European Bioplastics conferma: fino al 10% le bioplastiche non danneggiano la raccolta della plastica
L’associazione europea che riunisce le aziende dell’intera filiera delle bioplastiche conferma i risultati dello studio Conai sul fine vita di tali prodotti: fino a una percentuale del 10% non danneggiano in alcun modo il riciclaggio della plastica (la soluzione con il minor impatto ambientale secondo lo studio)
21 January, 2014
La bioplastica avviata a riciclo meccanico assieme alla plastica tradizionale non ne danneggia la qualità se presente in quantità non superiori al 10%: European Bioplastics - associazione europea che riunisce le aziende del settore - conferma il risultato dello studio Conai presentato esattamente un anno fa a Milano. (Guarda i video).
L’analisi di European Bioplastics si basa su ricerche condotte dall’Istituto per le bioplastiche e i biocompositi dell’Università di scienze ed arti applicate di Hannover, dal Consorzio Conai e da Biotec, produttore di bioplastiche a base di amido, biodegradabili e compostabili.
Ricordiamo le conclusioni principali:
Gli imballaggi biodegradabili non vanno dispersi nell’ambiente perché il loro tempo di biodegradazione potrebbe durare anni (NdR: i tempi di biodegradazione che consentono alle bioplastiche di rispettare la normativa UNI EN 13:432 sono tali solo ed esclusivamente negli appositi impianti, non all'aria aperta); per la raccolta dell’umido devono essere usati esclusivamente i sacchetti biodegradabili (Dove per biodegradabile il consorzio Conai intende esplicitamente compostabile, come si legge nello studio); gli imballaggi, i bicchieri e le stoviglie biodegradabili usati possono essere raccolti con l’umido per essere inviati a riciclo organico. Oppure, se non contaminati da rifiuti organici alimentari, e su disposizioni degli organi locali competenti, possono essere raccolti insieme a quelli realizzati con plastiche tradizionali.
Soluzione, quest'ultima ritenuta dallo studio quella a minor impatto ambientale, a patto di rispettare alcune precauzioni. Ossia:
"Gli imballaggi realizzati con plastiche biodegradabili oggi sul mercato possono essere destinati al riciclo meccanico con alcune precauzioni tecniche. In particolare:
o gli imballaggi flessibili (shoppers e film) realizzati con plastiche biodegradabili, tipo il Mater Bi sperimentato, che non sono separabili automaticamente negli impianti di selezione da quelli flessibili di plastiche tradizionali, sono comunque riciclabili, fino a un contenuto del 10% con gli stessi imballaggi di plastiche tradizionali; o gli imballaggi rigidi, realizzati con plastiche biodegradabili, tipo INGEO (PLA) sperimentato, risultano riciclabili meccanicamente, se opportunamente separati negli impianti di selezione".
Scarica lo studio di European Bioplastics
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