Ilva, il monitoraggio dell’aria interna allo stabilimento non funziona
Dall’8 settembre scorso sono bloccati tutti i sistemi di rilevazione ambientale nella cokeria, l’area più inquinante dello stabilimento, previsti dalle prescrizioni AIA ed è stato interrotto il funzionamento delle centraline di rilevazione dell’acido solfidrico, del PM 10, del PM 10-ENV, del PM 2,5, degli idrocarburi policiclici aromatici, del biossido di zolfo, del benzene, del monossido di carbonio e del biossido d’azoto. La scheda dell’Arpa Puglia sulle emissioni inquinanti delle cokerie non dà alcun risultato dal 6 settembre 2013
17 September, 2013
Come procede la rete di monitoraggio della qualità dell’aria interna allo stabilimento Ilva iniziata l’1 agosto scorso? I dati relativi alle emissioni dell’acciaieria sono diminuiti o sono aumentati? Pare che al momento a questi interrogativi non sia possibile dare alcuna risposta. Per problemi tecnici, infatti, gli addetti ai lavori non hanno potuto rendere disponibile alcun dato. In particolare, dall’8 settembre sono stati bloccati tutti i sistemi di rilevazione ambientale nella cokeria (l’area più inquinante dello stabilimento), previsti dalle prescrizioni AIA (Autorizzazione Integrata Ambientale). A partire da questa data, è stato interrotto il funzionamento delle centraline di rilevazione dell’acido solfidrico, del PM 10, del PM 10-ENV, del PM 2,5, degli idrocarburi policiclici aromatici, del biossido di zolfo, del benzene, del monossido di carbonio e del biossido d’azoto. Va detto, inoltre, che anche la postazione del quartiere Tamburi, adiacente al centro di produzione, è rimasta coinvolta dal fermo di tutti i sistemi di rilevamento degli inquinanti.
In sostanza, la rete di monitoraggio della qualità dell'aria interna allo stabilimento Ilva non sta funzionando. La stessa scheda dell’Arpa Puglia sulle emissioni inquinanti delle cokerie non dà alcun risultato dal 6 settembre 2013. Piuttosto grave poi l’assenza di dati riguardo i famosi e letali Ipa, gli idrocarburi policiclici aromatici, dei quali fa parte anche il potente cancerogeno benzo(a)pirene, che le cokerie Ilva hanno fatto fuoriuscire in notevole quantità in passato, superando anche dell’80% il valore limite individ¬uato dalla legge (un nanogrammo per metro cubo di aria). Queste tuttavia non sono le uniche “stranezze” riguardanti il monitoraggio della qualità dell’aria interna allo stabilimento. Da subito i controlli hanno infatti riportato dati apparentemente anomali riguardo le emissioni dell’Ipa: dal 12 al 14 agosto la concentrazione risultava maggiore nel vicino quartiere Tamburi rispetto a quella rilevata nella cokeria. Il 12 Agosto sono stati rilevati 30,2 nanogrammi per metro cubo nel quartiere rispetto ai 14,2 della cokeria, il 13 Agosto misurati 34,9 ng/m3 ai Tamburi contro i 12,9 ng/m3 nello stabilimento ed il 14 Agosto 29,8 ng/m3 del quartiere contro 10,2 ng/m3 della cokeria. Dopo il 15 Agosto improvvisamente si è registrato nel giro di poche ore un’inversione delle concentrazioni con 65,7 ng/m3 nella cokeria e 16,8 ng/m3 nel quartiere Tamburi. Variazioni repentine in un lasso di tempo così breve possono indurre alcune perplessità sull’efficienza della rete di monitoraggio stessa.
Per concludere, il sistema non funziona. Proprio lì dove sono richiesti controlli rigorosi sui fumi cancerogeni generati con le emissioni diffuse e fuggitive di impianti vetusti, che il GIP Patrizia Todisco ha posto sotto sequestro e la cui facoltà d'uso - in virtù della sentenza della Corte Costituzionale n.85 del 9 Maggio 2013 - è attualmente vincolata ad una serie di prescrizioni, fra cui il monitoraggio continuo delle emissioni non convogliate. Un ulteriore inadempimento si è registrato, inoltre, nella mancata installazione di 5 postazioni DOAS complete e di 3 sistemi LIDAR completi, con cui doveva essere realizzato un sistema di monitoraggio d'area ottico-spettrale "fence line open-path". Ossia un monitoraggio a barriera posto in prossimità del limite industriale, che possa abbracciare tutti gli impianti a rischio di incidenti o fughe di gas, e capace di rilevare un ampia gamma di composti gassosi. Fondamentalmente le 6 centraline di monitoraggio in continuo degli Ipa (che attualmente non funzionano) rappresentano i tasselli di un più ampio sistema che dovrebbe funzionare come cintura di controllo globale dello stabilimento, basato su sistemi spettrofotometrici per monitorare inquinanti ubiquitari intercettati lungo un percorso ottico creato da emettitori e ricevitori di fasci luminosi. Questi dovrebbero poi essere analizzati ed elaborati in tempo reale per essere trasmessi all'Arpa. Ebbene, questo sistema globale che avrebbe dovuto essere installato e reso funzionante entro la fine dello scorso aprile allo stato attuale è inesistente.