Ilva, le risposte di Vendola alle polemiche sulla telefonata del 2010 con Archinà
Secondo Vendola la telefonata con Archinà aveva principalmente due scopi: difendere alcune centinaia di lavoratori dal rischio di licenziamento e convincere Ilva ad effettuare il monitoraggio diagnostico del benzo(a)pirene e degli IPA (idrocarburi policiclici aromatici)
15 November, 2013
La comunicazione telefonica intercorsa tra Girolamo Archinà il responsabile istituzionale dell'Ilva e il presidente Nichi Vendola risale a più di tre anni fa (luglio 2010) nel giorno in cui il presidente rientra dal Guangdong (Cina). Secondo Vendola, la telefonata aveva principalmente due scopi: difendere alcune centinaia di lavoratori dal rischio di licenziamento e convincere Ilva ad effettuare il monitoraggio diagnostico del benzo(a)pirene e degli IPA (idrocarburi policiclici aromatici). Grazie a quel monitoraggio, così come evidenza il rapporto dell'Arpa e della Regione Puglia, dopo circa 8 mesi, per un totale di 2300 prelievi, si riuscì a dimostrare senza più dubbi le responsabilità dell'Ilva.
"Le rilevazioni vento-selettive - si legge nella relazione (pagina 35) - evidenziarono una netta direzionalità di provenienza dallo stabilimento siderurgico degli idrocarburi policilici aromatici e in particolare del benzo(a)pirene".
Presidente Vendola. Come giustifica questo rapporto così di confidenza oltre che risate comuni con Archinà?
Intanto vorrei dire questo. Ho manifestato massimo rispetto nei confronti dell'Autorità giudiziaria e ora esprimo grande indignazione e grande rabbia nei confronti di quello che è un tentativo di linciaggio e un'opera di sciacallaggio puro. Perchè al netto della confidenza con Archinà, di cui dirò tra un attimo, vorrei sottolineare per chiunque ascolterà la telefonata o guarderà il video, io non rido per i tumori, perchè il cancro ha abitato nella mia vita e nella mia casa, e so cosa è il dolore per i tumori.
Ma come giustifica il rapporto di confidenza così forte con un persona che in fondo ha un contenzioso importante, grave?
Archinà è il responsabile istituzionale dell'Ilva, della più grande fabbrica d'Italia, con cui nel corso degli anni la Regione Puglia affronta problemi legati alla sicurezza del lavoro, alla difesa dei livelli occupazionali, alla repressione dei sindacalisti, alla salute e ambiente. In una città che per quarant'anni, ha conosciuto una omertà di Stato nei confronti dell'Ilva, io sono l'unico che ha posto il problema della salute, dei cittadini di Taranto, degli operai, che salute operai e i cittadini di Taranto come dimostrano le leggi regionali e tutti gli atti dimostrativi.
Credo che la confidenza con Archinà quel giorno, nel giorno in cui io torno dalla Cina (Guangdong novembre 2010 ndr), è legata al fatto che la Regione Puglia sta cercando di convincere Ilva a mettere le centraline (come hanno deciso di fare Eni e Cementir) per il monitoraggio diagnostico.
Che cosa significa?
Individuati gli sforamenti di benzo(a)pirene, noi abbiamo la necessità di trovare la causa, la sorgente, che poi individueremo esattamente nell'Ilva. E mentre faccio questo devo difendere alcune centinaia di lavoratori sottoposti al rischio di licenziamento. Per questo ero con la Fiom (quel giorno in cui chiamo Archinà, ndr) non per altro.
Presidente Vendola, il M5S chiede le dimissioni? Cosa risponde?
Che bisogna avere la pazienza di aspettare di farmi andare a interrogare dal giudice. Perchè non c'è niente dal punto di vista che costituisce il lavoro di un amministratore, una legge, un atto o un procedimento che non dica che io ho imposto per la prima volta un percorso di ambientalizzazione dell'Ilva. E' paradossale che venga capovolta la verità storica.
Lei pensa che questa intercettazione non sia casuale?
