“El lugar de las fresas”, un'anticipazione di Cinemambiente
Il film-documentario El lugar de las fresas della giovane Maite Vitoria Daneris, già presentato all'ultimo Torino Film Festival, è inserito nella sezione Ecokids della 17esima edizione di Cinemambiente. Siamo andati a vederlo il 28 maggio al cinema centrale di Torino, qualche giorno prima dell'inizio del festival
28 May, 2014
di Angela Conversano
Una storia che risveglia nello spettatore l'attaccamento alle tradizioni e, contemporaneamente, la curiosità di scoprire realtà lontane. Sarà per questo che il film-documentario El lugar de las fresas della giovane Maite Vitoria Daneris, da quando è stato presentato alla 31esima edizione del Torino Film Festival, ha fatto molto parlare di sé. Un documentario su Torino, su uno scorcio di vita della città che ogni mattina all'alba si prepara ad accogliere quello che è il più grande mercato d'Europa: il mercato di Porta Palazzo. L'arco che segnava l'ingresso nelle città in epoca romana, diventa nel documentario la via per entrare nella vita di personaggi molto distanti tra loro legati da un elemento comune, il lavoro.
Ad essere raccontata è la storia di tre protagonisti attraverso la telecamera della regista spagnola: Lina e Gianni, un'anziana coppia di contadini che vive nel “luogo delle fragole”, da cui prende nome il film, e Hassan, un ragazzo marocchino che, per cercare lavoro in Italia, si è distaccato dalla propria famiglia. Tutto ha inizio nove anni fa. Come racconta la regista «erano le due di notte e la telecamera accesa inquadrava una parte della piazza. In quel momento, in modo del tutto casuale, entrò in scena Lina, l'anziana contadina che da sempre ogni notte prepara il suo banco della frutta per il giorno dopo. Da lì non l'ho più persa di vista e ogni giorno mi sono recata al mercato per documentare la sua vita».
Ciò che colpisce del film è proprio questo: nessuna frase ad effetto, nessun espediente per suscitare emozioni nel pubblico. Ad appassionare lo spettatore è la semplicità e la “durezza” della vita dei protagonisti. È proprio l'assenza di finzione a commuovere perché nel film è proiettata la storia vera dell'amore di una coppia di contadini verso la propria terra, della loro dedizione oltremisura al lavoro nonostante l'età e nonostante la schiena ricurva. Una storia che si intreccia alla difficile vita di Hassan, che si avvicina alla coppia piemontese timidamente per poi entrarne a farne parte completamente.
La pellicola si presenta come un inno al lavoro, alla forza di volontà nonostante i tempi duri, alla bellezza dell'integrazione tra persone di età e culture differenti. Torino, con il suo periferico mondo contadino che con molta lentezza si avvicina al cambiamento, diventa, grazie alla storia di un'amicizia fondata sul rispetto e sulla collaborazione, l'emblema dell'incontro tra valori antichi e moderni, tra un passato che vive del lavoro della terra e un presente instabile che dal legame con la tradizione trae la propria forza.