Ecosistema Scuola 2013: crescono le rinnovabili nelle scuole italiane, ma non la sicurezza
Il dossier di Legambiente: oltre il 60% delle scuole sono state costruite prima del 1974, il 37,6% necessita di interventi di manutenzione urgente e il 38,4% si trova in aree a rischio. Il Nord guida la graduatoria della qualità dell’edilizia scolastica con Trento (1°), Prato (2°) e Piacenza (3°). Indietro il sud che compare solo a metà classifica con Lecce (27°)
08 January, 2014
Dal 2008 al 2013 le scuole italiane che utilizzano fonti di energia rinnovabile sono passate dal 6,3% al 13,5%. Lo rileva la XIV edizione di Ecosistema Scuola, il rapporto annuale di Legambiente sulla qualità dell’edilizia e i servizi scolastici in Italia. L’80,8% degli edifici, in particolare, ha installato impianti solari fotovoltaici, il 24,9% ha impianti solari termici, l’1,6% impianti di geotermia e/o pompe di calore e lo 0,4% ha impianti a biomassa. Infine il 9,6% utilizza il mix di fonti rinnovabili.
La percentuale media di copertura dei consumi da fonti rinnovabili, negli edifici ove presenti, è del 35,6%, con situazioni ideali a Prato, dove la copertura è del 100%. L’Aquila è la città dove in tutti gli edifici scolastici in cui sono stati installati impianti di energia rinnovabile viene utilizzato il mix di fonti. Tra le regioni che spiccano per l’utilizzo delle fonti rinnovabili ci sono Puglia (59,15), Veneto (32,7%), Abruzzo (28, 9%), Sardegna (23,8%), Emilia Romagna (23,6%). Anche quest’anno fanalino di coda sono Basilicata e Molise, i cui comuni capoluogo dichiarano di non avere edifici scolastici che utilizzano fonti di energia pulita. Per quanto riguarda l’uso delle fonti di illuminazione, il 62,9% delle scuole utilizza il neon, mentre il 20,4% usano altre illuminazioni come le fluorescenti compatte e quelle al led.
In lieve crescita i dati sul radon, che viene monitorato dal 34,8% delle amministrazioni. Preoccupano invece quelli relativi al monitoraggio dell’amianto con una diminuzione dei comuni impegnati nell’effettuare i controlli in questione negli edifici scolastici. Aumentano invece i casi certificati di amianto (10,5%) e quelli sospetti (3,1%). Problemi di monitoraggio si riscontrano anche per le fonti d’inquinamento ambientale esterne come elettrodotti, emittenti radio televisive, antenne dei cellulari. L’11,6% degli edifici si trova a meno di un km da fonti di inquinamento acustico, mentre sono il 2,2% quelli che si trovano vicino a emittenti radio televisive. Nel 2012 sono solo 5,19% i comuni che hanno monitorano le scuole situate vicino agli elettrodotti (3,6%), solo il 10,8% delle amministrazioni ha realizzato monitoraggi sulle scuole che si trovano in prossimità di antenne cellulari (14,1%).
Sul fronte dei servizi e delle buone pratiche ambientali, rimane costante la media di prodotti biologici nei pasti pari a 56,9%, mentre aumenta l'utilizzo dei pasti interamente biologici nelle mense pari all’8,5%. Per quanto riguarda le stoviglie, resta ancora significativo l’uso di piatti usa e getta di plastica/carta con il 34% dei casi: una mensa su tre. Dati preoccupanti arrivano dall’utilizzo dell'acqua di rubinetto nelle mense scolastiche che si attesta al 50,1%, in decrescita costante negli ultimi anni nonostante sia aumentata la sensibilità sociale al valore dell’acqua come bene comune. Anche la raccolta differenziata presenta toni chiaroscuri. Se da una parte migliora la differenziata di plastica (71,6%), vetro (73,3%), organico (57,8%); scende invece quella dell’alluminio (-1,4%), delle pile (- 0,5%), della carta (- 4,3%) e dei toner (-0,9%).
Sul fronte della mobilità urbana e della sicurezza, segnali positivi arrivano dal servizio di scuolabus. Le scuole che usufruiscono di tale servizio sono 30% contro il 25,9% del 2011. Un servizio diffuso più tra le regioni del centro con oltre 20 punti percentuali sopra la media nazionale. Sotto quasi di otto punti gli edifici scolastici del nord a cui il servizio viene garantito. Diminuiscono invece gli edifici scolastici con aree di sosta per le auto: se nel 2011 erano il 53,7%, nel 2012 si attestano al 50,1%. In lieve crescita il servizio pedibus e i percorsi casa scuola (6,9%), mentre aumenta la presenza dei nonni vigili (23,3%) e le piste ciclabili nei pressi delle scuole (12,6%) contro il 10,5% del 2011. Bene anche i dati sugli edifici scolastici con giardino o aree verdi fruibili che si attestano al 74,6%, mentre restano costanti quelli con palestre o strutture per lo sport (52,2%). Sono invece ancora troppo pochi gli istituti all’interno di isole pedonali (0,8%) meno di un edificio su cento si trova all’interno di isole pedonali; mentre le scuole in zone 30 sono solo il 9%. Interessanti i dati sulla presenza delle biblioteche per ragazzi all’interno degli edifici scolastici che si attestano al 35,4%.
