Riusare gli spazi a Milano: l'esperienza di Temporiuso. Intervista a Giulia Cantaluppi
Prima dell’evento “Filiera del riciclo/Riuso di quartiere” del 12 aprile a Palazzina7 (Molise 62) – organizzato insieme ad Eco dalle Città - Giulia Cantaluppi, tra le fondatrici di Temporiuso, ci racconta come è nata la loro iniziativa per il riuso di spazi in abbandono. Chi utilizza lo spazio, in cambio promuove attività per e con la cittadinanza
06 April, 2014
di Aglaia Zannetti
D. Giulia, ci parli di voi e di come e perché è nata l’idea di Temporiuso.
R. L’associazione Tempo Riuso nasce nel 2008 da un gruppo di persone che hanno lavorato e vissuto nel Nord Europa (Belgio, Amsterdam) e che hanno pensato di portare in Italia ciò che in questi paesi è una progettualità già diffusa, quella del riutilizzo del patrimonio edilizio esistente, spazi aperti vuoti, di proprietà pubblica o privata, che si trovano in stato di abbandono o sottoutilizzati, per “riattivarli”, con progetti legati al mondo della cultura ed associazionismo, allo start-up dell’artigianato e alla piccola impresa, all’accoglienza temporanea per studenti e turismo low cost, con contratti a tempo e a canone sociale.
Insieme a Isabella Inti, docente di urbanistica, Andrea Graglia e Valeria Inguaggiato, abbiamo portato questa esperienza a Milano, avviando workshop, seminari, eventi, incontri, con la finalità di promuovere una politica del riuso temporaneo di spazi concessi in comodato d’uso con canone calmierato a persone che non rientrano nelle categorie protette di impresa, soggetti no-profit per lo start-up micro-imprenditoriale e lo sviluppo di progetti socio-culturali, puntando al coinvolgimento dei cittadini, del quartiere, delle associazioni di zona; chi utilizza lo spazio, in cambio, promuove delle attività per e con la cittadinanza.
L’Università di Architettura e il Dipartimento di Urbanistica ci hanno supportato nella ricerca dando agli studenti la possibilità di fare tirocinio con Tempo Riuso. Il 30 marzo 2012 abbiamo siglato con il Comune di Milano un protocollo d’intesa: l’idea era quella di istituire un progetto pilota con il sostegno del Comune in varie aree della città, una per zona, attraverso un percorso partecipato: studenti e associazioni hanno individuato gli spazi abbandonati attraverso un “referendum popolare” con schede spaziali, una mappatura dei quartieri che ha consentito ai cittadini di scegliere quali spazi riutilizzare.
D. Quali spazi, ad esempio, avete avviato “a nuova vita” su indicazione dei cittadini?
R. Diversi spazi, come il mercato comunale di Via Montegani 35, con il progetto “Revolve” nel 2012, in collaborazione con l’Assessorato al Commercio, con l’obiettivo di restituire ai cittadini lo spazio in parte abbandonato, in parte sottoutilizzato, del mercato, organizzando pranzi pubblici, dibattiti e mostre, per riattivare il mercato come luogo per mangiare e ritrovarsi. Abbiamo avviato anche un progetto all’interno della piscina Argelati; le piscine estive sono aperte solo tre mesi all’anno, il resto del tempo lo spazio può essere utilizzato diversamente. Anche le caserme sono spazi molto interessanti. Infine la Palazzina 7 di Viale Molise, parte di un complesso più ampio (negli edifici al civico 64, ex Borsa del macello, ci sono ora i ragazzi di “Macao”, ndr ), una palazzina Liberty che è stata assegnata da Sogemi a Tempo Riuso.
D. E veniamo dunque allo Spazio della Palazzina7, in Zona 4, che questo sabato – 12 aprile – ospiterà l’evento “Filiera del riciclo/Riuso di quartiere,” che vede anche il nostro Eco dalle Città tra i soggetti promotori
R. Sì, l’evento di sabato 12 aprile sarà una giornata intera dedicata al tema del riuso-riciclo-re-design e architetture portatili: ci saranno laboratori, come quello organizzato dall’associazione El modernista, sul riciclo della carta (verranno creati nuovi fogli per dei copioni per dei laboratori estivi sul cinema); i ragazzi di Officine Vulcano, già stanno girando il quartiere con le biciclette per raccogliere gli oggetti per il riuso …. come se fossero dei “trovarobe di quartiere” con l’idea di rimettere in circolazione professioni come il “robivecchi” e il gelataio, che girano per le strade in bicicletta. E, ancora, laboratori di architettura gonfiabile dove si ha la possibilità di costruire un prototipo di bolla o tenda per proteggere dal sole, dal vento o dalla pioggia chi lavora all’aperto, prendendo spunto dal lavoro del collettivo artistico museo aero solar.
D. Che rapporto avete con il Comune? L’assessora Bisconti in diversi interventi - l’ultimo alla Fiera Fa’ la cosa giusta (ne abbiamo parlato qui) - ha parlato di politiche attente al riutilizzo e alla necessità di “riappropriazione”, da parte dei cittadini, dei luoghi e degli spazi in disuso, così come degli spazi all’aperto.
R. La politica del Comune è favorevole e rispetto al passato, diciamo agli ultimi 20 anni, sono stati fatti dei passi in avanti. Anche a livello nazionale il tema del riuso ha destato attenzione e interesse, ad esempio, con la campagna del WWF “No al consumo del suolo, sì al riuso dell’Italia”; il Comune di Milano ha dato segnali positivi con la delibera dei giardini condivisi e ci sono molti bandi anche se gli assessorati, e questo è un punto debole, lavorano ciascuno per sé e, altra nota dolente, i tecnici comunali non sono adeguatamente formati. Se dovessi fare un appello al Comune, insisterei su questo, la formazione del personale dipendente sui temi specifici sui quali vengono interpellati e ai quali spesso non sanno dare risposte qualificate.
Per ulteriori informazioni, il sito è www.temporiuso.org