Ecco il clima su misura addio a liti tra vicini e sprechi di energia
Da Repubblica.it del 09.06.2014
10 June, 2014
Le prime furono le aziende giapponesi che, per risparmiare sull'aria condizionata, sdoganarono l'estate senza cravatta. Poi in Italia è arrivata la legge che imponeva di non superare i venti gradi in abitazioni, uffici e scuole. Ma, per adesso, la sempiterna lotta per una temperatura soddisfacente continua a minare i rapporti tra vicini di scrivania. E la salute del pianeta. La speranza di un futuro migliore, almeno dal punto di vista del microclima, arriva finalmente dal Mit di Boston.
Un team di ricercatori ha sviluppato un sistema di clima personalizzato definito Local warming e presentato, in occasione della Biennale di Architettura, in questi giorni a Venezia. Ricordatevi bene queste due parole anglofone, perché potrebbero cambiarvi la vita. E non solo la vostra. Local warming promette di ridurre l'immane spreco globale di energia. Un'invenzione a dir poco necessaria visto che secondo l'International Energy Outlook 2013 (Ieo2013) nel corso dei prossimi tre decenni, il consumo mondiale di energia dovrebbe aumentare del 56%, La novità, peraltro, non richiede alcuno sforzo di autogestione. Mai più smanettamenti con termostati e condizionatori e domande sarcastiche, al collega caloroso, del tipo: «Ma tu non hai freddo?».
Una sorta di nuvola termica, in grado di avvolgere i singoli in un manto di clima ideale, s'irradierà su chi condivide uno spazio comune. Generando pace e tepore. «I vantaggi sono duplici», spiega Carlo Ratti, direttore del Mit Senseably City Lab, «perché permetterà di ottenere la temperatura ideale e di ridurre gli sprechi». Un bel segno di civiltà, se pur vagamente solipsista. «L'idea, pensando alla dispersione di quegli edifici interamente riscaldati anche se all'interno c'è una sola persona, è venuta al nostro gruppo di ricercatori guardando i funghi che sono usati per intiepidire i dehor. Ci siamo detti: possibile che il calore non possa arrivare solo dove serve?».
Leigh Christie, ingegnere del progetto, spiega come funziona: «Local warming usa degli elementi dinamici riscaldanti che permettono, appena un visitatore entra in una stanza, di monitorizzare la sua posizione e traiettoria in tempo reale». Cosa accade una volta localizzato il soggetto e le sue esigenze? «Le informazioni sono trasmesse, grazie al Wi Fi, ad una griglia vicino al soffitto. Ogni elemento è composto da un piccolo motore che permette di cambiare direzione, una lampadina che genera radiazione infrarossa, uno specchio freddo e altri elementi tecnicamente all'avanguardia per creare fasci di calore centrati sulle persone che si trovano a pochi metri di distanza». Tra le ipotesi più probabili, quando sì passerà dalla suggestiva teoria dell'istallazione veneziana alla vita reale, ci sarà la possibilità di definire la temperatura desiderata tramite collegamento con uno smartphone.
E anche i pannelli radianti, esteticamente difficili da immaginare in una casa, saranno mimetizzati all'interno di controsoffitti. La bolla di calore sarà dunque generata in modo invisibile. Sui vantaggi economici e globali insiste Miriam Roure, responsabile del progetto: «Con un sistema di riscaldamento locale gli edifici non sprecheranno tante risorse sul controllo del clima. La prima applicazione commerciale punterà ai riscaldamenti esterni in modo che la gente potrà stare a proprio agio quando si muove o lavora in spazi open o semi coperti, ma anche in grandi lobby o loft industriali. Il caldo sarà lo stesso dei riscaldamenti tradizionali ma il consumo energetico infinitamente molto minore».
E l'Arpa (Agenzia del governo americano) ha già lanciato un bando per stimolare la creazione di applicazioni di local warming da lanciare sul mercato. Concludono in coro i curatori del progetto: «Il riscaldamento locale è un nuovo approccio nella storia dei sistemi climatici. Bisogna cambiare il modo di pensare, oggi l'uomo non cerca più calore, come accadeva ai tempi del fuoco, ma è il calore che cerca l'uomo»