QT8, ex Paolo Pini, Villaggio dei Fiori e via Gluck: il Comune chiede 4 vincoli paesaggistici
Il quartiere sperimentale disegnato dagli architetti del dopoguerra (Zona 8); il parco e i padiglioni intorno l'ex Ospedale psichiatrico (Zona 9); le casette con giardino per gli sfollati e le vie dei fiori di Primaticcio-Lorenteggio (Zona 6) e le ultime case a ringhiera della via di Adriano Celentano (Zona 2). Quattro aree di verde o storia urbana, ancora luoghi d'identità milanesi, che il Comune vuole salvaguardare come beni paesaggistici, in accordo con i Consigli di Zona
10 November, 2013
“La proposta di vincolo paesaggistico – ha spiegato la vicesindaco con delega all’Urbanistica Ada Lucia De Cesaris - nasce dalla necessità di tutelare quattro aree della nostra città che, per motivi storici, architettonici, paesaggistici, ambientali e culturali, rappresentano un patrimonio per Milano. Ora continueremo il percorso di salvaguardia con gli enti competenti, in modo da consentire la tutela architettonica, quella del disegno urbano e del paesaggio per questi quartieri storici che rappresentano ancora luoghi di forte e grande identità per la città”.
QT8 (anni di realizzazione 1947-1953)
Il quartiere in zona San Siro, accanto al parco della "Montagnetta" (Monte Stella) e con all'interno l'omonima fermata metro della Linea 1, risulta essere l’esito di tre successivi piani urbanistici e si configura fin dalle origini come un progetto pilota di carattere pionieristico ed esemplare, espressione di un inedito approccio multidisciplinare urbano. L’attenzione alla ricerca architettonica e alla sperimentazione si riflette anche sui principali edifici pubblici, necessari alla vita collettiva del quartiere: la Chiesa di S. Maria Nascente (V. Magistretti e M. Tedeschi, 1954-55), il Padiglione per mostre e riunioni (P. Bottoni, 1951), l’Ostello della gioventù (M. Righini, 1960-61), la Casa della madre e del fanciullo (F. Mello e A. Mazzocchi, 1956-57).
Oltre al ruolo fondamentale interpretato dal parco del Monte Stella, una delle peculiarità del quartiere è data dallo stretto rapporto tra verde privato e verde pubblico, connotati da una forte permeabilità dal punto di vista visivo. La proposta di vincolo è stata richiesta per tutelare l’armonia compositiva complessiva, per valorizzare la qualità architettonica, vista la propensione alla sperimentazione e all’innovazione e per considerare con maggiore attenzione gli spazi aperti, tenuto conto del riuscito rapporto tra edificato e sistema del verde.
Inoltre, il vincolo vuole valorizzare la presenza degli edifici edificati da alcuni fra i più celebri protagonisti della scena architettonica e urbanistica del dopoguerra a Milano: Piero Bottoni, Ezio Cerutti, Vittorio Gandolfi, Mario Morini, Gino Pollini, Mario Pucci, Aldo Putelli.
Area Paolo Pini (anni di realizzazione: 1922-1925)
L’insediamento tra le vie Alessandro Litta Modignani, Ippocrate, Giacomo Filippo Besta, Assietta e Bovisasca, che rappresenta una prima ‘cittadella satellite’, essendo raffigurato nel piano regolatore del 1931 come elemento di organizzazione e strutturazione delle future espansioni urbane nord di Milano. Iniziato nel 1922 e costituito da 9 edifici, nel dopoguerra ospita nuovi edifici complementari alla struttura ospedaliera Paolo Pini (nuovi padiglioni di degenza, la chiesa, la clinica psichiatrica, il Centro di socio-terapia “Villa Serena”, etc…) e si caratterizza per lo stretto rapporto tra il sistema arboreo monumentale, legato all’insediamento dell’ex ospedaliero psichiatrico, e le aree adiacenti, un tempo utilizzate a fini agricoli, e oggi sede di giardini terapeutici, orti condivisi e molte altre iniziative socioculturali.
La proposta di vincolo è stata avanzata per tutelare l’armonia compositiva complessiva dell’area, la commistione tra attenzione al disegno morfologico con utilizzo della tipologia edilizia dello stabile a padiglione (anche rispetto alle caratteristiche paesaggistiche del territorio libero e aperto della campagna). Inoltre, il vincolo vuole salvaguardare la qualità architettonica dell’area, la qualità del disegno urbano e lo stretto rapporto tra edificato e sistema del verde.
Via Gluck (costruzioni realizzate a partire dal 1910)
Il tratto di via Cristoforo Gluck, compreso tra viale Lunigiana e via Bruschetti, dove è nato Adriano Celentanto e testo storico della celebre canzone. Il quartiere contiene il nucleo abitativo originario dei primi anni del Novecento, testimonianza storico-culturale dello sviluppo insediativo della periferia popolare milanese, strettamente collegato alla crescita industriale del periodo. Edifici originari prevalentemente di tipo popolare, distribuiti a ringhiera.
A partire dagli anni ’50 sui lotti liberi che si affacciavano su via Gluck e in sostituzione di parte dell’edificato è stata realizzata un’edilizia di tipo economico-popolare propria del periodo, estranea al carattere storico del nucleo originario, risultando elemento di impatto negativo nella percezione dell’insieme. La proposta di vincolo paesaggistico è legata all’alto valore di testimonianza storica, culturale e simbolica in riferimento ad un pezzo di periferia urbana milanese ormai pressoché scomparso. Il vincolo nasce dalla necessità di salvaguardare l’area da eventuali interventi che ne possano alterare i caratteri edilizi e morfologici.
Villaggio dei Fiori (anni di realizzazione 1947-1953)
Il quartiere tra via Primaticcio e via Lorenteggio nacque in risposta alla richiesta di alloggi di emergenza e temporanei per ospitare gli sfollati delle distruzioni belliche e gli immigrati giunti in città dalle campagne in cerca di lavoro. Il particolare nome trae origine dalla nominazione delle strade che lo percorrono (legata alla sfera floreale) e dalla composizione dei lotti edificati e degli spazi aperti che richiamano le esperienze della ‘città giardino’. Il disegno del quartiere è caratterizzato da lotti contigui disposti ortogonalmente, con case unifamiliari di un solo piano (‘casette finlandesi’), circondate da un giardino privato. Nel 1953, sui lotti ancora non edificati, sono state poi realizzate dal Comune case a schiera, ‘case minime’, con riferimento alle sperimentazioni urbanistiche razionaliste.
Nel corso degli anni, a seguito dell’alienazione da parte del Comune di gran parte delle case unifamiliari, si è assistito alla progressiva comparsa di nuove tipologie edilizie, che compromettono l’omogeneità del quartiere e il sistema degli spazi aperti, con una stretta relazione tra verde privato e verde pubblico. La proposta di vincolo intende valorizzare l'impianto insediativo minuto e a bassa densità, innestato su una rete viaria a carattere strettamente locale con ampie aree a verde pubblico. Il quartiere rappresenta quindi un unicum a Milano, sia per l'edilizia e il disegno delle strade. La salvaguardia nasce dalla necessità di preservarne la testimonianza storica e l’unicità dal punto di vista urbanistico.