Alluvione in Sardegna, "non si tratta di un evento eccezionale"
Il ciclone Cleopatra non è un evento eccezionale, ma un "fenomeno di piogge convettive che si verifica in particolare nelle aree orientali e meridionali dell’isola e che non è prevedibile". Lo dice Ettore Crobu, presidente della Federazione regionale dei dottori agronomi e forestali della Sardegna
22 November, 2013
Il testo completo che Ettore Crobu, presidente della Federazione regionale dei dottori agronomi e forestali della Sardegna, ha scritto dopo l'alluvione che ha colpito l'isola.
A proposito degli avvenimenti recenti possiamo dimostrare che non si tratta di eventi eccezionali, si tratta di piogge convettive che si verificano in particolare nelle aree orientali e meridionali dell’isola e non sono prevedibili. Qualsiasi studio dell’uso del suolo dovrebbe prendere in considerazione questo dato pluviometrico che può raggiungere anche punte di 600 mm/giorno e 200-300 mm in un’ora.
Se si osservano i dati delle stazioni metereologiche dell’area si nota che le precipitazioni ogni anno si discostano dalla media nella misura del 100% o più. Questi fenomeni pur essendo conosciuti non sono mai stati presi in considerazione nella pianificazione territoriale. Tutti gli interventi nel territorio vengono eseguiti tenendo in considerazione la media della serie storica delle precipitazioni e non la precipitazione massima rilevata nel tempo. Le conseguenze sono visibili da tutti: fenomeni erosivi molto intensi nelle aree a forte pendenza senza alcuna sistemazione idraulica per la difesa del suolo.
Le direttive regionali non prevedono l’obbligatorietà delle sistemazioni idrauliche per garantire la stabilità dei versanti. In Italia esistono importanti tradizioni sulle coltivazioni in collina (terrazzamenti, lunettamenti) e pianura, con sistemazioni idrauliche che durano per secoli, come avviene in Toscana e in Liguria; l’efficacia degli interventi è legata alla presenza dell’uomo nelle campagne e conseguentemente al governo del territorio. Il suolo è un bene comune e come tale va difeso e garantita la conservazione per le generazioni future. La Federazione Regionale dei Dottori Agronomi e Dottori Forestali ha manifestato questi problemi e preoccupazioni sin dal 1961; come ha riferito dal Prof. Angelo Aru, in occasione di un evento che colpì la Sardegna meridionale, a Uta furono misurati oltre 900 mm in una giornata.
Il suolo va difeso e tutelato in quanto è il mezzo più importante per la regimazione dei deflussi, più è evoluto, maggiore è la quantità di acqua che può trattenere pere cederla ai fiumi e alle falde. L’interazione suolo pianta rappresenta l’elemento principale per la stabilità dei terreni e per la regolarità del deflusso idrico; il miglioramento della permeabilità delle superfici favorisce la penetrazione delle acque negli strati inferiori e limita lo scorrimento.
In Sardegna sono numerosi gli studi e le ricerche fatte in questo campo, Progetti CNR, Progetto Medalus dell’UE cui hanno partecipato università e istituti di tutta la comunità europea, organizzazione di numerosi convegni, trasmissioni televisive, pubblicazioni senza però aver avuto riscontro sull’applicazione dei risultati ottenuti. Il problema del degrado e degli eventi alluvionali che spesso comportano perdita di vite umane, come è avvenuto in questi ultimi anni e giorni, è sostanzialmente dovuto all’uso irrazionale del suolo e all’inadeguato governo del territorio. Le recenti politiche comunitarie adottate nel campo agricolo stanno portando ad un impoverimento delle aziende agricole ed un progressivo abbandono delle campagne.
Molti progetti vengono realizzati senza un supporto tecnico scientifico reale. Vedasi a tal proposito il miglioramento dei pascoli, la forestazione produttiva, la rete viaria di terzo livello ecc. Oltre al danno c’è lo spreco delle risorse naturali che abbiamo l’obbligo di conservare per le future generazioni. È strano che mentre le popolazioni del mondo aumentano, contemporaneamente diminuisca una risorsa come il suolo che deve produrre beni di prima necessità per l’umanità. In quest’ottica il suolo deve essere considerato un bene comune.
Per quanto attiene il limite di edificabilità di 150 metri dalle fasce pluviali, bisogna considerare che le aree che insistono sulle alluvioni recenti devono essere tutelate integralmente senza limiti, le alluvioni recenti sono le normali casse di espansione di fiumi e torrenti per cui non sono edificabili per l’alto riconosciuto rischio di inondazione; sono le aree con i suoli più fertili adatti alla coltivazione della gran parte di colture erbacee ed arboree. I suoli più importanti per l’agricoltura devono essere tutelati ed utilizzati per fini agricoli, si tratta di una risorsa limitata, irriproducibile per cui hanno una funzione paesaggistica ed economica importante e strategica.