“Una società unica per tagliare i costi”
da La Stampa del 18.11.2013
18 November, 2013
di Alessandro Mondo
Uniti si vince. Come minimo, non si affonda: il rischio che incombe sulla maggior parte delle società operanti nella filiera dei rifiuti.
Rifiuti in calo
Per la verità, l’idea non è nuova. A rilanciarla, rendendola di stringente attualità, è il mutamento di un quadro che esaspera debolezze e contraddizioni croniche ormai impossibili da nascondere sotto il tappeto: negli ultimi anni la produzione complessiva di rifiuti è in diminuzione, tornando a valori inferiori a quelli del Duemila; nell’arco di undici anni la raccolta differenziata è raddoppiata (50% nel 2009, in provincia di Torino), rimanendo stabile dal 2009 al 2012; il fabbisogno di smaltimento dell’Ambito si è ridotto a 380 mila tonnellate l’anno rispetto al 2002. Numeri in calo che secondo Paolo Foietta, presidente dell’Ato rifiuti, impongono una revisione, a questo punto urgente, del Programma provinciale dei rifiuti: «Con il termovalorizzatore del Gerbido come unico impianto di riferimento per l’intero ambito provinciale e dunque a servizio di tutti i bacini, non solo quelli della zona Sud». Il che impone un’ulteriore diminuzione di rifiuti urbani pari a ulteriori 70 mila tonnellate e una nuova performance della raccolta differenziata al 60%.
Sono lontani i tempi in cui si discuteva, e si polemizzava, sulla necessità di un secondo inceneritore nel Torinese. Lontani anche quelli in cui, per difendere interessi di campanile e piccoli potentati, si è chiuso un occhio sui deficit del servizio: poco efficiente, costoso, comunque non omogeneo; poco meritocratico; incapace di valorizzare il recupero della materia anche in termini economici; ambientalmente e tecnologicamente non sostenibile.
Troppa frammentazione
Sono i vizi, ormai conclamati, di una frammentazione da superare. Come? «Integrando le società e i territori all’insegna di logiche industriali unitarie - spiega Foietta -, cercando sinergie economiche, sfruttando le economie di scala, sviluppando un sistema impiantistico integrato lungo l’intera filiera del trattamento del rifiuto». In una parola, facendo sistema.
Facile a dirsi, obietterà qualcuno. Infatti non c’è una strada unica per centrare l’obiettivo: che comunque resta, ed è imprescindibile, a meno di non assistere al collasso di società e Consorzi. Due le ipotesi: accordi volontari tra società autonome, efficientamento e sviluppo di progetti comuni; aggregazioni di società diverse in un unico polo. Se è il caso, e si direbbe che lo sia, individuando un socio privato in grado di fornire capitale e capacità operativa.
Società unica
Va da sé che ciascuno di questi percorsi presuppone vantaggi e svantaggi. Dopo averli analizzati accuratamente, il «report» propende per il secondo: più che l’integrazione di società autonome, a fare la differenza è/sarebbe la creazione di un’unica Società integrata, con la maiuscola, tale da gestire tutto il ciclo dei rifiuti per garantire un servizio completo e realmente integrato. Starà ai soggetti interessati - Provincia, Ato-rifiuti, Consorzi, Comuni, aziende - partire da questa traccia per decidere quale strada imboccare.
Con una premessa, sostanziale: gli effetti di ogni operazione, nel bene e nel male, ricadranno sui cittadini. Gli stessi che oggi pagano tariffe diverse, con oscillazioni incomprensibili da un territorio all’altro, sulla base di servizi non sempre all’altezza.