Ilva, Edo Ronchi: "I limiti della diossina li avevamo abbassati nel 99". E Vendola: “Allora riapriamo subito l’Aia”
Edo Ronchi, già ministro dell'Ambiente dal 1997 al 2000: «Il dossier di Vendola contiene un errore grossolano: ignora il recepimento, nel 1999, della direttiva 96/61/CEE, che stabiliva per le diossine delle industrie il limite di 0,1 nanogrammi». E Vendola coglie al volo la proposta migliorativa e scrive al Ministro Orlando per far riaprire l’Autorizzazione Integrata Ambientale dell’Ilva di Taranto. Si attende, a questo punto, la risposta del Ministro
21 November, 2013
Secondo Edo Ronchi, ex Ministro dell’Ambiente e attuale sub commissario dell’Ilva di Taranto, «il dossier di Vendola “La battaglia dell’Ilva”, presentato in Consiglio regionale, contiene un errore grossolano: ignora il recepimento, nel 1999, della direttiva 96/61/CEE, che stabiliva per le diossine delle industrie il limite di 0,1 nanogrammi». Eppure, precisamente dall’agosto del 1999, in quattordici anni, nessuna istituzione, o associazione ambientalista o singolo cittadino ha mai richiamato a proprio favore per il caso “diossina a Taranto” il Decreto legislativo 4 agosto 1999, n. 372 (GU n. 252 del 26 ottobre 1999), che stabilirebbe per quanto riguarda le emissioni di diossine e furani «l’applicazione delle Migliori Tecniche Disponibili» che «consentivano e consentono» per le industrie e gli agglomerati (leggi Ilva) «di stare entro i limiti di a 0,1 ng TEQ/Nm3 (0,1 nanogrammi per metro cubo di tossicità equivalente)».
Più che criticare la politica pugliese in fatto di diossina, il sub commissario dell’Ilva di Taranto sembrerebbe difendere il suo operato da ex Ministro dell’Ambiente dell’epoca.
Dopo aver letto i contenuti del discorso di Nichi Vendola per mezzo stampa, ieri ha risposto seccato, accusandolo in merito ad alcune affermazioni contenute nella relazione “La battaglia dell’Ilva” presentata in Consiglio regionale «di aver commesso un errore grossolano nella ricostruzione dei fatti normativi», e di aver detto una «falsità» relativamente ai limiti di emissioni degli impianti industriali.
«Si ignora il recepimento - ha scritto ieri Edo Ronchi - nel 1999, della direttiva 96/61/CEE, che stabiliva per le diossine delle industrie il limite di 0,1 nanogrammi, altro che 10.000». «Leggo su La Gazzetta del Mezzogiorno – continua – che Vendola avrebbe presentato un dossier al Consiglio Regionale della Puglia il 19 novembre nel quale sarebbe scritto: 'chissà perchè nel 97, l’allora Ministro dell’Ambiente Edo Ronchi emise un decreto che porta il suo nome con cui estendeva agli inceneritori il tetto di emissioni di 0,1 nanogrammi, ma lasciava invariato a 10.000 nanogrammi la diossina prodotta dalle industrie. Perché il limite 0,1 per gli inceneritori - spiega Ronchi – era previsto da una direttiva europea che riguardava gli inceneritori (Direttiva 94/67/CE), in vigore da 6 anni, non recepita prima, ma recepita per iniziativa del sottoscritto».
«La seconda affermazione – aggiunge Ronchi – è semplicemente falsa: sono, infatti, intervenuto sulle emissioni degli impianti industriali, diossine e furani comprese, con il Decreto legislativo 4 agosto 1999 (GU n. 252 del 26 ottobre 1999) di recepimento della direttiva 96/61/CEE relativa alla prevenzione e riduzione integrate dell’inquinamento e che stabiliva che, anche per gli impianti esistenti, per tutta una serie di inquinanti (diossine e furani comprese) andavano rifissati i limiti delle emissioni che dovevano, e devono, basarsi sulle migliori tecnologie disponibili che, come è noto consentivano, e consentono, di stare a 0,1 nanogrammi. Altro che 10.000 nanogrammi! Sostenere che siano rimasti in vigore valori simili, significa non conoscere le norme vigenti, ignorare recepimento della diretta 96/61/CEE e fornire alibi a chi non ha provveduto tempestivamente ad applicare quella legge, arrivando ad una prima Aia per l’Ilva solo nel 2011».
