Meno piante e fiori con la crisi, resistono solo le piantine per gli orti urbani
Coldiretti Lombardia denuncia la crisi del florovivaismo lombardo: 300 aziende hanno chiuso in un anno. Tra le cause anche i danni del clima anomalo, ma la gente e i condominii comprano meno fiori e piante. Resistono solo le piantine per gli orti urbani, fenomeno in continua crescita
12 March, 2014
Secondo Coldiretti Lombardia la crisi economica tra il 2012 e il 2013 ha colpito duramente il florovivaismo lombardo, facendo sparire circa 300 aziende in tutta la filiera del verde. L’unico segmento che tiene sarebbe quello destinato agli “hobby farmers”, coloro che nel tempo libero si dedicano alla coltivazione di un orto.
La Lombardia è tradizionalmente ricca di aziende florovivaistiche - 5.200 imprese con circa 15 mila dipendenti tra produzione, garden, costruzione e manutenzione del verde, concentrate soprattutto nelle province di Milano, Varese e Brescia, ma ormai in continua diminuzione. Tra il 2012 e il 2013 il calo è stato del 7%, mentre fra il 2013 e il 2014 se ne teme uno ulteriore di circa il 12%”.
Le cause? La concorrenza straniera, il calo degli ordini da parte della pubblica amministrazione e anche da parte del settore edilizio sulla preparazione del verde nei condomini, ma pure l’andamento climatico anomalo. Più in generale la crisi dei consumi, che ha portato le famiglie a ridurre beni ritenuti secondari, come piante e fiori.
L’unico segnale positivo verrebbe dalla vendita delle piantine da orto domestico – come aglio, cicorie, pomodori - il resto è fermo e con le piante da esterno si lavora in perdita da quando è esplosa la crisi edilizia e delle amministrazioni pubbliche. Queste le testimonianze dei vivaisti.
Quella degli orti urbani – commenta Coldiretti Lombardia – è una tendenza in continua crescita che non coinvolge più solo pensionati e le casalinghe, ma che si sta allargando a tutte le fasce della popolazione, con esperimenti di coltivazione collettiva come quella della Cascina Cuccagna a Milano.
Per far fronte alla crisi, le aziende vivaistiche più strutturate guardano all’estero. Negli ultimi due o tre anni è cresciuto molto il mercato verso la Turchia o gli Emirati Arabi, dove l’edilizia non si è fermata. Dalla Lombardia si esportano in particolare alberature ad alto fusto, come le conifere.
Le piccole imprese che non chiudono, per uscire dal tunnel, si reinventano passando dalla costruzione del verde al settore della manutenzione, ma denunciano la mancanza degli sgravi fiscali richiesti e l’assenza di una vera lotta al lavoro nero, che fa concorrenza sleale ai florovivaisti onesti.