Foietta, presidente della authority: “Il porta a porta costa inizialmente 2 milioni a quartiere ma poi si ripaga”
- da La Repubblica del 17.04.2014
17 April, 2014
di Gabriele Guccione
Se il tesoro nascosto nei bidoni spiega il proliferare di raccoglitori e rovistatori notturni di spazzatura (le cui file con la crisi si sono ingrossate: agli storici “ferramiù” rom si sono aggiunti profughi senegalesi e somali che a notte fonda, prima che passino i camion dell’Amiat, fanno la cernita dei bidoni tirando su i rottami con uncini di ferro), trovare una spiegazione al “paradosso del cassonetto”, pieno di materiale prezioso e vuoto di immondizia, non è altrettanto facile. Anche perché il fenomeno, vistoso nelle zone non servite dalla raccolta “porta a porta” dei rifiuti, non risparmia i quartieri dove differenziare dovrebbe essere un obbligo, pena la sanzione.
«Quei 75 chili di rifiuti ogni 100 che, abbiamo calcolato, finiscono nei cassonetti dell’indifferenziato anziché nel riciclo, sono una “media del pollo” che tiene conto anche delle zone dove con il porta a porta si arriva anche al 60 per cento di differenziata » precisa il direttore dell’Ipla, Luca Rossi, autore dello studio condotto assieme al Conai e alla Regione. Questo significa che su un milione di tonnellate di rifiuti non differenziati raccolti ogni anno in Piemonte (un altro milione viene differenziato), circa 680mila tonnellate avrebbero potuto ancora essere riciclate e recuperate, se gettate nei bidoni giusti.
Dati che in una città come Torino, dove la differenziata è ferma al 42 per cento, sono ancora più allarmanti. «Con i nostri controlli a Vanchiglia, dove non c’è il porta a porta — ha raccontato l’ambientalista Paolo Hutter, presentando il bilancio delle “Sentinelle dei rifiuti” — abbiamo raggiunto anche percentuali dell’84 per cento di materiali buoni ma buttati nell’indifferenziato». Com’è possibile che legno, carta, plastica e lattine finiscano nel pattume anziché nei contenitori dedicati? Secondo le “Sentinelle” è questione di educazione dei cittadini al riciclo, tanto che proprio per sensibilizzarli hanno tappezzato i cassonetti dei quartieri dove sono passati con post-it con cui spiegavano gli errori del caso. «Del resto — ricorda Hutter — a Milano il Comune fa 40mila multe l’anno; a Torino sono meno di mille». Nessuno auspica le “maniere forti”, ma c’è da capire che rinunciare al riciclo significa sprecare due volte. «Ogni tonnellata di carta finita nell’inceneritore costa al contribuente 110 euro: se fosse riciclata ne frutterebbe 95» precisa Giancarlo Palazzo della cooperativa Arcobaleno. «I bidoni sono un scrigno — rimarca Hutter — che custodiscono un tesoro di milioni di euro».
Questione, quindi, di buoni comportamenti. Ma anche di opportunità, perché se i bidoni per differenziare non ci sono, o sono troppo lontani, è difficile far cambiare abitudine ai cittadini, i quali andrebbero anche incentivati: perché se dal riciclo si guadagna, è giusto che il contribuente possa sentirne i vantaggi nella tassa sui rifiuti. «Ogni anno in provincia di Torino si incassano 15,7 milioni di ricavi dal riciclo. Se ci si impegnasse, salendo gradualmente fino al 60 per cento di differenziata, potremmo arrivare a incassare 50 milioni, che andrebbero ad alleggerire i costi in bolletta » pronostica il presidente dell’Autorità dei rifiuti, Paolo Foietta. Il problema è impegnarsi. «Quando c’è da aumentare la differenziata promuovendo il porta a porta — polemizza Foietta — sia il Comune di Torino sia l’Amiat ribattono che costa troppo». Ogni nuovo quartiere sottratto alla raccolta su strada costa almeno 2 milioni. «Ma il gioco vale la candela — chiarisce il presidente dell’Ato- R — C’è un investimento iniziale ma alla fine ad averne un ritorno sarebbero i cittadini. A Torino, con un programma politico pluriennale che oggi manca, si potrebbe passare