Museo A come Ambiente: la lettera di dimissioni del direttore Carlo Degiacomi
Dopo le reciproche accuse tra l'assessore all'Ambiente del Comune di Torino Enzo Lavolta e il direttore del Museo Carlo Degiacomi, quest'ultimo presenta le proprie dimissioni. Ecco il testo integrale della lettera e il documento con la ricostruzione circostanziata dei fatti
02 December, 2013
Lettera ai soci del Museo A come Ambiente
Carlo Degiacomi
Un anno prima della scadenza naturale del mio incarico di Direttore del Museo A come Ambiente (ottobre 2014) sono costretto, mio malgrado, a dare le dimissioni per giusta causa dall’incarico, essendo impedito a svolgere serenamente il mio lavoro.
E’ un atto costretto dalle condizioni in cui da molti mesi versa il Museo, a causa dalla mancanza di indirizzi, risposte e delle azioni ed omissioni dalla gestione del Museo che fa capo al Presidente, che non mi permette di svolgere il mio ruolo di esecutore della volontà degli organi sociali, in modo utile per l’Associazione. L’impossibilità di procedere nel mio ruolo di Direttore proviene quindi da ragioni a me non addebitabili.
Vengono costruite ad arte fantasiose e diffamatorie dichiarazioni sulla mia persona e sul mio operato, sui rapporti familiari, ecc. anche tramite articoli dei giornali nei giorni scorsi senza dati e documenti provanti. Mentre ancora una volta, nell’ultima riunione del Consiglio Direttivo, il 25 novembre 2013, non sono stati discussi e affrontati nel merito, nonostante le mie sollecitazioni (avanzate oramai da molti mesi a questa parte) i temi fondamentali per l’andamento del Museo e per lo svolgimento del mio incarico di Direttore - bilanci consuntivi trimestrali, consolidamento della compagine sociale che rappresenta metà del bilancio annuo del Museo, stato di avanzamento dei cantieri di ampliamento e di allestimento, ecc.
L’Associazione A come Ambiente nasce nel 2003, con atto notarile sottoscritto da Carlo Degiacomi e Manuele Degiacomi, legali rappresentanti di due società private, che seguono l’ideazione e l’allestimento del Museo, apportandovi beni e fondi. A dicembre 2004 la compagine sociale inizia ad allargarsi ad altri soci, pubblici e privati. Nella memoria presentata dal sottoscritto al Sindaco della Città di Torino e illustratagli di persona a inizio novembre 2013, ho spiegato che dal dicembre 2011 purtroppo la gestione del presidente e del consiglio direttivo del Museo è stata problematica rispetto agli anni precedenti.
Dall’insediamento della nuova presidenza (già nel corso del 2012 e sempre più in questo 2013), ho sempre espresso ai membri dell’organo di gestione del museo una profonda preoccupazione per la totale assenza di indicazioni di indirizzo, per il venir meno di importanti voci economiche d’entrata, per la difficoltà della presidenza e del consiglio direttivo ad operare scelte in tempi utili, a mancate risposte e ad azioni discutibili della presidenza, fino a arrivare a scoprire e denunciare una serie preoccupante di “teorie” ad opera del Presidente, volte a estromettermi dalla direzione.
Potete anche solo lontanamente immaginare, conoscendomi ormai da molti anni, il travaglio personale in crescita fino agli ultimi tempi: ho non solo contribuito alla nascita del Museo, ma ho contribuito, nel mio ruolo esecutivo, con passione ed entusiasmo, al suo crescere, senza risparmiare idee, tempo libero, impegno professionale capacità e voglia di coinvolgere un numero sempre crescente di soggetti operanti sui temi ambientali.
Questo mio distacco dal Museo avviene proprio quando siamo sulla soglia del traguardo, scelto dalla compagine sociale, di ampliamento degli spazi espositivi e di nuovi allestimenti, attraverso il completamento del progetto IL FUTURO DELL’AMBIENTE nato sotto la precedente presidenza, ma fatto proprio nelle assemblee dei soci. Un progetto, questo, capace di rispondere appieno alle rinnovate esigenze di una città, di un territorio e di un tessuto economico industriale in profonda trasformazione e alla ricerca di nuove identità, con un polo importante e riconosciuto a livello nazionale di educazione alla sostenibilità, divulgazione scientifica, racconto dell’innovazione “verde” e dei temi di Smart City (le quattro grandi mission di A come Ambiente). Rimangono ancora molte cose da fare e tanti lavori e progetti da completare.