La nota di Ronchi, è stata valutata però dal Presidente Vendola, come una proposta migliorativa piuttosto che un accusa personale, tanto da chiedere con una lettera indirizzata al Ministro dell’Ambiente Orlando la riapertura dell’Autorizzazione Integrata Ambientale. La legge regionale pugliese, ricordiamo, al momento fissa il limite delle diossine a 0,4 ng/nmc (in vigore dal 2011), e «attualmente – come spiega Vendola – contenuti nel valore limite di 0,3 ng TEQ/Nm3 ( e destinati a scendere a 0,2 ng TEQ/Nm3)».
La risposta di Nichi Vendola a Ronchi: “Non sono d’accordo ma mi adeguo”
«Le osservazioni tecniche – ha dichiarato Nichi Vendola - contenute nella Relazione presentata ieri in Consiglio Regionale non volevano sviluppare polemiche retrospettive, ma ricostruire una dinamica legislativa e regolamentare che chiunque - con un po’ di pazienza – potrebbe ricavare su un qualsiasi manuale di diritto ambientale. L’on. Ronchi (ora subcommissario dell’ILVA) sostiene che è stato il ‘suo’ d.lgs. 372/1999 a fissare il limite di emissione delle diossine a 0,1 nanogrammi per normalmetrocubo (ng/nmc teq) per i grandi impianti industriali, come l’ILVA.
Non siamo d’accordo con questa interpretazione. In realtà il d.lgs 372/1999, recependo la normativa comunitaria in materia di AIA, all’art. 3, comma 2, disponeva che gli impianti esistenti si sarebbero dovuti sottoporre ad AIA recependo le migliori tecniche disponibili (le BAT). Era compito dei Ministeri competenti di definire Linee Guida contenenti le BAT.
Fermo restando quindi che la norma Ronchi non prevedeva alcun limite di emissione (controllate qui), essa obbligava i Ministeri ad una attività preliminare. Il Governo invece di svolgere tale attività, nel 2005 con un successivo D.Lgs. (il 59/2005) abrogava il 372/1999. E sempre nel 2005 finalmente predisponeva le Linee Guida che prevedevano per le emissioni il raggiungimento in condizioni normali di una concentrazione di diossine uguale o inferiore a 0,5 ngTEQ/Nmc. Si sottolinea 0,5 e non 0,1 e comunque applicabile solo attraverso una AIA.
Ma all’epoca l’ILVA non aveva l’AIA ed anzi le cose andavano per le lunghe. Per questo si spiega come per la Regione Puglia diventò fondamentale intervenire direttamente con la famosa Legge Regionale anti-diossine. E’ stato quindi per merito della Legge Regionale che all’appuntamento AIA del 2011 l’ILVA sia arrivata con un impianto di agglomerazione con limiti emissivi su standard accettabili. Se non ci fosse stata la legge antidiossine, si sarebbe partiti da un potenziale 10.000 ng/nmc per arrivare chissà quando agli obiettivi.
Questo è il diritto. E la Regione è ovviamente sempre disponibile ad un confronto tecnico con il subcommissario Ronchi, quando lo vorrà. E’ chiaro tuttavia che se fosse giusta l’osservazione dell’on. Ronchi non si capisce come mai il Ministero dal 1999 ha consentito all’ILVA e a tutte le grandi aziende industriali di superare il limite di 0,1 ng/nmc. Ma alla comunità pugliese e tarantina interessano anche i propositi che emergono dalle tesi di diritto, anche quando esse sono opinabili. Siccome il subcommissario sostiene che “le BAT consentivano e consentono di arrivare a 0,1 ng/nmc”, ci aspettiamo che il subcommissario (che rappresenta lo Stato nella gestione ambientale dello stabilimento) presenti immediatamente al Ministero una variazione migliorativa dell’AIA per scendere dal valore previsto nell’AIA Clini di 0,3 ng/nmc a quello da lui indicato come standard raggiungibile di 0,1 ng/nmc. In ogni caso, sarà cura della Regione Puglia di segnalare tale osservazione e sostenere questa tesi - pure se formulata a mezzo stampa - al Ministero dell’Ambiente ed al Comitato di Esperti in vista dell’approvazione del Piano delle Misure. Una volta tanto saremmo d’accordo nell’interesse dei pugliesi e della loro salute».
