Attuazione referendum ambientali 2011: per MilanoSiMuove si è mosso ben poco
Ultima chiamata del Comitato Promotori Referendum 2011 alla Giunta Pisapia. Dopo 3 anni, dei 5 quesiti, realizzato meno del 20%. Se il Comune non stanzia i soldi nel bilancio 2014, il cambiamento ambientalista chiesto dai milanesi resterà sulla carta. MilanoSiMuove chiede un Consiglio comunale straordinario e annuncia un ricorso al Collegio dei garanti
11 June, 2014
di Stefano D'Adda
Alla conferenza stampa a Palazzo Marino, c'erano tutti i fondatori di MilanoSiMuove e promotori dei 5 referendum consultivi d’indirizzo ambientali milanesi del 2011, che ricevettero una valanga di SI, grazie anche all’effetto traino dell’entusiasmo per la vittoria del centro-sinistra di Pisapia:
Edoardo Croci, Marco Cappato ed Enrico Fedrighini, accompagnati da tre importanti esponenti delle associazioni ambientaliste, Marco Parini (Presidente di Italia Nostra), Anna Gerometta (Presidente Genitori antismog) e Guido Rosti (gruppo di lavoro Riapertura dei Navigli). Tutti molto arrabbiati.
A 3 anni esatti, infatti, dai referendum del 2011, secondo il Movimento referendario, Milano si è mossa davvero poco, nonostante le misure
previste dai Referendum fossero state ratificate dal Consiglio comunale e dalla stessa Giunta. La responsabilità viene attribuita in gran parte proprio alla mancanza di coraggio del Sindaco Pisapia e dei suoi Assessori che, sempre secondo i referendari, rischia di rivelarsi anche una cocente delusione politica per il loro elettorato, in vista delle elezioni del 2016.
Lo stato di attuazione da parte dell’Amministrazione Pisapia delle misure
previste dai Referendum, ha ricevuto oggi una pagella analitica impietosa, con una percentuale media di misure richieste, e realizzate, del solo 20%, in tutte le 5 aree dei Referendum.
1. Referendum consultivo d’indirizzo per ridurre traffico e smog attraverso il potenziamento dei mezzi pubblici, l’estensione di “ecopass” e la pedonalizzazione del centro: realizzato al 25%
2. Referendum consultivo d’indirizzo per raddoppiare gli alberi e il verde pubblico e ridurre il consumo di suolo: realizzazione al 20%
3. Referendum consultivo d’indirizzo per conservare il futuro parco dell’area EXPO: realizzazione al 10%.
4. Referendum consultivo d’indirizzo per il risparmio energetico e la riduzione della emissione di gas serra: realizzazione al 20%
5. Referendum consultivo d’indirizzo per la riapertura del sistema dei Navigli milanesi: realizzazione al 25%.
Secondo il Comitato, gran parte degli interventi sono stati rimandati a piani complessivi ancora da adottare: il PUMS (piano urbano della mobilità sostenibile) per quanto riguarda il primo referendum, il piano del verde per il secondo, il masterplan per il Post EXPO per il terzo, il piano per la sostenibilità energetica per il quarto, il progetto per la riapertura dei Navigli per il quinto. In quasi tutti i casi, lunghi processi definitori e partecipativi nasconderebbero ritardi e rinvio di scelte, e infatti il Bilancio presentato dalla Giunta, che copre gli ultimi 2 anni e mezzo di amministrazione Pisapia, non conterrebbe gli elementi di attuazione richiesti dal dettato referendario.
Per i promotori è l’ultima chiamata: alcune misure, come l’estensione di AreaC, devono essere inserite nel bilancio 2014, se no i Referendum resteranno lettera morta, anche perché la sensazione dei referendari è che si tentenni, aspettano l’EXPO, per mettere definitivamente da parte i referendum, anziché cogliere l’occasione del grande evento per mostrare al mondo una Milano sostenibile.
Il Regolamento comunale per l’attuazione dei diritti di iniziativa popolare prevede che “gli Organi competenti indichino espressamente i motivi per i quali non si uniformano all'avviso degli elettori”. Per i referendari è "evidente intenzione della Giunta Pisapia di non realizzare buona parte del progetto" e MilanoSiMuove ha deciso di rivolgersi al Collegio dei garanti per ottenere che i motivi siano ufficialmente presentati alla città e al Consiglio comunale, del quale si chiede una convocazione straordinaria avente all’ordine del giorno il progetto referendario.