Ilva Taranto, quartiere Tamburi. La centralina rileva il “crollo” del benzo(a)pirene
Arpa Puglia in risposta a un quesito di Report, pubblica il grafico dei dati rilevati dalla centralina di via Machiavelli, in zona Tamburi. Le medie mensili di benzo(a)pirene rilevate dalla cabina di monitoraggio dal marzo 2012 restano al di sotto dei limiti di legge (1 ng/m3). Arpa Puglia: "Indubbia l'utilità di imporre riduzione delle emissioni industriali nei giorni di vento"
11 November, 2013
Il 7 novembre scorso Arpa Puglia ha pubblicato sul proprio sito le risposte ai quesiti di Report, sottoposti al Direttore generale Giorgio Assennato, dopo un piccato scambio via mail, dalla giornalista Sabrina Giannini. Assennato è stato interpellato sulle attività dell’Arpa e della Regione Puglia, sullo stato di salute dell’aria di Taranto, nonché sui presunti danni agli impianti, che Ilva avrebbe ricevuto a seguito delle misure prescritte dal piano di risanamento dell’aria del quartiere Tamburi di Taranto, “in quanto – chiede la giornalista - una riduzione repentina di materie prime avrebbe creato, di fatto, problemi tecnologici a valle”.
Il Dg Giorgio Assennato ha ritenuto di offrire, in luogo di una intervista, una risposta scritta, “più informativa rispetto ad un approccio immediato, magari più spettacolare ma meno adatto per funzioni tecniche che richiedono la necessaria elaborazione”. Nel frattempo, la trasmissione della Gabanelli, benché avesse annunciato per lunedì 11 novembre una puntata dedicata all’Ilva di Taranto, fa dietrofront e cambia la programmazione.
L’ultimo quesito si concentra sulla qualità dell’aria a Taranto e in particolare “sugli esiti del piano di rientro del benzo(a)pirene”. Osservando le medie mensili di benzo(a)pirene rilevate dalla Centralina di via Machiavelli (Taranto), si nota "il crollo" di questo nocivo idrocarburo a partire dal marzo 2012. Se nei primi mesi del 2010 (cioè prima della entrata in vigore dei parametri di un nanogrammo per metro cubo stabiliti dalla legge nazionale e resi obbligatori “nel più breve tempo possibile” grazie alla legge regionale), le medie mensili registravano un picco pari a 4 nanogrammi per metrocubo, e cioè oltre i limiti suddetti, dal marzo 2012 i valori registrati in tutti i mesi dell’anno calano progressivamente, non superando la soglia dello 0,5 nanogrammi per metrocubo.
La legge regionale n. 3 del 28 febbraio 2011, infatti, è la risposta pugliese al decreto legislativo 155/2010, che aveva, si, stabilito la soglia di un nanogrammo per metro cubo, ma aveva rimandato al primo gennaio 2013 il raggiungimento di tale obiettivo, rinvio che suscitò forti critiche da parte degli ambientalisti, e che guadagnò al decreto la definizione di 'salva-Ilva'. Con la legge regionale, invece, si stabiliva che “il raggiungimento del valore obiettivo deve essere conseguito nel più breve tempo possibile” (articolo 3 comma 1) e che la Regione avrebbe adottato “le misure necessarie a intervenire sulle principali sorgenti industriali e civili di emissione che abbiano influenza sulle aree di cui all’articolo 1, inserendole in apposito piano di risanamento” (articolo 3 comma 2), rimettendo gli oneri connessi all’attuazione delle di tali misure “a carico dei soggetti titolari delle sorgenti di emissioni interessate” (articolo 3 comma 3).
Qui ha la sua origine, nel luglio 2012, il Piano di risanamento dell'aria del Quartiere Tamburi, che prevede una riduzione dell’attività produttiva nei giorni di particolare criticità climatica, i cosiddetti 'Wind Days'. Ad esempio all’attività di cokeria, viene prescritto di ridurre di un 10% le operazioni di caricamento, sfornamento e spegnimento. Perciò in relazione alla perplessità manifestata da Report, Arpa Puglia sostiene che “l'utilità di imporre la riduzione delle emissioni industriali nei giorni con condizioni meteo sfavorevoli nel quartiere Tamburi è indubbia”.
Sulla base dell’analisi dei venti infatti – rileva Arpa Puglia - “la differenza tra le concentrazioni wind-days e “non wind-days” si riduce progressivamente dal 2011 al 2013, indicando con ciò un diminuito apporto emissivo da parte dell'area industriale”. In altre parole poiché le statistiche fanno rilevare che l’inquinamento si verifica intensivamente durante i giorni di vento, si è ritenuto di prevedere una riduzione delle attività dell’Ilva in concomitanza con queste condizioni climatiche.
“In effetti si nota a Taranto – dice l’Arpa Puglia - a partire dagli ultimi mesi dell'anno 2012, un sensibile miglioramento di alcuni parametri di qualità dell'aria (PM 10, benzo(a)pirene, deposizioni atmosferiche) nei siti di Taranto limitrofi allo stabilimento ILVA, con concentrazioni inferiori ai valori di riferimento, anche se tuttora maggiori, in generale, rispetto ai siti di fondo.
“Certamente – spiega l’Arpa – il miglioramento della qualità dell’aria, può essere messo in relazione anche con il processo di adeguamento in corso nello stabilimento ILVA che vede, attualmente, spente diverse batterie di forni a coke con una sostanziale riduzione dell'apporto emissivo degli impianti (il che rende, tra l’altro, di particolare criticità il possibile riavvio di tali impianti, anche dopo i lavori programmati da ILVA, in relazione al verosimile nuovo apporto emissivo ed al conseguente possibile nuovo peggioramento di qualità dell'aria).