"Non si capiscono più le stagioni", gli agricoltori disperati
Dopo un altro gennaio anomalo (+3° di media) che in alcune zone fa spuntare le gemme e le previsioni del "vortice artico" di queste ore, in Lombardia si teme la gelata. Un produttore di frutta del Mantovano: abbiamo messo le reti contro la grandine, abbiamo organizzato l’irrigazione a goccia contro la siccità e adesso la neve dopo un gennaio caldo; non si capiscono più le stagioni
27 January, 2014
Vortice artico, allerta per i frutteti in Lombardia. Secondo Coldiretti c’è timore per lo shock termico che potrebbero subire le piante dopo che i primi venti giorni di gennaio in Italia hanno fatto registrare una temperatura massima superiore di circa 3 gradi a quella media del periodo, secondo le analisi Coldiretti su dati Ucea. Domenica 26 in pianura, nell’ora più calda, si sono toccati i 12 gradi, mentre da martedì si dovrebbe scendere in notturna sotto lo zero.
Nel Cremonese, a Grumello, Paola Caizzi gestisce l’agriturismo e fattoria didattica “Locanda San Martino” ha un frutteto con piante di albicocche, ciliegie, pesche, prugne, mele, pere, fichi, prugne selvatiche, cachi. “E’ un frutteto che serve per il nostro agriturismo. Già l’anno scorso per colpa del meteo abbiamo perso gran parte del raccolto: dopo un inizio d’inverno mite, febbraio ci aveva stroncati con pioggia, acqua e freddo proseguiti fino ad aprile. Adesso temo che la storia si possa ripetere: con le settimane quasi primaverili che abbiamo avuto, vari alberi hanno già messo le gemme. Penso, in particolare, ai ciliegi, ma anche alle prugne selvatiche. Se nei prossimi giorni la temperatura dovesse scendere di molto, o se arrivassero neve e gelate, il ciclo delle piante sarebbe bruscamente interrotto. E addio frutta.”
In Lombardia – spiega la Coldiretti regionale – ci sono oltre 6 mila ettari coltivati a frutta fresca, mele e pere, con una produzione annua che sfiora le 150 mila tonnellate, alle quali si aggiungono altre 115 mila tonnellate di angurie e meloni. “I terreni destinati ai meloni – spiega Riccardo Gorzoni, responsabile economico della Coldiretti Mantova – sono impastati di fango e acqua e questo crea problemi allo sviluppo delle piantine, che da una parte non sono andate in riposo vegetativo a causa delle temperature miti e dall’altra fanno fatica a proseguire su terreni così compatti”.
Per Giovanni Pietropoli, 52 anni, produttore di frutta a Roverbella nel Mantovano, dove coltiva albicocche, kiwi e pesche, “ogni volta ce ne è una: abbiamo messo le reti contro la grandine, abbiamo organizzato l’irrigazione a goccia contro la siccità e adesso bisogna vedere cosa succede con il freddo. Se restiamo fra i 2 e i 4 gradi sotto zero dovremmo farcela. Ma se la cosa si prolungasse o se poi si ripetesse fra un mese, allora i problemi sarebbero maggiori. Non si capiscono più le stagioni”.
In Valtellina, dove sono già a meno 2 gradi e dove si trova la culla della mela lombarda con circa 40 mila tonnellate raccolte ogni anno, Pietro Panizza, agricoltore di Tirano, conferma: “Da noi le gemme non si sono ancora aperte e un po’ di freddo ci aiuterà a tenere ferme le piante visto che le gelate peggiori di solito arrivano quando la Pasqua è tardiva, come quest’anno”
Nell’Oltrepò Pavese, è la neve a preoccupare di più i frutticoltori, già alle prese con le abbondanti piogge cadute nei giorni scorsi sulle colline. “Le precipitazioni previste potrebbero spezzare qualche ramo, ma i problemi più grandi potrebbero arrivare dall’aumento dell’acqua nel terreno – spiegano dall’azienda agricola Daniele Brignoli di Bagnaria, in Valle Staffora dove si producono mele e ciliege –. Già adesso il terreno non riesce a ricevere più acqua e quando la neve si scioglierà le piante potrebbero soffrire di asfissia radicale”.