Giornalisti nell'erba apre il Festival internazionale del giornalismo
Centotre pagine di inchieste sulla #greenicità delle imprese realizzate da 500 giovani reporter ambientali
30 April, 2014
Centotre pagine di inchieste sulla #greenicità delle imprese realizzate da 500 giovani reporter ambientali. Quattro inchieste multimediali per un totale di 103 pagine, 30 interviste video, più di 90 articoli, sondaggi, grafici…pubblicazione su quattro piattaforme, circa 500 giovani e giovanissimi giornalisti nell’erba coinvolti più i loro docenti e i genitori, 22 relatori, tra giornalisti ambientali, scientifici, generalisti, docenti universitari di varie discipline scientifiche, del marketing ambientale, di ingegneria dei materiali, della comunicazione, manager, giuristi ecc. I numeri del progetto Si fa presto a dire green, i cui risultati sono stati presentati oggi in prima assoluta al Festival Internazionale del Giornalismo di Perugia, parlano da soli. Manca, però, ai numeri, la storia di un percorso formativo riuscito, condotto a tante mani, un esperimento che in quattro mesi ha prodotto un Cambiamento, che ha coinvolto attori di tante provenienze (dagli enti pubblici alle università, dalle scuole alle imprese, dal giornalismo ambientale a quello di guerra, dai piccoli ai grandi…), coraggiosi tutti a lanciarsi in una avventura mai tentata, e che è riuscita oltre le attese.
Il progetto del ciclo di workshop di Giornalisti Nell’Erba, che ha riunito enti pubblici, scuole, università, giornalisti, testate e imprese, ha usato, intorno al neologismo #greenicità, le tecniche del giornalismo come strumenti investigativi ed esercizi di comunicazione e narrazione adatti a tutti. “Siamo orgogliosi di esser riusciti a mettere insieme una rete tanto variegata intorno ad un obiettivo comune, quello di offrire una palestra di formazione su lingua e ambiente ai giovani e giovanissimi – dice Paola Bolaffio, project manager e direttore di Giornalisti Nell’Erba - A partire dalla Regione Lazio, che ha premiato il progetto, dalle scuole e dalle università (prima fra tutti Tor Vergata che ha anche ospitato il ciclo), alla FIMA, la Federazione dei media ambientali di cui sono onorata di essere tra i fondatori, dall’ANSA ed in particolare il canale Scienza & Tecnica, ai docenti e i ricercatori universitari, i giuristi, i giornalisti, i manager e le imprese coinvolte, oltre all’Ordine nazionale dei Giornalisti, da sempre a fianco ai progetti gNe… tutti sono stati più che disponibili a fare questo esperimento collettivo per fornire a ragazzi e giovani, ma anche a docenti e colleghi, qualche strumento valido per poter indagare quotidianamente sulla greenicità. Abbiamo utilizzato i ferri del mestiere del giornalista non solo perché sono i nostri, ma perché riteniamo che siano utilissimi a chiunque, nella vita di tutti i giorni e in qualsiasi campo”.
In particolare, in quello delle questioni ambientali: “Il mondo della greenicità è senza regole, o anzi, probabilmente ne ha troppe, che è uguale. Nessuna definitiva, nessuna con sentenza passata in giudicato, salvo forse adesso, finalmente dopo l’ultimo rapporto IPCC, quella che dichiara colpevole l’uomo dei cambiamenti climatici”, continua Bolaffio. Difficile dunque impartire lezioni. La scelta del progetto Si fa presto a dire green è stata quella di lavorare sulla sperimentazione, con gli strumenti del giornalismo in mano, “strumenti che consentono, anche ai più giovani, di non sentirsi in difficoltà a fare domande”.
Durante il ciclo di workshop all’Università di Roma Tor Vergata, progetto premiato e co-sostenuto come “Fuoriclasse” dalla Regione Lazio, i gNe hanno “indagato” sulla greenicità di Novamont, Carlsberg Italia e Unilever. “Queste aziende meritano un applauso – dice il direttore di gNe – non solo per il loro percorso verso la sostenibilità, ma perché si sono messe sotto la lente d’ingrandimento di “giornalisti” speciali, capaci di fare domande che mettono in difficoltà, domande non filtrate da editori amici, domande che possono spiazzarti”.
