Un anno fa scoppiava il caso Ilva di Taranto | ECOPEDIA
Il 25 luglio del 2012 fu disposta dal Gip Patrizia Todisco l’ordinanza di sequestro del siderurgico tarantino. Il giorno dopo a Roma veniva sottoscritto il protocollo di intesa per le bonifiche che stanziava 336 milioni di euro. Due giorni prima veniva pubblicata per la prima volta in Italia la legge sulla valutazione del danno sanitario. Il resoconto di Eco dalle Città
26 July, 2013
Un anno fa il 25 luglio 2012, il Gip di Taranto Patrizia Todisco disponeva l'ordinanza con la quale scattava il sequestro dell'area a caldo dell'Ilva a Taranto (sei impianti: parchi minerali, la cockeria, gli altiforni, le acciaierie, l'agglomerazione e il deposito materiale ferroso). «La gestione del siderurgico di Taranto – si legge nell’ordinanza che motivava il sequestro - è sempre stata caratterizzata da una totale noncuranza dei gravissimi danni che il suo ciclo di lavorazione e produzione provocava all’ambiente e alla salute delle persone. Ancora oggi gli impianti dell’Ilva producono "emissioni nocive" che, come hanno consentito di verificare gli accertamenti dell’Arpa, sono "oltre i limiti" e hanno "impatti devastanti" sull'ambiente e sulla popolazione». Per il Procuratore Generale della Corte d’Appello di Lecce, Giuseppe Vignola il blocco delle attività del siderurgico era giunto a causa delle «conclusioni delle perizie chimiche ed epidemiologiche" che avevano determinato l’accusa di disastro ambientale (articolo 321 del codice penale) stabilendo l’obbligatorietà del sequestro da parte della magistratura».
Il giorno prima (24 luglio 2012) per la prima volta in Italia veniva pubblicata una legge a carattere regionale che sarebbe stata poi fortemente osteggiata non solo dall’Ilva ma anche da tutti i grandi gruppi industriali ubicati in Puglia (come ad esempio Enel, Eni, Enipower, Cementir, Basell e Versalis), e impugnata di fronte al Tar. La legge regionale in questione detta le norme sulla “valutazione del danno sanitario” dovuto alle emissioni industriali inquinanti a tutela della salute, dell’ambiente e del territorio per le aree pugliesi dichiarate a elevato rischio ambientale. Tra le principali novità, la legge stabilisce che dovrà essere redatto ogni anno il Rapporto di Valutazione del danno sanitario (VDS) a cura dell'Arpa Puglia e dall'Ares.
Il 26 luglio 2012 a Roma veniva sottoscritto il documento di Protocollo di Intesa “Interventi urgenti di bonifica, ambientalizzazione e riqualificazione di Taranto” da più Ministeri (Ambiente, Infrastrutture e dei Trasporti, Sviluppo Economico e Coesione Territoriale), dalla Regione Puglia, dalla Provincia dal Comune e dal Commissario Straordinario del Porto di Taranto. Il documento stanziava 336 milioni di euro al fine di sostenere la gran parte delle spese di bonifica di un "Sito di preminente interesse pubblico per la riconversione industriale". Inoltre regolava “le modalità di intervento in aree contaminate dove attuare programmi ed interventi di riconversione industriale e di sviluppo economico-produttivo”.
Il 26 ottobre 2012, un mese più tardi, il Ministro dell’Ambiente Corrado Clini dichiarò conclusa la procedura per il rilascio della Autorizzazione Integrata Ambientale (AIA) allo stabilimento ILVA di Taranto. Il Ministero dell'Ambiente aveva accolto la richiesta del Presidente della Regione Puglia Nichi Vendola di riesaminare l'Autorizzazione Integrata Ambientale alla luce dei dati dei monitoraggi diagnostici effettuati da Arpa Puglia, poiché si erano evidenziati livelli di benzo(a)pirene sopra la norma (una delle sostanze più cancerogene a rischio per l'uomo). Sulla base di ciò veniva aggiornata la precedente AIA (rilasciata il 4 agosto 2011) «in merito alle prescrizioni relative alle aree a caldo, ed alle aree di stoccaggio e movimentazione, dello stabilimento, con particolare riferimento alle emissioni di polveri e di benzo(a)pirene, sia convogliate che diffuse, nonché alle altre emissioni inquinanti quali diossine e furani».
Il 26 novembre 2012 si aggiunse il sequestro dell’acciaio prodotto fino al giorno prima . Infatti nonostante fosse stato intimato il fermo da parte della Procura di Taranto, Ilva ha continuato a produrre lamiere, coils e bramme d’acciaio. Il siderurgico di Taranto minacciò «la cessazione di ogni attività nonché la chiusura dello stabilimento di Taranto e di tutti gli stabilimenti del gruppo che dipendono, per la propria attività, dalle forniture dello stabilimento di Taranto» a causa della conseguente e ineludibile impossibilità di commercializzare i prodotti. Da qui l’esigenza del Governo di aggirare la norma con una legge, denominata dalla stampa prima legge salva Ilva.
