Ex Sisas di Pioltello-Rodano: una (sporca) storia lunga 28 anni
Arresti e indagati per “l’affaire” ex Sisas: funzionari pubblici e imprese che hanno operato nella zona accusati di corruzione e traffico illecito di rifiuti. Greenpeace e Legambiente denunciavano da anni inadempienze, infrazioni e connivenze politiche, dietro la bonifica dell'ex polo chimico ad est di Milano
28 January, 2014
di Aglaia Zannetti
“Una sporca storia. Il caso della bonifica delle discariche dell’area ex Sisas di Pioltello-Rodano”. Così, in un comunicato risalente a marzo 2011, Greenpeace lanciava l’allarme sullo smaltimento delle 280 mila tonnellate di rifiuti industriali provenienti dal polo chimico dell’area ex Sisas di Pioltello-Rodano, alle porte di Milano (di cui anche ECO aveva dato conto in un nostro articolo del 29 marzo 2011).
Dopo quasi tre anni di indagini, condotte dal Nucleo Operativo Ecologico dei Carabinieri e dai Comandi Provinciali di Milano, Roma e Napoli, le denunce di Greenpeace e di Legambiente (risalente a due anni prima) si rivelano in tutta la loro fondatezza: 38 indagati e 6 arresti “eccellenti” (tra i quali figura il nome di Luigi Pelaggi, ex Capo della Segreteria dell’allora Ministro dell’Ambiente Stefania Prestigiacomo) con l’accusa di corruzione, truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche, traffico illecito di rifiuti. “L'indagine” spiegano i carabinieri "ha evidenziato varie condotte illecite (…) in ordine alla aggiudicazione dell'appalto per l'esecuzione dei lavori di bonifica del sito ed allo smaltimento dei rifiuti in siti di proprietà, previa fraudolenta declassificazione degli stessi da pericolosi a non pericolosi, con l'ottenimento di ingiusti profitti".
Un semplice cambio di etichetta e i rifiuti venivano “magicamente” trasformati da pericolosi (poiché contenenti in alcuni casi benzo(a)pirene e mercurio) in scorie “pulite”, smaltite nelle nostre discariche e in altri siti in Germania e Spagna.
La storia (e i guai) dei 330 mila metri quadrati del cosiddetto “Polo chimico di Pioltello-Rodano”, che ospitava tre discariche denominate A, B e C contenenti 280.000 tonnellate di rifiuti industriali (tra cui idrocarburi policiclici aromatici, residuo della produzione di colle e solventi contaminati con mercurio e 50.000 tonnellate di nerofumo generati dai processi produttivi) risale al 1986, quando il Tribunale di Milano aveva già condannato la Sisas alla bonifica urgente, sentenza disattesa e sfociata in una procedura di infrazione da parte della UE nel 2002.
A seguito di una prima condanna, per non aver ancora proceduto alla bonifica, nel 2004 il ministero dell’Ambiente autorizza con urgenza l’avvio dei lavori: vince l’appalto la Sadi Servizi Industriali, e qui entra in scena Luigi Pelaggi, nominato dal governo Berlusconi commissario delegato per l’esecuzione della prosecuzione e completamento delle attività, il quale, secondo le accuse, riceve una mazzetta di 700mila euro affidando l’appalto alla Società Daneco Impianti, che l’inchiesta chiarisce essere priva di permessi e requisiti, così come la stessa Greenpeace aveva denunciato nel 2011: “Chiarire al più presto” si leggeva nel comunicato “se la società Daneco Impianti abbia declassificato rifiuti pericolosi esportati in Spagna per lucrare un illecito guadagno a spese dell’ambiente e della salute umana”.
E’ di pochi giorni fa il comunicato stampa di Legambiente con il quale l’Associazione annuncia la propria intenzione di costituirsi parte civile nel processo relativo alla bonifica dell’area: ”E’ ora di scrivere la parola fine” ha dichiarato il Presidente di Legambiente Lombardia Damiano Di Simine “sull'indecente gestione dei procedimenti di bonifica e sul sottobosco affaristico e malavitoso che ha tentato, spesso riuscendoci, di avvantaggiarsi di situazioni di estrema criticità ambientale e di grande complicazione normativa. Chiediamo che sulle bonifiche di siti contaminati si apra la stagione della trasparenza e della certezza dei controlli, per far sì che interventi così complessi e necessari vengano effettuati da imprese di chiara competenza e di specchiata etica aziendale, prevenendo ogni forma di infiltrazione e malaffare”.