione di controllo importante sul percorso e che invece oggi viene messo in condizioni di non nuocere. Si aggiunga – conclude Nicastro – il rinvigorito atteggiamento di Ilva, tramite gli atti del commissario governativo reggente, di anteporre la produzione a qualunque altro aspetto di tutela e, parallelamente, di rendere inefficaci strumenti e sistemi di controllo che anche lontanamente rischiano di rallentare produzione e profitti o di stabilire nessi di causalità tra l'attività del siderurgico e schemi epidemiologici che riguardano l'area. Non commento neppure, perché semplicemente risibile, la volontà di glissare sulle responsabilità usando fantasiose teorie come il contrabbando di sigarette ed il tabagismo connesso per giustificare i picchi di patologie tumorali su quel martoriato territorio. Appare straordinariamente singolare che l'azienda non abbia speso una sola parola in propria difesa quando avrebbe potuto, tutta la fase di indagine preliminare compreso l'incidente probatorio per esempio, per poi tirar fuori queste fantasiose ricostruzioni in questo momento. Resta da vedere se avrà il coraggio di utilizzare questo genere di farneticanti argomentazioni delle prossime fasi processuali».
Nel frattempo il presidente del Fondo Antidiossina, Fabio Matacchiera, e il presidente di Peacelink Taranto, Alessandro Marescotti, sono volati a Bruxelles per presentare alla Commissione europea un dossier sull'inquinamento prodotto dallo stabilimento Ilva.
«Abbiamo avuto - spiegano - nuovi incontri, tra i quali quello con il direttore generale dell'Ambiente Karl Falkenberg, nel corso dei quali abbiamo portato dentro i palazzi della Commissione Europea le immagini impressionanti delle emissioni notturne e diurne e degli scarichi in mare dell'Ilva, abbiamo mostrato le foto raccapriccianti dei necrofori che, nel cimitero di Taranto, sono costretti a proteggersi dalle sostanze inquinanti che hanno intriso i terreni, indossando le tute di protezione integrale».
«Abbiamo evidenziato - proseguono - la grottesca situazione per cui le autorita' italiane non hanno ancora attuato il principio di 'chi inquina paga' previsto dalla direttiva 35 del 2004 e richiamato dalla direttiva 75 del 2010'' e ''la grave azione del governo che, invece di imporre il rispetto delle prescrizioni ad un'azienda inadempiente, pensa al contrario di modificarle, tramite una nuova legge per garantire all'azienda di inquinare come prima».
Secondo i due ambientalisti, la cifra del piano industriale da 1,8 miliardi di euro e' «assolutamente insufficiente perché la sola copertura dei parchi minerali costa 1 miliardo di euro cui va aggiunta l'impermeabilizzazione e la bonifica del terreno sottostante e della messa in sicurezza della falda».