Falchi o tecnologia a Linate: il punto di vista di un falconiere
Abbiamo intervistato un rappresentante del mondo della falconeria, che per anni ha svolto questo lavoro anche all’aeroporto Amerigo Vespucci di Firenze. Il punto di vista di Mauro Martinelli sulle affermazioni di SEA Milano che non vuole utilizzare i rapaci per allontanare i volatili dalle piste dell’aeroporto di Linate
22 July, 2013
di Lorenzo Fracastoro
Mauro Martinelli, 67 anni, è prima di tutto un appassionato, che conosce nei dettagli le pratiche di quest’attività, che ha radici nel Medioevo.
Innanzitutto: come si fa a ottenere che un falco scacci gli uccelli da una pista di atterraggio?
Gli impulsi che motivano un rapace a svolgere questo compito sono essenzialmente tre: l’istinto di caccia, molto forte in questi volatili; il condizionamento, ovvero l’abitudine a soddisfare le richieste del falconiere che ricompenseràcon il cibo le ore passate a librarsi in volo ed effettuare picchiate; infine la territorialità, che fa sì che un falco consideri suo il territorio in cui viene addestrato a volare, e dal quale, pertanto, si adopererà a scacciare gli intrusi.
A proposito del termine “caccia”: è vero che, nell’esercizio della falconeria in un aeroporto può capitare che qualche volatile venga effettivamente predato?
È un’eventualità che certamente si può verificare, ma ciò avviene nei confronti degli individui più deboli o malati, che verrebbero probabilmente predati dai falchi selvatici, di sicuro più reattivi dei nostri animali, i quali anche quando in forma sono pur sempre degli animali allevati e meno voraci di quelli in natura. Non dimentichiamoci che i nostri esemplari, dopo una sessione di caccia vengono ricompensati prontamente per gli sforzi compiuti.
Qual è l’alimentazione di cui un falco ha bisogno?
L’alimentazione di un esemplare dev’essere il più possibile somigliante a quella dei suoi simili che vivono in natura, quindi mentre per un Gheppio o una Civetta ci si può servire di topi, nel caso di un Falco Pellegrino dovremo ricorrere esclusivamente a carne di uccelli, ad esempio acquistando da un macellaio colli di pollo.
Possedere un rapace non è difficile, ma averlo “in ala”- ovvero in forma, addestrato e reattivo – è una questione di una certa complessità. Tutto gravita attorno al "peso di volo”. Se l’animale è troppo magro non ha energie sufficienti per alzarsi ed effettuare picchiate sugli uccelli, se è troppo grasso si stanca più facilmente di volare, e non avendo fame è meno incentivato alla caccia e finisce per passare il suo tempo appollaiato.
Se volessimo introdurre la falconeria per contrastare il passaggio di volatili a Linate, quali sarebbero i costi?
È difficile fornire una stima, ma posso dire che pesano soprattutto le ore passate a addestrare gli animali e prendersene cura. In un aeroporto grande come quello di Linate bisognerebbe avere una “flotta” di rapaci che assicuri un esercizio continuo di 4 o 5 esemplari contemporaneamente, affinchè tutte le piste siano coperte.
Gli animali dovrebbero alloggiare in voliere appositamente costruite a bordo pista, e servirebbe qualcuno che si prendesse cura dell’alimentazione e della pulizia degli animali e delle loro strutture.
Le operazioni andrebbero eseguite da un falconiere e da un aiuto falconiere, collegati con una ricetrasmittente agli esemplari in volo e via radio con la torretta di controllo.
È vero che, come afferma la SEA, che “l’impiego dei falchi può essere valido solo in aeroporti di piccole dimensioni, dove la frequenza degli atterraggi e dei decolli è superiore ai 3-10 minuti, e che il falco potrebbe diventare esso stesso causa di bird-strike”?
No, proprio perché il falconiere viene avvertito via radio ad ogni decollo e atterraggio, e conosce l’esatta localizzazione dei suoi esemplari, grazie anche a una ricetrasmittente posizionata sul tarso, o sulla coda, o sul dorso. Viene da sè che i falchi vengono richiamati dalla pista di decollo prima che essa venga impegnata da un velivolo; altrimenti, nel caso di aeroporti più grandi, si può ottenere da un falco ben addestrato che esso si sposti su una pista libera mentre un velivolo ne sta impegnando un’altra.
È vero che ci sono limitazioni nell’impiego nelle ore notturne, in caso di vento oltre i 25 nodi, pioggia e alte temperature?
Di notte si possono utilizzare i rapaci notturni. Nel caso di vento forte i falchi pellegrini sono di sicuro in grado di volare, riuscendo anzi a sfruttare le correnti a loro favore, essendo il vento il loro ambiente naturale. In caso di pioggia possiamo utilizzare il Girpellegrino, un ibrido tra girfalco e pellegrino resistente alle malattie e ai climi più freddi.
È vero che alcuni uccelli di grandi dimensioni o più aggressivi – come gli aironi o le cornacchie - non possono essere scacciati?
No, nel primo caso basterebbe servirsi di un girpellegrino femmina, che può raggiungere il kg e mezzo di peso ed ha la forza necessaria per avere la meglio su un airone, mentre riguardo alle cornacchie il problema è costituito anche dal fatto che sono uccelli gregari e quindi più forti di fronte ad un falco isolato, ed è quindi opportuno affiancare un secondo individuo per assistere le operazioni, ad esempio un “falco allievo” a un “falco maestro”.
In conclusione, a Linate è meglio la falconeria o i mezzi tecnologici?
La questione va valutata in ogni aeroporto, per le sue caratteristiche e per il tipo di uccelli che lo infestano. In linea di massima possiamo dire che la falconeria, se eseguita in modo professionale, è il metodo più efficace per scongiurare gli impatti tra velivoli e volatili, perché, mentre gli uccelli si possono abituare ai metodi di dissuasione di tipo tecnologico, essi non smetteranno mai di scappare di fronte all’attacco di un falco! A parte l’Italia, dove viene ad esempio praticata negli aeroporti di Torino, Verona, Udine, Trieste e Bari, i rapaci sono molto diffusi negli aeroporti di Spagna e Germania, paesi dove peraltro esistono nutriti gruppi di falconieri.
La falconeria ha però alti costi di manutenzione, mentre le soluzioni di dissuasione tecnologica, a fronte di un investimento iniziale più sostanzioso, hanno costi di esercizio minore.
Forse è proprio il timore di costi più alti che per ora impedisce ai falchi di volare a Linate...