Smog: anche al di sotto dei limiti consentiti aumenta il rischio di infarto | Uno studio lungo 12 anni
Vivere in città inquinate, anche se conformi ai limiti di legge, aumenta il rischio di infarto e angina. Nuove conferme da uno studio coordinato dal Dipartimento di Epidemiologia del Lazio e dalla Città della Salute di Torino, pubblicato sul British Medical Journal | Cosa dice lo studio | Video
23 January, 2014
Un nuovo studio del progetto europeo ESCAPE coordinato in Italia dal Dipartimento di Epidemiologia del Lazio e dalla Città della Salute e della Scienza di Torino, ha esaminato più di 100.000 persone residenti in 7 città di 5 paesi europei. In Italia, lo studio è stato condotto a Roma e a Torino coinvolgendo circa 14.000 persone.
Lo studio stima che per ogni aumento nella media annuale di esposizione a particolato (le particelle di diametro inferiore a 10 micrometri, PM10) di 10 µg/m3 vi è un aumento del rischio di attacchi cardiaci del 12%. I soggetti in studio sono stati seguiti per circa 12 anni e più di 5000 hanno avuto un primo infarto o un ricovero per angina instabile.
L’associazione tra esposizione prolungata a particolato e incidenza di infarto e angina è stata confermata anche una volta che i dati raccolti sono stati – per così dire – “depurati” dalle possibili influenze dovute a fattori come l’abitudine al fumo, lo stato socio-economico, l’attività fisica, il livello di istruzione e l’indice di massa corporea.
Come sintetizza Giulia Cesaroni (fra gli autori della ricerca), “il nostro studio suggerisce un’associazione tra esposizione cronica al particolato e l’incidenza di eventi coronarici acuti, perfino a concentrazioni al di sotto dei limiti attuali europei”.
Cosa dicono le raccomandazioni ufficiali?
Il limite annuale europeo di 25 µg/m3 per il PM2,5, mentre l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) propone 10 µg/m3. “I nostri risultati”, dicono gli autori, “supportano l’idea che avvicinandoci a questo obiettivo si potrebbero raggiungere grandi benefici per la salute delle persone.” A livello istituzionale è dunque necessario abbassare i limiti stabiliti dalle linee guida europee per il particolato. Più in generale, è indispensabile diminuire l’inquinamento, per la salute di tutti.
Per il ricercatore Francesco Forastiere"Si tratta di risultati importanti che suggeriscono un effetto specifico dell'inquinamento atmosferico sull'apparato cardiovascolare. Le esposizioni ambientali non erano una preoccupazione per la cardiologia fino a poco tempo fa, ma oggi si scopre che l'infarto può avere una origine ambientale. L'inquinamento deve essere considerato dal mondo medico insieme ai fattori di rischio tradizionali, come il fumo o la scarsa attività fisica".
Scarica lo studio Escape
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