Il 28 novembre 2012 una tromba d’aria provocò un morto, lo sradicamento di molti alberi e ingenti danni alle strutture dell’Ilva di Taranto. Due giorni più tardi, il 30 novembre 2012, venne firmato dalla Presidenza dei Ministri il decreto con il quale si prevedeva la continuità produttiva, il possesso dei beni sequestrati e la salvaguardia dell’occupazione presso lo stabilimento di Taranto. Il decreto salva Ilva (decreto n. 207 del 3 dicembre 2012 poi convertito in legge n. 231 del 24 dicembre 2012) prevedeva anche l’istituzione della figura del Garante per l’applicazione per l’Aia nonché l’introduzione di alcune norme sulla valutazione del danno sanitario. L’Ilva di Taranto nei giorni seguenti depositò un'istanza per tornare in possesso di tutti i beni sequestrati il 26 novembre. Si svilupperà nei mesi a venire un braccio di ferro tra la Procura e l’Ilva di Taranto, che si chiuderà definitivamente durante una delle settimane cruciali dell'Ilva il 9 aprile 2013 quando la Corte Costituzionale respingerà l’eccezione di incostituzionalità. Infine il 15 maggio 2013 il gip del tribunale Patrizia Todisco firmerà il dissequestro dei prodotti, un milione e 700 mila tonnellate circa, per un valore commerciale stimato dai custodi giudiziari di circa 800 milioni di euro.
La seconda settimana di aprile 2013 può essere ricordata come una delle settimane più intense. Mentre la Consulta rigettava il ricorso della Procura jonica, il 9 aprile 2013, il Garante per l’Aia Vitaliano Esposito comunicò al Governo i risultati delle ispezioni dell’Ispra che avevano rilevato criticità e inadempienze all’Ilva di Taranto circa i lavori prescritti dall’Aia. Nel mese di marzo anche l’Arpa Puglia, aveva redatto un documento nel quale si dichiarava che Ilva non rispettava a pieno le prescrizioni dell'autorizzazione integrata ambientale.
Domenica 7 aprile del 2013, due giorni molte migliaia di cittadini sfilarono al corteo anti inquinamento e a sostegno della magistratura. Una settimana più tardi, la cittadinanza si sarebbe espressa nel referendum consultivo sulla chiusura totale l’Ilva di Taranto o della sola area a caldo (impianti di produzione). Anche questo referendum, però, come i precedenti sul nucleare e sui servizi pubblici locali, non raggiunse il quorum. Andò a votare solo il 19,52% degli aventi diritto.
Il 1 maggio 2013 venne organizzato a Taranto il Concerto del primo maggio . Almeno 20 mila persone hanno partecipato all’anti "concertone" jonico organizzato dal comitato 'Cittadini e lavoratori liberi e pensanti'.
Il 10 maggio 2013 l’Ilva presentò al Garante per l'applicazione dell'Aia, Vitaliano Esposito, la seconda relazione trimestrale contenente un aggiornamento dello stato di attuazione degli interventi strutturali e gestionali. L'azienda faceva presente di aver ottemperato a 78 delle 94 prescrizioni del decreto.
Il 22 maggio del 2013, la Procura di Taranto dispose un maxi-sequestro dei beni (mobili e immobili e disponibilità economiche) per 8,1 miliardi di euro nei confronti della famiglia Riva. L'accusa ipotizzata dai magistrati di Taranto era associazione a delinquere finalizzata alla commissione di reati ambientali plurimi. Il Ministro Flavio Zanonato del Ministero allo Sviluppo economico fresco di nomina (Governo Letta) decise di predisporre un nuovo decreto che potesse consentire la produzione dell’acciaio attuando le prescrizioni dell’Autorizzazione Integrata Ambientale. Venne nominato commissario temporaneo dell'Ilva (per 12 mesi prorogabili fino a 36) Enrico Bondi, già amministratore delegato dell’azienda e subentrato a Bruno Ferrante. A supporto il ministro dell’Ambiente Andrea Orlando nominò con un decreto sub-commissario Edo Ronchi per affiancare il commissario Enrico Bondi, e seguire in particolare i lavori della commissione di esperti che verrà incaricata a formulare il piano ambientale per l'Ilva.
Il 29 maggio 2013 il direttore generale dell'Arpa Puglia Giorgio Assennato presentò il primo rapporto sulla Valutazione del Danno Sanitario (VDS) dell’area di Taranto alla Commissione consiliare "Ambiente" della Regione Puglia. L'Arpa ha il compito di effettuare l’analisi del rischio sanitario attribuibile alle emissioni degli stabilimenti. A fine giugno dopo l'approvazione del decreto n. 61 del 2013 che dispose il commissariamento straordinario, in commissione Ambiente e Attività, Vendola e Nicastro illstrarono gli obiettivi minimi della Regione Puglia. Tra questi c’è l’attuazione a livello nazionale delle norme della Valutazione del Danno Sanitario.
Ad agosto si procederà alla conversione in legge del decreto approvato in maggio.
Questa è una notizia-scheda sempre verde che fa parte della raccolta Ecopedia.it curata dalla redazione di Eco dalle Città
1 commenti
Scrivi un commentoTtMr28MzsB0b
28.02.2014 16:02
Omen martedec, 27<a href="http://phckyvxxt.com"> nobemvre</a> 2012, 1:50 pmAnche qua, dai, vediamo come ricambi..Su su, ricambia con la stessa monete, usciera Maria B..:Stiamo parlando di dirigenti, cara Maria b, che non rinunciano nemmeno al minimo (….) visti gli sforzi che stanno facendo tutti…… non distingui lo stipendio di un magistrato come la Todisco, da un operaio dell’Ilva?In particolare di questo provvedimento che va bloccato..capito maria b?!??Manca solo la registrazione della Corte dei conti per far scattare il maxi-rimborso ai dirigenti pubblici e ai magistrati che si erano visti colpire la busta paga dal decreto n. 78 del maggio 2010, quello che introdusse, tra l’altro, il famoso abprelievo di solidariete0bb del 5% o del 10% per la parte di stipendio eccedente i 90mila o i 150mila euro annuiFORZA CLINI, CHIEDI AI MAGISTRATI E ALLA TODISCO DI RIDURSI LO STIPENDIO !!