Treno Verde: "Verona sepolta dallo smog, livelli allarmanti di polveri sottili"
“Basta smog, ci avete rotto i polmoni”: blitz dei volontari del Treno Verde al Comune di Verona. Legambiente: “Manca quella necessaria capacità politica di immaginare un modo nuovo di usare il territorio. La Regione Veneto unica del nord Italia a destinare così pochi fondi per il trasporto pubblico pendolare"
24 March, 2014
Si respira mal’aria a Verona, con allarmanti livelli di pm10 che in determinati orari superano anche di tre volte i valori limite imposti dalla normativa. Il Pm10 è costantemente “fuorilegge”, così come il Pm2,5, la frazione di polveri più dannose per la salute, e il benzene. Vista la criticità della situazione questa mattina i volontari di Legambiente hanno voluto manifestare con un provocatorio striscione “No allo smog, ci avete rotto i polmoni”, esposto sotto la sede del Palazzo Municipale di Verona, per chiedere all’amministrazione comunale di attuare immediate azioni per tutelare la salute dei veronesi.
Appello rilanciato anche alla Regione di cui preoccupa l’incapacità di governare il sistema e le necessità di trasporto, soprattutto su ferro. Da qui la richiesta di destinare almeno il 5 per cento del bilancio regionale agli investimenti per il trasporto pubblico pendolare. E’ questa l’istantanea scattata dal Treno Verde di Legambiente e Ferrovie dello Stato Italiane, la campagna itinerante realizzata con il patrocinio del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Mare. Il bilancio finale della ottava tappa del tour 2014 è stato presentato questa mattina in conferenza stampa da Giorgio Zampetti, responsabile scientifico di Legambiente; Gigi Lazzaro, presidente Legambiente Veneto; Lorenzo Albi, presidente Legambiente Verona; Stefano Sofia, incaricato laboratorio qualità dell’Aria di Italcertifer; Lorenzo Radice, responsabile Politiche ambientali di Ferrovie dello Stato Italiane; Stefano Pietribiasi, responsabile del Marketing Operativo della Divisione Cargo di Trenitalia.
Il monitoraggio è stato effettuato dal Laboratorio Mobile di Italcertifer, per 72 ore consecutive, in via Scopoli (zona fiera). Oltre ai valori del PM10, sono state raccolte informazioni sulle concentrazioni nell’aria di benzene, biossido di azoto, monossido di carbonio, biossido di zolfo e ozono. “Nei tre giorni di monitoraggio si sono registrati superamenti anche consistenti dei limiti dettati dalla normativa – spiega Stefano Sofia, incaricato del laboratorio mobile qualità dell’aria di Italcertifer - Le condizioni di spiccata stabilità atmosferica, caratterizzate da alta pressione, temperature oltre la media stagionale, venti deboli, sono state notevolmente favorevoli all’accumulo ed al ristagno degli inquinanti negli strati più bassi dell’atmosfera. A causa di tali condizioni meteorologiche sono stati registrati picchi anche notevoli delle polveri fini. Nello specifico, il PM10, calcolato come media giornaliera, ha superato in tutti e tre i giorni di monitoraggio il limite di 50 mg/m3, facendo registrare delle medie pari a 115, 140 e 139 mg/m3 rispettivamente per le giornate di domenica 16, lunedì 17 e martedì 18 marzo; il PM2.5 ha fatto registrare medie giornaliere pari a 61 e 88 µg/m3 contro un limite di legge di 25 µg/m3, quest’ultimo però riferito a un periodo di mediazione che è l’anno civile; e il Benzene, infine, ha fatto registrare medie giornaliere pari a 5,1 , 5,9 e 6,0 µg/m3 contro un limite di 5 µg/m3, quest’ultimo però riferito a un periodo di mediazione che è l’anno civile”.
“I dati che presentiamo oggi descrivono una situazione critica ma di certo non nuova, soprattutto in Veneto e in generale nell’area padana, descritta anche nel report europeo sulla qualità dell’aria come una delle aree più critiche a livello comunitario – sottolinea Giorgio Zampetti, responsabile scientifico di Legambiente -, dove l’inquinamento dell’aria resta uno dei principali problemi per la salute delle persone e per la salvaguardia dell’ambiente. Se a livello europeo la discussione delle direttive sull’aria rappresenta un’occasione da non perdere per adottare politiche più risolutive, a partire dal fissare limiti di emissione più stringenti, come per il PM2,5, anche a livello locale occorre mettere in campo interventi efficaci e mirati. Occorre dimostrare più coraggio nelle politiche sulla mobilità in città, in favore del trasporto pubblico, dei pedoni e dei ciclisti e destinare a questo più fondi e incentivi. Auspichiamo, infine, anche un incremento del trasporto ferroviario per la mobilità di persone e merci, invece, che continuare a realizzare faraoniche e superflue opere autostradali”.
I volontari del Treno Verde hanno condotto inoltre condotto diversi monitoraggi itineranti, passeggiando per le vie della città grazie a uno strumento, messo a disposizione da Italcertifer, in grado di rilevare in tempo reale le concentrazioni nell’aria delle polveri sottili, simulando, quindi, i livelli di inquinamento che si “respirano” passeggiando in città. Il monitoraggio itinerante è stato realizzato nella giornata di martedì 18 marzo nei quartieri Centro, Veronetta, Borgo Roma e Fiera. Nelle tre ore mattutine (dalle 10 alle 13) ha fatto registrare una media oraria di PM10 pari a 113 microgrammi al metro cubo la prima ora, 106 μg/m3 la seconda e 118 μg/m3 la terza. Nel pomeriggio, invece, (dalle ore 16 alle 19) le medie orarie sono state di 107, 104 e 100 μg/m3. Tutti valori superiori al limite, fissato giornalmente a 50 μg/m3.