Non migliora, invece, la situazione della sicurezza. Oltre il 60% degli edifici scolastici sono stati costruiti prima del 1974, data dell’entrata in vigore della normativa antisismica. Il 37,6% delle scuole necessita di interventi di manutenzione urgente, il 40% sono prive del certificato di agibilità, il 38,4% si trova in aree a rischio sismico e il 60% non ha il certificato di prevenzione incendi. Sono ancora poche, inoltre, le esperienze modello e gli esempi di un’edilizia sicura e sostenibile, di cui Trento è il portabandiera, seguito da Prato e Piacenza; troppe, invece, le inadeguatezze da fronteggiare che accomunano il Nord e il Sud del Paese. Anche quest’anno i dati confermano lo stallo in cui si trova la qualità del patrimonio dell’edilizia scolastica italiana, che fatica a migliorare nonostante gli investimenti siano ripartiti e sembrano essere per la prima volta più consistenti.
“Ancora oggi non esiste un monitoraggio complessivo e sistematico dello stato di sicurezza delle scuole italiane – dichiara Vanessa Pallucchi di Legambiente - Per questo chiediamo che venga al più presto realizzata l’anagrafe dell’edilizia scolastica che attendiamo dal 1996, anno dell’entrata in vigore della legge 23 che la istituiva e che venga data la possibilità agli enti locali di operare in deroga al patto di stabilità per investire sulla messa in sicurezza delle scuole stesse. In particolare torniamo a ribadire che senza la pubblicazione dell’Anagrafe non si ha accesso a quelle informazioni che consentono a studenti, genitori e lavoratori della scuola di conoscere lo stato dei singoli edifici e alle istituzioni di avere un quadro puntuale dei bisogni di intervento nelle nostre scuole e quindi, di orientamento della programmazione e degli investimenti. Per questo, Ecosistema scuola si propone come uno strumento di sensibilizzazione e informazione sociale, ma anche come stimolo politico, affinché l’edilizia scolastica diventi ambito prioritario d’investimento su cui puntare. Dal rapporto abbiamo visto quanto poco gli interventi a pioggia e non programmati siano serviti ad intaccare una situazione permanente di emergenza legata alla messa a norma e alla manutenzione ordinaria e straordinaria del patrimonio edilizio scolastico che ha urgentemente bisogno di essere rinnovato e innovato”.
L’indagine di Legambiente ha preso in esame 5.301 edifici scolastici di competenza dei comuni capoluogo di provincia, di questi circa il 62% è stato costruito prima del 1974, mentre il 4,8% è stato costruito tra il 2001 e il 2002. Solo lo 0,6% risulta edificato con criteri di bioedilizia, in particolare sono dodici i comuni che hanno deciso di investire in questo settore. L’8,8% invece è stato costruito con criteri antisismici. La verifica di vulnerabilità sismica è stata realizzata solo sul 27,3% degli edifici. Nei Comuni che si trovano in area a rischio sismico (zona 1 e 2) e idrogeologo, solo il 21,1% gli edifici ha compiuto tale verifica. In lieve crescita invece i dati sull’accessibilità, l’82,3% degli edifici ha i requisiti di legge, il 16,4 % ha realizzato interventi per l’eliminazione delle barriere architettoniche. Sul fronte delle certificazioni, rimangano stabili i dati relativi alle porte antipanico (90,2%), agli impianti elettrici a norma (83,4%).
Dalla fotografia di Ecosistema Scuola 2013 anche quest’anno si riconfermano in testa alla graduatoria nazionale le città capoluogo del centro nord. Svetta al primo posto in classifica Trento, seguito da Prato (2°), salita di due posizioni rispetto allo scorso anno, Piacenza (3°), Pordenone (4°), Reggio Emilia (5°), Parma (6°), Verbania (7°), Forlì (8°), che si confermano anche quest’anno nella top ten della graduatoria. Quindi le nuove entrate: Sondrio (9°) e Brescia (10°). A guidare invece la classifica sulla qualità dei servizi e dell’edilizia scolastica è invece l’Emilia Romagna con 4 città tra le prime dieci. Ad aprire invece la graduatoria delle grandi città Torino (13º) seguita da Firenze (25º), in flessione rispetto allo scorso anno, mentre sale in classifica Milano (33°). Anche quest’anno Napoli (37º) risulta prima tra le grandi città del sud. Invece Lecce (27º) e Benevento (31º) sono le prime città del sud nella graduatoria generale, anche se entrambe in discesa rispetto allo scorso anno, mentre Olbia (40º) è la prima tra quelle delle isole. L’Aquila (23°) torna in graduatoria per la prima volta dopo il terremoto del 2009 conquistando la parte medio alta. Roma, invece, non è stata inserita nella graduatoria perché ormai da diversi anni presenta dati incompleti.
Sul fronte dei servizi, a distinguersi sono invece Frosinone, Novara, Ragusa, Vercelli per il servizio di scuolabus, Treviso per quello di pedibus che coinvolge quasi la metà degli edifici scolastici. Bolzano, Firenze, Milano, Trieste e Lecce sono invece le città che investono in manutenzione ordinaria e straordinaria. Prato si distingue per l’installazione di impianti di energia rinnovabile in 47 edifici sui 91 complessivi, coprendo, negli edifici dove sono presenti impianti, il 100% dei consumi da rinnovabili. Oppure Piacenza dove nelle mense scolastiche si presta una particolare attenzione nella gestione dei pasti, grazie alla fornitura da parte di una cooperativa agricola di produttori piacentini di prodotti genuini e a km zero.
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