Io penso che questa intercettazione decontestualizzata tirata fuori dal cilindro come un tentativo di dare un fondamento a un'accusa che secondo me non ha un fondamento, insomma è il tentativo di fare un processo prima nelle piazze e avere una facile condanna.
http://video.repubblica.it/dossier/ilva-taranto/vendola-operazione-lurida-sono-l-unico-che-si-e-battuto-per-taranto/146707/145225
"Ilva, la telefonata choc di Vendola: risate al telefono per le domande sui tumori" da ilfattoquotidiano.it
DAL DOSSIER DELLA REGIONE PUGLIA su Taranto (cronologia dal 2006 al 2012).
Dall'avvio del monitoraggio diagnostico (giugno 2010) alla legge regionale sul benzoapirene (febbraio 2011).
.... Stop Benzoapirene. Nel giugno del 2010 l’Arpa Puglia produce una relazione sui dati sul superamento dei valori obiettivo di benzoapirene stabiliti dal Decreto Legislativo 152/07. Viene prodotta una relazione che riporta una prima attribuzione alle sorgenti responsabili del superamento e una stima del rischio di tumore del polmone associato. A seguito di questi dati, il Sindaco di Taranto Ippazio Stefano, emette un’ordinanza che impone alla proprietà dell’ILVA, entro il limite di 30 giorni, di rientrare nei valori obiettivo per l’emissione di benzoapirene e di dotarsi, così come previsto dall’AIA, di impianti adeguati, secondo le migliorie tecniche disponibili. L’ordinanza viene impugnata da ILVA dinanzi al TAR.
Intervento del governo Berlusconi: in data 13 agosto 2010, si assiste increduli all’intervento del Ministero dell’Ambiente in favore dell’ILVA, attraverso il Decreto Legislativo 155/2010, meglio conosciuto come “Salva ILVA”, che prorogava al 2013 il raggiungimento del valore obiettivo per l’emissione di benzoapirene.
Una legge regionale: in seguito all’iniziativa del governo Berlusconi, in favore dell’ILVA, gli uffici regionali iniziano a lavorare ad una legge che impone il rispetto del limite di 1 nanogrammo di benzoapirene per metro cubo di aria, per contenere gli effetti della norma “Salva ILVA”.
Piano di risanamento nel Comune di Taranto: su incarico dell’Assessorato Regionale alla Qualità dell’Ambiente, ARPA Puglia realizza a partire da giugno un programma semestrale di monitoraggio giornaliero del benzoapirene in sette siti intorno al complesso siderurgico per documentare l’attribuibilità alla sorgente principale, costituita dalle emissioni diffuse della cokeria.
Il monitoraggio diagnostico ha contato circa 1.800 campioni ed è stato completato agli inizi del 2012 (http://ecologia.regione.puglia.it/aria/03_Allegato_I.pdf).
Monitoraggio della diossina: l’Assessorato alle Politiche della Salute della Regione Puglia finanzia con 300.000 euro un nuovo studio di monitoraggio per individuare la presenza della diossina negli allevamenti e nella catena alimentare della zona jonica.
Monitoraggio della popolazione: il lavoro di studio e monitoraggio non si ferma agli allevamenti. ASL Taranto, ARPA Puglia e l’ Università di Bari (Sez. Medicina del Lavoro) avviano nel 2010 un monitoraggio biologico della popolazione per verificare l’esposizione a metalli pesanti: i risultati sono stati presentati nel mese di luglio 2012 nel corso del workshop di ARPA Puglia “Valutazione economica degli effetti sanitari dell’inquinamento atmosferico”.
2011
Legge sul benzoapirene: la Puglia emana, unica in Italia, una legge regionale (l.r. n. 3 del 28 febbraio 2011) che prevede un intervento immediato da attuare in caso di superamento del limite di emissione di benzo(a)pirene, onde prevenire il pericolo di danni alla salute. Con questa legge, la Regione indica precisi obblighi per le attività industriali ricadenti nell’area di Taranto prescrivendo, tra l’altro, la copertura dei parchi minerari di ILVA e la riduzione della produzione nelle giornate di wind days, per evitare la dispersione delle polveri.
Monitoraggio nell’ambiente di lavoro: viene realizzata da ARPA, insieme allo SPESAL di Taranto, una campagna di monitoraggio degli inquinanti nell’ambiente di lavoro delle cokerie di Taranto, a tutela dei lavoratori ILVA.