Livelli allarmanti di Pm10 che stanno diventando una costante sia a Verona che, in generale, nel Veneto, visto che dall’inizio dell’anno ad oggi, si riscontrano già diversi superamenti dei limiti imposti per i livelli di polveri sottili (50 μg/m3 come media giornaliera da non superare per più di 35 giorni nel corso dell’anno solare). In questi primi tre mesi, a Verona ci sono stati già 18 giorni di superamento (al 17 marzo) nella centralina in località Cason e 17 in quella a Borgo Milano. Quadro identico e allarmante in tutta la regione: a Venezia (Beccaria) i giorni “fuorilegge” dall'inizio dell'anno sono ben 26, così come a Vicenza (quartiere Italia); a Rovigo (Centro) 25; a Padova (Madria e Viale internato) sono 24; a Treviso (via Lancieri di Novara) 23. E se quest’anno non è iniziato nel migliore dei modi, certamente quello passato è da dimenticare. Nel 2013, infatti, il monitoraggio dei capoluoghi veneti di provincia ha visto il superamento dei limiti di legge consentiti, riguardo alle polveri sottili in ben sei città su sette. Da ciò si denota immediatamente un alto grado di diffusione del fenomeno, che escluse solamente Belluno per motivi legati alla sua collocazione geografica. Per il resto, tutti i capoluoghi provinciali situati in pianura sforano le soglie limite. Il triste primato del 2013 spetta proprio a Verona con 79 giorni di Pm10 oltre i limiti, calcolando soltanto la centralina peggiore di Corso Milano; ci sono poi Vicenza (78), Venezia (74), Treviso (70), Padova (69) e Rovigo (65).
“Nessuna misura significativa è mai stata presa per far fronte al costante superamento dei limiti e alle allarmate preoccupazioni espresse da più fonti mediche e dallo stesso Dipartimento per la Prevenzione dell’ASL 20 di Verona - sottolinea Lorenzo Albi, presidente di Legambiente Verona – Il sindaco e la giunta municipale sono stati finora sordi a qualsiasi richiamo. Anche la più semplice delle idee è stata derisa dai nostri amministratori, come ad esempio il blocco delle auto che, per quanto misura tampone, rappresenta almeno un primo segnale alla popolazione. La città in questo modo continua ad essere soffocata da traffico e smog. Servono immediatamente interventi più ampi e strutturali, dal contrasto all’auto privata al rilancio del trasporto pubblico, che deve essere appetibile per i cittadini tramite l’estensione delle corsie preferenziali e un’adeguata offerta dei km percorsi. Non si può più perdere tempo, ne va della salute dei cittadini”.
Il tema della mobilità va affrontato seriamente non solo a Verona ma in tutto il Veneto. E da questo punto di vista, se l’amministrazione comunale veronese si muove con lentezza l’ente Regione non fa certo meglio, come testimoniano i dati del dossier “Pendolaria 2013” di Legambiente. Basta un dato per spiegare molte cose: negli ultimi due anni le corse dei treni dei pendolari in Veneto sono diminuite del 3,35% mentre le tariffe sono aumentate del 15%. Nel 2013 la Regione Veneto ha speso solo lo 0,31% del proprio bilancio per finanziare il trasporto su ferro: percentuale che mette la nostra regione a livelli della Calabria (0,29%) e molto meno della Lombardia (1,19%) e della Toscana (0,76%), anni luce dall'Alto Adige che investe quasi il 2% del proprio bilancio per i proprio pendolari (1,97%). La media nazionale è dello 0,4%. La differenza diventa ancora più lampante se guardiamo gli investimenti nel corso degli ultimi dieci anni: il Veneto ha investito una media di 6.7 euro all’anno procapite per i servizi ferroviari e materiale rotabile, ben lontano da regioni come l'Emilia Romagna (10,6), la Toscana (13,1) o la Lombardia (14,6). Per non parlare del vero fallimento del Sistema Ferroviaria Metropolitana Regionale (SFMR) individuato nel piano regionale (PTRC) del 1992 che prevedeva un servizio metropolitano di superficie con una rete capillare cadenzata tra 10 e 16 minuti sull’intero sistema, recuperando tutte le linee dismesse e/o abbandonate oltre al miglior utilizzo delle esistenti.
“La lotta allo smog si attua in primo luogo infatti con il governo della mobilità, che deve mettere al bando i mezzi più inquinanti e favorire il ricorso al mezzo pubblico – dichiara Gigi Lazzaro, presidente di Legambiente Veneto – Purtroppo non vi è nessuna politica dedicata ad intercettare nuovi utenti e anzi siamo di fronte ad una palese incapacità di governare il sistema e le necessità di trasporto. La situazione dei pendolari dopo i tagli di questi anni è sempre più grave. Proprio in un momento di crisi economica come quello che stiamo attraversando, bisogna occuparsi di un fenomeno sociale di queste dimensioni, perché è anche la crisi ad obbligare tante persone a spostarsi sui mezzo pubblici per risparmiare. Un’intelligente ed indispensabile richiesta al Governo che vorremmo sentir uscire dalle labbra del presidente Luca Zaia, dovrebbe essere è quella di abolire la legge Obiettivo perché le “grandi opere” che servono all’Italia sono nelle città, per il miglioramento del trasporto pubblico collettivo. Al Governo Regionale chiediamo quindi di aumentare e dare certezze alle risorse per il servizio ferroviario destinando maggiori investimenti al trasporto pubblico pendolare, vera grande opera utile per la nostra regione, con un obiettivo di spesa pari almeno al 5% del bilancio. Investire prioritariamente nelle infrastrutture nei nodi urbani privilegiando il trasporto pendolare rispetto a quello commerciale”.
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