Biciclette "in contromano": FIAB fa il punto della situazione
Sulle pagine dei quotidiani appaiono titoli fuorvianti, secondo la Federazione Italiana Amici della Bicicletta, che fa chiarezza sul senso della modifica al codice della strada annunciata, entro l'etstate, dal sottosegretario ai Trasporti Erasmo D'Angelis
03 February, 2014
FIAB: Repubblica, in prima pagina dell'edizione nazionale di sabato 1 febbraio, pubblica un articolo di Ilaria Ciuti (con qualche contributo FIAB).
L'articolo illustra la proposta di antica data (non solo FIAB) di istituire in alcuni sensi unici la regola "eccetto bici" funzionale alla continuità e linearità dei percorsi ciclabili urbani; proposta trattata in molti articoli sui nostri siti e applicata da anni, senza problemi, nei paesi europei ad alta densità ciclistica e da alcuni Comuni italiani (che ne hanno capito l'utilità e trovato le modalità tecniche di realizzarli senza trincerasi dietro i soliti "non si può"). Un via libera più esplicito proveniente dal Codice o dalle norme ministeriali lo chiede FIAB da anni; servirebbe soprattutto per abbattere il muro dei "non si può" (è la canzoncina stonata più in voga negli Uffici Tecnici italiani, che le associazioni FIAB si sentono canticchiare da sempre, un tormentone insomma).
Anche se il titolo del servizio parla di "contromano", che è tutt'altra cosa rispetto alla proposta (e che FIAB mai ha proposto), è buona cosa che finalmente se ne parli.
Nell’articolo c’è anche un’intervista al Presidente dell'ACI Angelo Sticchi Damiani che, arroccato su posizioni di retroguardia, finisce addirittura per dire che l'Italia non può adeguarsi alla normativa europea perché i nostri automobilisti sono più "distratti". Sia FIAB che l’intergruppo parlamentare per la mobilità nuova e ciclistica hanno contestato queste affermazioni. Ne riparleremo.
Tutto questo improvviso "rumore" su una delle proposte che FIAB sta elaborando e portando avanti da anni, nasce da una attività importante che FIAB, a diversi livelli, ha svolto in questi anni. Dal rafforzamento della nostra capacità di farci ascoltare, a volte dirompente, grazie al rafforzarsi di allenze importanti che hanno visto FIAB lavorare con altri soggetti o "ombrelli" associativi (Salvaiciclisti e Rete per la Mobilità Nuova, Legambiente, Comodo, ecc.) ed istituzionali (ANCI, Gruppo interparlamentare, ecc.).
Questa attività si è particolarmente intensificata negli ultimi mesi. Dichiara Giulietta Pagliaccio: "Poco alla volta siamo diventati un punto di riferimento autorevole per la politica sui temi della mobilità ciclistica: si intensificano i rapporti a tutti i livelli, dal parlamentare al ministro o sottosegretario di turno". Spesso si tratta di incontri e di rapporti istituzionali impegnativi, con viaggi a Roma, telefonate, partecipazione a seminari ed elaborazione di documenti complessi. Pertanto a volte facciamo fatica a stare dietro alle molteplici iniziative in corso e a darvene contemporaneamente una corretta e puntuale comunicazione.
Vediamo brevemente qualcosa di tutto quel che bolle in pentola:
A Roma il 14 febbraio ci sarà un appuntamento importante, il seminario alla Camera dei Deputati "LA CICLABILITA’ IN EUROPA: COME RENDERE UN PAESE BIKE FRIENDLY". La FIAB assieme all'intergruppo parlamentare per la mobilità nuova e ciclistica presenterà le politiche europee più avanzate e di successo per la promozione della ciclabilità. L'incontro sarà propedeutico alla definizione del progetto di legge quadro per la mobilità ciclistica che verrà presentato in parlamento entro la primavera.
Oltre al seminario vogliamo ricordare la presentazione della modifica di legge dell’infortunio in itinere da parte di Diego Zardini primo firmatario, Paolo Gandolfi ed altri 24 deputati a noi vicini.
E poi il grande lavoro sulla modifica della normativa tecnica ministeriale: una opportunità da non perdere, un vero e proprio campo di battaglia fra decennali bastoni fra le ruote e le innovative proposte ANCI, sostenute da Fiab. Lo stesso articolo di Ilaria Ciuti ci fa capire che il risultato non è affatto scontato (per es. la larghezza di 4 metri, completamente fuori della prassi europea), e molti "dettagli" saranno oggetto di negoziato al tavolo ministeriale, a cui partecipa anche FIAB.
Forse siamo riusciti a "smontare" una proposta degli uffici ministeriali ancora più farraginosa di quanto non sia oggi e che avrebbe reso sempre più complicato attuare interventi in favore della mobilità ciclistica; questa partita, in realtà, è ancora aperta e il nostro lavoro di lobby mira a creare un fronte unito a sostegno di tesi e proposte che sono non solo nostre: mettere insieme politici, tecnici di aree diverse, sindaci, assessori, funzionari pubblici, ma anche il mondo dell’impresa attraverso ANCMA, è un’attività complessa e faticosa ma indispensabile. È necessario fare massa critica per poter dimostrare che le nostre non sono richieste di uno sparuto gruppo di nostalgici in bici, ma rappresentano interessi ampiamente condivisi da una larga e sempre crescente fascia di cittadini italiani.
Ma non finisce qui e ci stiamo preparando per il semestre di Presidenza italiana del Consiglio dell’Unione Europea: abbiamo inviato una lettera al Ministro dei Beni culturali prof. Bray a firma della Presidente Giulietta Pagliaccio e del presidente ECF Manfred Neun, con cui proponiamo iniziative di promozione del cicloturismo in Italia e a breve incontreremo il sottosegretario Giordani per discutere delle nostre proposte.
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