Autorità dei Trasporti, al voto. L'incognita di Torino
"Decreto del fare", si attende il voto del Senato. Al suo interno, l'emendamento approvato nella notte fra venerdì 2 e sabato 3 agosto, che assegnerebbe l'Authority a Torino. Risultato "già in tasca" secondo le agenzie se si voterà la fiducia. Più complicata invece la discussione su ogni emendamento
05 August, 2013
Decreto del Fare, in attesa del voto in Senato: al suo interno, l'emendamento approvato nella notte fra venerdì 2 e sabato 3 agosto, che assegnerebbe l'Authority dei Trasporti - ufficio per la vigilanza e la concorrenza nel settore - a Torino, fra molte polemiche. Sulla possibilità che la scelta ricada effettivamente su Torino, molto dipenderà dalla fiducia: in questo caso, la partita piemontese sarebbe praticamente vinta, perché il Governo sarebbe intenzionato a sostenerne la candidatura, pur con qualche perplessità. Più complicata la questione se invece si voteranno tutti i singoli emendamenti.
"Occorre essere prudenti, ma non ci faremo abbindolare" è il commento del governatore Cota. Le ipotesi delle agenzie danno per favorevole il voto di PD e Lega, ma rimane un grosso punto interrogativo sul PDL, che in un primo momento aveva completamente escluso l'ipotesi.
Il movimento dei consumatori: "Authority a Torino... e la spending review?"
Secondo l'ADUC, l'associazione dei diritti degli utenti e dei consumatori, l'assegnazione dell'Autorità dei Trasporti a Torino sarebbe in palese contrasto con i principi della spending review che avrebbero dovuto orientare la scelta. "I costi di gestione lieviteranno - sostiene l'associazione - come si è visto per altre due Autorità che non hanno sede a Roma: l'Autorità delle Comunicazioni Agcom a Napoli, e l'Autorità per l'energia Aeeg a Milano. Va da sé che ci vuole comunque - anche in un contesto tendenzialmente informatico e mediatico della pubblica amministrazione- una rappresentanza a Roma, quindi trasferte, spostamenti e missioni del personale. Sembra proprio che la “spending review” esista solo per utenti, consumatori, lavoratori ma non per la gestione della cosa pubblica; un esempio che valorizza questa situazione è il balletto di rilanci e bocciature che sta avvenendo intorno all'abolizione delle Province. I due parlamentari che hanno proposto l'emendamento sono ovviamente piemontesi, a conferma che il ruolo di molti rappresentanti nelle massime istituzioni si svolge spesso a vantaggio esclusivo dei propri territori, anche se questo vantaggio deve essere pagato dall'intero Paese.
E' questo, a nostro avviso, uno dei motivi principali per cui nel nostro Paese le riforme non sono possibili: i particolarismi e il mantenimento degli specifici vantaggi -costi quel che costi- hanno sempre un posto in prima fila nel governo del Paese. Speriamo che il primo ministro Enrico Letta riesca ad evitare questa ennesima spesa, anche solo per dare un segnale ad un Paese che ne ha tanto bisogno".