Nel frattempo Vendola scrive una lettera a Orlando chiedendo la riapertura dell’Autorizzazione Integrata Ambientale dell’Ilva.
A seguito delle dichiarazioni del sub commissario dell’Ilva Edo Ronchi, in relazione alla possibilità che “l’applicazione delle Migliori Tecniche Disponibili consentivano e consentono di stare a 0,1 nanogrammi” per quanto riguarda le emissioni di diossine e furani, il Presidente della Regione Puglia Nichi Vendola ha scritto al Ministro dell’Ambiente Andrea Orlando “affinchè le competenti strutture ministeriali vogliano porre in essere, con la necessaria tempestività, le azioni necessarie ad introdurre le opportune variazioni nell’AIA”. Di seguito il testo integrale della lettera che il Presidente Vendola ha inviato al Ministro Andrea Orlando.
«La stampa riporta oggi una dichiarazione dell’On.le Edo Ronchi, sub Commissario ILVA, in base alle quali le performance ambientali del camino E 312 dello stabilimento tarantino, relativo all’impianto di agglomerazione, sarebbero suscettibili di implementazioni ulteriori rispetto a quanto previsto nell’AIA in essere.
In particolare, in relazione alle emissioni di diossine e furani, il sub Commissario ha dichiarato che l’applicazione delle Migliori Tecniche Disponibili “consentivano e consentono di stare a 0,1 nanogrammi.
La comunità pugliese ha vivo interesse al perseguimento di tali obiettivi, che consentirebbero di ridurre ulteriormente i livelli di emissione dell’impianto di agglomerazione, attualmente contenuti nel valore limite di 0,3 ng/mc teq (destinati a scendere a 0,2 ng/nmc teq).
Per queste ragioni, Ti chiedo di voler disporre affinchè le competenti strutture ministeriali vogliano porre in essere, con la necessaria tempestività, le azioni necessarie ad introdurre le opportune variazioni nell’AIA, anche ai sensi dell’art. 29/octies del d.lgs. 152/2006. Ciò, anche in considerazione dell’imminente approvazione del Piano delle Misure di cui all’art. 1 , comma 5, d.l. 61/2016, e della successiva elaborazione del Piano Industriale a cura del Commissario Straordinario».
Anche Angelo Bonelli presidente dei Verdi, ha criticato la legge regionale sulla diossina: “Quella legge regionale sulla diossina descritta da lei come legge all'avanguardia, in realtà era stata concordata con il governo Berlusconi” e critica "i limiti di 0,4 ng TEQ/Nm3” applicati dalla legge regionale del 2008-2009". “In Germania – spiega Bonelli - i limiti per le diossine erano e sono tutt'ora più severi 0,1 ng TEQ/Nm3c. Ma la legge di cui parla non è stata mai applicata perché come ogni legge in materia ambientale funziona se i controlli e le sanzioni funzionano. Né controlli né sanzioni previste dalla legge sono state applicate come previsto dall'art.3 comma 2 della legge regionale sulla diossina pubblicata sul bollettino ufficiale della regione come n.200”.
Nichi Vendola, aveva allegato alla relazione presentata in Consiglio Regionale, una lettera indirizzata al Ministro dell’epoca del 17 settembre 2008 scritta da Alessandro Marescotti presidente di Peacelink "Diossina, la legge della Regione Puglia venga adottata dallo Stato Italiano", che conforta su questo aspetto la ricostruzione dei fatti operata dal presidente. «Come vede, quel limite di 10000 nanogrammi non si sposta da quasi vent'anni mentre per gli inceneritori è stato modificato» – scriveva Marescotti – “Ecco perché Le chiediamo di farsi promotrice, così come ha fatto il Presidente Vendola nell'ambito della legislazione regionale, di una norma che entro la fine del 2010 adotti il limite europeo di diossina a 0,4 nanogrammi a metro cubo. La legge antidiossina della Regione Puglia è un esempio di civiltà che gode a Taranto del sostegno di tutta la popolazione, sia di quella che vota a destra, al centro e a sinistra. Quella legge supplisce allo Stato centrale che si è fino ad ora inginocchiato di fronte ai poteri forti».