Expo da buttare? "Una proposta: Expo 2.0" Intervista a Stefano Boeri
Pochi giorni dopo gli arresti, Eco dalle Città fa il punto su Expo con l'architetto che era stato consulente del progetto originale. "Bisognava farlo all'Ortomercato, su aree pubbliche, con meno cemento. Ma c'è ancora una possibilità di non sprecare l'occasione"
17 May, 2014
Paolo Hutter : Non torniamo in questa sede sul tema della corruzione, della cosiddetta cupola degli affari e della coincidenza tra l'arrivo di Paris come responsabile acquisti e la tua estromissione dalla vicenda Expo. Voglio capire il tuo giudizio, a oggi, sulla preparazione della manifestazione. Ci sono ritardi?
Stefano Boeri : Beh questo non è un mio giudizio personale. E' ormai assodato che il corredo infrastrutturale a Expo sia in gran parte in ritardo e in alcuni casi sia stato interrotto. Mi riferisco sia alle opere di viabilità e mobilità al diretto servizio dell'area espositiva che a quelle - spesso contestate dagli ambientalisti - di area più vasta, come la Pedemontana.
E come arriverà la gente all'Area Espositiva?
Appunto, questo è il problema. A quanto capisco ci saranno delle navette su gomma, in mezzo al traffico, oltre naturalmente all'arrivo in automobile. Tanto è vero che si sta parlando di ampliare le superfici previste a parcheggio, con il rischio di un'ulteriore cementificazione che si aggiungerà alla immensa piastra che coprirà tutta l'area dell'evento.
Ciò accade per inefficienze, mancanza di denaro?
Si è scelta un'area molto periferica, non infrastrutturata per il trasporto pubblico e soprattutto un'area privata che è stata acquistata a caro prezzo da Comune e Regione. E' un'anomalia, questa, rispetto alle altre edizioni di Expo. Non l'ho rilevato solo io, ma tutti insieme noi che facevamo parte della Consulta di architetti (Richard Burdett, William McDonough, Jacques Herzog e Carlin Petrini).
Pisapia ha replicato che la Corte dei Conti ha giudicato congruo il prezzo di acquisto.
Congruo come area edificabile su cui si potranno costruire l'equivalente di 18 Pirelloni ... una follia. La verità è che i proprietari hanno guadagnato moltissimo dalla trasformazione da agricolo a edificabile, passando da 10 a 164 euro al metro quadro. Ben diverso sarebbe stato fare l'Expo all'Ortomercato, non solo come luogo simbolico, ma come area molto più pubblica e inserita nelle reti di trasporto della città. La verità è che dal 2009, da quando come Consulta abbiamo presentato l'idea del cosiddetto "Orto botanico Planetario", c'è stato un progressivo tradimento del progetto EXPO, imposto per lo più da Formigoni, che è arrivato a proporre un'edificazione fino a 600 mila metri quadri. Col centrosinistra, nella campagna elettorale del 2011, ci siamo battuti per un Expo leggero e dedicato alla biodiversità. Ma appena Pisapia è stato eletto si è accettato il "ricatto" di una presunta urgenza - oggi paradossale se si pensa al tempo buttato via - e si è accettato investire il sito di migliaia di metri quadri e comprarlo a un prezzo salatissimo dai suoi due proprietari.
Va bene, ma adesso le aree sono pubbliche...
Sì, con una potenzialità di edificare 500 mila metri quadri. Ma cosa ce ne facciamo ? Chi le compra, chi ci investe? Da tempo ci si interroga su quali "grandi funzioni pubbliche" possano costruirsi e realizzarsi lì...col rischio di investire altri soldi pubblici. Si fa il tifo perchè arrivi uno Stadio...ma quale privato è disposto a pagare 300 milioni un terreno come quello?
Del resto, il dopo-Expo non è un problema solo di Milano. Persino a Shangai, nella brulicante economia cinese, l'area in cui si è fatto l'Expo è in stato di abbandono..
Ma allora non c'è niente da fare, solo criticare?
No, io credo che una soluzione ci sia, che sia ancora possbile impegnarsi perchè l'Expo non sia un evento breve che brucia risorse nel giro di 6 mesi e lascia scatole vuote. Ci dev'essere un secondo tempo per l'Expo. Non si deve chiudere il 31 ottobre. Ci vuole un'Expo 2.0.
Proponi di continuare la fiera per altri mesi?
No, la mia proposta è di lanciare una seconda fase di Expo, per attività di ricerca, di formazione, di incontro, anche di intrattenimento, che tengano al centro il tema di fondo dell' Expo - nutrire il pianeta - ma che continuino nel tempo. Autofinanziandosi. Cercando di utilizzare i padiglioni, di ammortizzare gli investimenti, di utilizzare le infrastrutture quando arriveranno, anche se in ritardo. Proviamo a fare qualcosa che finora non si è fatto, parliamone col Bie (Ufficio Internazionale delle Esposizioni). Questa è l'idea, può funzionare se si comincia a lavorarci da ora.
Tra le infrastrutture in ritardo ma necessarie, ci dev'essere per te anche la Via d'Acqua?
No, non serve a nulla. La parte necessaria è quella che dal Villoresi porta ai percorsi d'acqua previsti nell'Area espositiva. Ma non c'è nessun bisogno di costruire un canale fino alla Darsena (non navigabile e senza portata utile per l'irrigazione), solo per portare via quell'acqua dal sito.