Le inchieste presentate oggi al Festival di Perugia “sono anche il risultato molto onesto di questa onestà giornalistica: emergono i percorsi sostenibili, le greenicità indagate, ma anche qualche criticità, nata spontaneamente dai dubbi e dalle domande poste durante il percorso dai partecipanti, dubbi che le aziende e gli esperti hanno cercato di sciogliere, a volte riuscendoci, a volte no”. “Un applauso – conclude Bolaffio - perché sono state le prime tre aziende che si sono messe in gioco in modo autentico su questo terreno ancora tutto da esplorare”.
Crescita, evoluzione: sì, “l’esperimento è riuscito”, conferma Ilaria Romano, che nel progetto è stata tutor e ha collaborato all’editing delle inchieste. “Basta leggere in sequenza le 4 inchieste per accorgersene”. "Non abbiamo l'ambizione di voler fare di tutti loro dei giornalisti professionisti, ma di mettere loro in mano gli strumenti di indagine del giornalismo per formare citadini, lettori e consumatori sempre piu consapevoli", conclude Romano
“Nel mio lavoro considero prioritario motiv are gli alunni a capire ciò che li circonda e ad avere il coraggio di esprimere i loro pensieri – ha detto Giuditta Iantaffi, docente di lettere che dal 2007 segue con i suoi alunni i progetti di gNe - Credo che 'i ferri del mestiere' del giornalista siano un valido supporto anche nella scuola. Nelle iniziative di Giornalisti Nell’Erba, così come in quest’ultimo che presentiamo oggi, ho sempre trovato un validissimo aiuto ed un grande entusiasmo che ha trascinato anche gli alunni più scettici”.
Dice Sergio Ferraris, referente per la qualità dell’informazione scientifica di FIMA e direttore di QualEnergia: "Per dare un parametro reale circa la qualita dell'iniziativa, basta leggere l'inchiesta di Eric Barbizzi, 10 anni,che cita l'accordo Transatlantic trade and investiment partnership (TTIP) prima della grossa inchiesta fatta da Der Zeit, a sua volta ripresa dalla stampa italiana con grosso ritardo".
Dice Alfredo Macchi, inviato speciale delle reti Mediaset che ha moderato l'incontro: "Molto coraggiose le aziende che si sono sottoposte a questo trattamento verità". Dice Marco Fratoddi, Segretario generale di FIMA e direttore di La Nuova Ecologia: "Da questa esperienza semi di innovazioni molto importanti sia per l'informazione che per la scuola".
Novamont, Carlsberg e Unilever, soddisfatte dell'esperienza. Laura Marchini, communication manager dell'azienda birraia, dice: "Abbiamo vissuto questa iniziativa in ottica di maieutica socratica. Siamo cresciuti con Giornalisti Nell'Erba. Per noi è stata una buona cartina al tornasole per testare la nostra capacità nel comunicare". Daniela Riganelli di Novamont ha commentato gli articoli, "fatti molto bene, con molta precisione. Quando i gNe non capiscono, fanno domande, non come molti giornalisti professionisti. Non sono pezzi appprossimativi o minestroni, e lo dico anche da chimica. Hanno recepito i contenuti in modo non fazioso e culturalmente elevato". Ugo De Giovanni di Univeler era purtroppo assente per un imprevisto dell'ultima ora.
Le inchieste, gia in parte consultabili su giornalistinellerba.it, sul canale youtube di giornalisti nell'erba (playlist si fa presto a dire green) e su Etalia.net, saranno online in forma completa su giornalistinellerba.org il 7 maggio.
Si fa presto a dire Green è organizzato dai Giornalisti Nell’Erba (Il Refuso ass. prom. Soc. ) in collaborazione con FIMA (Federazione Italiana Media Ambientali), Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Giornalisti, ANSA Scienza & Tecnica e i media partner QualEnergia, Rinnovabili.it, La Nuova Ecologia, GreenMe.
Prossimi appuntamenti: 30 maggio Campus X Università di Roma Tor Vergata, per la Giornata naionale di Giornalisti Nell'Erba. Dal 26 al 29 giugno, al Festival del giornalismo ambientale a Taranto.