In questi quasi dieci anni il Museo è stato capace di trasformarsi e di:
- costruire una rete di soci, enti, aziende, strutture, in grado di lavorare insieme per fare cultura e educazione ambientale, divulgazione scientifica, informare sulle innovazioni, illustrare le buone pratiche;
- diventare un riferimento per il mondo della scuola e la famiglie per la costruzione di percorsi didattici che collegano i programmi con la vita quotidiana, con i comportamenti e le buone pratiche di sostenibilità;
- articolarsi in oltre 500 exhibit tematici sui temi più importanti e laboratori di divulgazione scientifica e di manualità creativa per “meravigliare” i visitatori di ogni età (classi e famiglie);
- raccontare temi di grande attualità ambientale (come i cicli di vita, l’impronta ecologica, i cambiamenti climatici, la città vivibile) con continui aggiornamenti e approfondimenti;
- progettare e realizzare exhibit interattivi e allestimenti multimediali con grande attenzione a sviluppare nuove tecnologie di comunicazione a due sensi;
- valorizzare la struttura di archeologia industriale del Museo, anche con gli ultimi ampliamenti progetto di noti architetti (padiglione verde e guscio) che contribuiscono alla vocazione ambientale della zona del Parco Dora, nuovo polmone verde cittadino;
- essere un simbolo piemontese, ma anche nazionale e internazionale per molti soggetti (associazioni, aziende, istituzioni, gruppi informali, studenti e insegnanti, settori dell’Università e del Politecnico, strutture e enti scientifici) per sperimentare divulgazione di massa, famiglie e singoli cittadini con modalità originali e efficaci;
- garantire, con grande impegno permanente, circa il 50% delle entrate con “rischio di impresa” grazie agli ingressi a pagamento e agli introiti dati dal saper vendere a terzi exhibit e allestimenti multimediali, fare attività per soci e terzi.
Ritenendo che i rapporti umani siano fondamentali mi porterò dietro, andando via, soprattutto il positivo ricordo di tanti di voi. Anzitutto di tante, tantissime persone, appartenenti a enti e imprese socie del Museo, e poi tanti impiegati e lavoratori di aziende, artisti e artigiani, professionisti dello spettacolo e della comunicazione, lavoratori di tante associazioni, amici del volontariato, membri delle commissioni ambiente e cultura di vari enti, tanti visitatori provenienti da aziende e enti di tutta Italia in visita al museo. I tanti professori e assistenti universitari, impiegati degli enti soci, che hanno collaborato ai contenuti scientifici con la voglia di scoprire linguaggi diversi di comunicazione e di informazione. Tutti volti che ho conosciuto in questi 10 anni e con le quali ho condiviso, attraverso una naturale empatia, progetti piccoli e grandi, consigli, idee e una profonda attenzione per il progetto museale, per la divulgazione scientifica, comportamentale, ecologica. Tutti i volti dello staff e di tanti dei lavoratori, con ruoli diversi, dalle pulizie agli animatori, alla segreteria che si sono succeduti negli anni, dell’impegno che ciascuno ha portato avanti fino ad oggi per il successo del Museo.
Così come difficilmente dimenticherò i volti di molte delle tantissime persone (oltre 600.000 presenze) di insegnanti, operatori culturali, bambini, ragazzi, adulti, ogni fascia di età, che hanno visitato il Museo A come Ambiente e che ne sono usciti entusiasti, seguendoci per anni, e sostenendo il comune impegno per un ambiente urbano più sostenibile e più intelligente. A cui aggiungere le migliaia di persone del pubblico che hanno seguito le attività itineranti del Museo, gli info container e i laboratori. E anche ricorderò la presenza dei tanti giornalisti che hanno parlato coi diversi media del Museo e delle sue attività, aiutandoci a diffonderne la conoscenza, avendo noi mezzi poveri per comunicare.
Sono certo che tutti continueranno a impegnarsi, anche in mia assenza, del Museo, essendoci una grande domanda in questa direzione. Ci sono tante cose da completare e da affrontare.
Sento un forte rammarico, alla luce di quanto sta avvenendo, per non essere riusciti, tutti i soci insieme (non solo per ragioni economiche, ma a volte per resistenze culturali), ognuno con il suo ruolo, ad ampliare ancora di più la componente privata della compagine sociale del Museo, per rendere questo progetto il più possibile al riparo da pratiche politiche rivolte ad altri interessi, ben diversi dal bene comune del Museo e dalla sua finalità, evitando di demolire, in un cupio dissolvi generale, quanto realizzato con anni di lavoro dalle tante figure che ho citato sopra, a partire dai soci.
In attesa di sentirvi per approfondire le motivazioni delle dimissioni per giusta causa, non essendo riuscito ad ottenere convocazione di assemblea e del comitato di indirizzo, grazie di cuore a tutti voi, sperando che le nostre strade si incrocino ancora.
Carlo Degiacomi
In allegato la lettera di dimissioni inviata al consiglio direttivo in data 2 dicembre 2013, che ha, a sua volta, in allegato la lettera ultima (data 21 novembre) con la richiesta di un consiglio direttivo urgente - trasmessa a tutti i membri del Consiglio Direttivo con un elenco di temi e di punti che non hanno trovato, nonostante le mie sollecitazioni, in questi ultimi due anni e in particolare sempre più nel 2013, né risposte, né occasione di esame e ricerca di soluzioni e indicazioni, ma solo omissioni e contrasti all’espletamento del ruolo di Direzione.
Rassegna stampa:
Assunzioni pilotate al museo. Il direttore accusa l'assessore - da La Repubblica del 29.11.2013
La spina Museo Ambiente oggi approda in Sala Rossa - da La Repubblica del 02.12.2013