Acque potabili, Ilva: “In costante diminuzione il consumo”. Ma Bonelli chiede i dati alla Regione Puglia
Ilva replica al co-portavoce nazionale dei Verdi Angelo Bonelli: "Ilva non preleva direttamente le acque dal Sinni. Nel 2013 il consumo è stato pari a circa 7 milioni di metri cubi". Bonelli non ci sta e chiede la pubblicazione dei dati. L’assessore Nicastro: "La Regione aveva già sollevato la questione delle acque"
14 April, 2014
Secondo l’Ilva nel 2013, il consumo di acqua del Sinni si è attestato a circa 7 milioni di metri cubi. Si è passato dal 16,6 milioni di metri cubi nel 2005 a 13,6 milioni di metri cubi per il 2007. Dati contenuti nell’AIA 450 dell’agosto 2011. Questa diminuzione di consumo idrica, per Ilva, inoltre è dovuta in parte ad un altro motivo: “Gli impianti sono raffreddati in modo indiretto con acqua di mare. L’acqua del Sinni viene utilizzata come acqua di processo tal quale o dopo trattamento di demineralizzazione. Da tempo il consumo di acqua del Sinni si è ridotto sempre più in quanto, in alternativa, ILVA effettua la dissalazione dell’acqua dei pozzi interni autorizzati che hanno un contenuto salino elevato”.
In merito alle autorizzazioni (AIA 547 del 26 ottobre 2012 e AIA 450 dell’agosto 2011) panerai replica in base alle quali ILVA utilizza l’acqua del Sinni e del Tara Ilva precisa che "la Società non preleva tali acque direttamente dalle fonti ma le acquista dall’Ente per lo Sviluppo e l’Irrigazione e la Trasformazione Fondiaria in Puglia, Lucania e Irpinia (EIPLI). I costi delle acque del Sinni e del Tara sono stati definiti con scrittura privata del 31 maggio 1991 tra EIPLI e ILVA e successive integrazioni della stessa. Attualmente la tariffa dell’acqua del Sinni è definita ai sensi di quanto previsto dal Decreto Legge 3 novembre 2008 n. 171, convertito con legge n. 205 del 2008, che ha recepito quanto stabilito dal Comitato di coordinamento. Nel Comitato di coordinamento ha avuto parte attiva la Regione Puglia.
Altro punto decisivo il riutilizzo delle acque reflue affinate degli impianti di depurazione Gennarini-Bellavista. Secondo Ilva, "nell’ultima ispezione ISPRA/ARPA dei giorni 11 e 12 marzo 2014, ILVA dichiara che nell’ambito di una riunione presso la Regione Puglia in data 22 maggio 2013 alla presenza dell’acquedotto pugliese, ha manifestato la disponibilità all’utilizzo delle acque del depuratore comunale (200-300 lt/s) approfondendo le problematiche relative alla stabilità qualitativa e quantitativa della fornitura. A seguito della predetta riunione ILVA evidenzia di non aver ricevuto alcun invito ad incontri tecnici per la
definizione della prescrizione. ILVA segnala che qualora non si riesca ad addivenire ad un accordo con la Regione si rende disponibile a farsi carico della realizzazione di un impianto dissalatore dell’acqua Tara”.
Ad oggi ILVA conferma che sta predisponendo la documentazione utile all’inoltro al Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare di un’istanza di modifica alla prescrizione
riguardante il riutilizzo delle acque Gennarini-Bellavista con la proposta per un nuovo impianto di dissalazione delle acque del fiume Tara.
Anche l'Assessore alla Qualità Lorenzo Nicastro dell'Ambiente della Regione Puglia torna sulla vicenda dell'uso delle acque potabili per gli impianti del siderurgico di Taranto: “Dire che la regione non sapesse nulla dell'uso, da parte di Ilva, di acque provenienti dagli invasi dell'acquedotto, significa non aver letto la documentazione della regione Puglia. Già dalla fase istruttoria della prima Aia, poi rilasciata nel 2011, la Regione aveva sollevato la questione delle acque utilizzate per il raffreddamento degli impianti: tanto è vero che con propria delibera di giunta n. 1504 del 4 luglio 2011 la Puglia aveva chiesto, tra le altre prescrizioni, che fosse inserita la necessità che il gestore, entro 24 mesi predisponesse il sistema di distribuzione interna che permettesse l'utilizzo nei propri impianti produttivi in via prioritaria le acque provenienti dagli impianti reflui civili di Taranto Gennarini/Bellavista. E' una questione ampiamente evidenziata e, peraltro, ripresa anche nella successiva Aia del 2012 rilasciata dal Ministro Clini”.
Bonelli chiede alla Regione Puglia di rendere "pubblici i dati mettendoli sul sito web della Regione". "Per quanto riguarda il corrispettivo che l’Ilva paga per l’utilizzo dell’acqua", il leader dei Verdi Bonelli rileva che "nonostante le sue richieste, gli unici dati che sono stati forniti sono relativi ai pozzi per il prelievo dell’acqua in falda da parte dell’Ilva per un totale di 22 milioni di metri cubi di acqua annuo nel 2012-2013, per un costo di 0,004 euro (millesimi di euro) a metro cubo".