Il Governo incerto sulla futura gestione dell'Ilva: commissariamento, nazionalizzazione o sequestro dei beni?
Si propongono nuove strategie di gestione per sostenere e portare a termine il processo di ambientalizzazione del siderurgico. Dal commissariamento alla nazionalizzazione, dall’esproprio alla confisca dei beni.
18 September, 2013
Dopo il richiamo del Presidente del Consiglio Enrico Letta, il Gruppo Riva Acciai ha annunciato che è pronto alla continuità della produzione e a avviare un dialogo con il custode giudiziario, d’altra parte continua a tenere alta la tensione: infatti nei prossimi giorni – ha dichiarato l’Ilva – a causa di problemi di liquidità non sarà in grado di pagare i fornitori. E’ l‘ennesima pressione dei Riva sull’azione del governo e della magistratura oppure il sequestro dei beni (circa 8,1 miliardi di euro) ha ridotto sul lastrico le disponibilità finanziarie del gruppo?
Al termine di un incontro con Bruno Ferrante, rappresentante del Gruppo Riva, il ministro dello Sviluppo economico, Flavio Zanonato ha dichiarato circa l’eventualità di un commissariamento nel caso che il gruppo industriale potesse più garantire la produzione di acciaio : "Se non va in porto consideriamo altre ipotesi. Verificheremo tutte le possibilità con l'autorità giudiziaria per capire se è possibile riprendere le attività" del gruppo. Bisogna fare in fretta per tutelare lavoratori e azienda".
Intanto, il presidente della Regione Puglia, Nichi Vendola ha detto che "sull'Ilva siamo in fiduciosa attesa di avere una reazione forte da parte del governo nei confronti di quella che è una serrata proprietaria". Vendola ha chiesto di ampliare il processo di commissariamento e di estromissione della proprietà del gruppo siderurgico. "Siamo di fronte ad un vero e proprio ricatto inaccettabile - ha aggiunto Vendola - fatto sulla pelle dei lavoratori. Bisogna rigettare il ricatto e continuare a lavorare affinché l'Italia mantenga la sua posizione strategica nella siderurgia. Farlo difendendo i posti di lavoro ovunque e facendo avanzare il processo di ambientalizzazione".
Favorevoli alla nazionalizzazione dell’Ilva, quasi tutti i sindacati italiani (dalla Cgil alla Uil) e il partito di Rifondazione Comunista di Ferrero. Contrario il presidente della Commissione Lavoro del Senato Maurizio Sacconi (Pdl): “Coloro che credono nell'economia di mercato e nelle più elementari libertà economiche, devono reagire con determinazione nelle sedi istituzionali. Il caso Ilva acquista ogni giorno di più uno straordinario significato di carattere generale. Ora viene invocato il commissariamento generale del gruppo quale dichiarata premessa per la sua nazionalizzazione. Si vuole non solo sottrarre al mercato - con prevedibili effetti disastrosi sulla sua competitività - un gruppo produttivo decisivo per tutta l'industria metalmeccanica nazionale, ma costituire anche un più generale precedente per l'esproprio di società italiane sgradite facendo magari leva perfino sulla responsabilità oggettiva.
Contrario all’esproprio ma favorevole al sequestro giudiziario dei beni è Alessandro Marescotti, presidente di Peacelink, che ha commentato dalla propria pagina pubblica Facebook: “Rifondazione Comunista e la Fiom continuano a sbagliare parlando di esproprio e nazionalizzazione dell'Ilva. L'articolo 42 della Costituzione specifica che l'esproprio è collegato a un "indennizzo". Se si eseguisse quello che dice Ferrero, a Riva verrebbe persino pagato un indennizzo! Invece il Gip Patrizia Todisco ha avviato una procedura di sequestro finalizzato alla confisca. Con la confisca i beni vengono tolti al proprietario senza indennizzo”.