Trasparenza dei dati per cittadini e giornalisti. Verso un FOIA per l’Italia
Al ThinkGreenFestival di Taranto si è parlato di trasparenza dei dati per i cittadini e per i giornalisti. Presenti all'incontro Guido Romeo, data business editor di Wired, e l'avvocato Ernesto Belisario, che hanno mostrato la condizione dell'accesso alle informazioni della Pubblica Amministrazione in Italia.
30 June, 2014
dal blog LinfAlab(Laboratorio di Libera Informazione Ambientale)
Lo stato non risponde. E i dati lo dimostrano.
Così Guido Romeo, data business editor di Wired, introduce il suo intervento sulla trasparenza dell’informazione italiana al Think Green Festival di Taranto.
In Italia la Pubblica Amministrazione non è stata capace di informatizzarsi 10 anni fa e ora i nodi vengono al pettine,
continua il giornalista.
Oltre a Legal Leaks, primo manuale sull’accesso ai dati per giornalisti e cittadini pubblicato da Diritto Di Sapere di cui Romeo è co-fondatore, anche il rapporto The Silent State, redatto dalla suddetta associazione, mostra la condizione dell’ accesso alle informazioni con cui giornalisti e cittadini si scontrano di fronte alla Pubblica Amministrazione. Su 306 interviste realizzate, il 75% non ha ricevuto risposte soddisfacenti, tra queste il 65% non ha mai ricevuto alcuna risposta. Una mancanza di trasparenza che caratterizza il nostro Paese e che spesso scoraggia ogni tentativo di richiesta di dati. L’Italia, diversamente da più di 100 paesi a livello mondiale, non dispone ancora del FOIA (Freedom of Information Act), legge che tutela il Right to know – come lo definisce l’avvocato Ernesto Belisario – contrapposto al Need to know che identifica, invece, la situazione italiana.
In Italia il diritto all’informazione si è, infatti, fermato al 1990 con la legge 241, secondo la quale il cittadino ha diritto a richiedere e ottenere informazioni solo qualora dimostri di avere un interesse concreto, diretto, attuale.
Non si tutela la trasparenza ma solo la possibilità di accesso dettato da interesse,continua Belisario.
Accesso Civico: la trasparenza a portata dei cittadini
Dal 2013, però, qualcosa è cambiato. Il Decreto legislativo 33/2013 ha individuato 277 tipologie di dati che le PA devono obbligatoriamente rendere pubblici. Una nuova forma di informazione e tutela dei cittadini che bisogna però conoscere e saper sfruttare a proprio vantaggio. La parola magica è Accesso Civico. Grazie, infatti, all’art 5 del DL 33/2013 detto anche Decreto Trasparenza, chiunque può richiedere la pubblicazione di una qualsiasi delle 277 informazioni contenute nella norma, scrivendo una semplice mail al responsabile della trasparenza indicato sul sito delle amministrazioni. Entro 30 giorni il suddetto referente è obbligato a fornire una risposta. Se questa non viene fornita o non soddisfa le richieste il cittadino si può rivolgere al Tar entro i successivo 30 giorni e ottenere cosi una sentenza con un procedimento veloce.
Istanza di accesso agli atti: i giornalisti possono chiedere di più
Non tutti i dati informativi rientrano nell’Accesso Civico. In questo caso, se la PA non ha spontaneamente pubblicato l’informazione, solo i giornalisti possono farne richiesta tramite quella che si definisce Istanza di accesso agli atti, legge 241/1990 (articolo 22 e seguenti). Il giornalista interessato può mandare una semplice richiesta via posta elettronica certificata al responsabile del fascicolo interessato, qualificandosi e specificando la motivazione della richiesta. Una legge ad hoc (Consiglio di Stato, sezione IV, sentenza 570/1996) legittima il giornalista ad acquisire tali informazioni per esercitare il diritto di cronaca o di informazione. Anche in questo caso, dopo l’invio della richiesta la PA ha 30 giorni di tempo per fornire una risposta. Se ciò non dovesse avvenire il giornalista ha ulteriori 30 giorni per fare ricorso di fronte al Tar.
Le iniziative a livello locale portate avanti da cittadini e associazioni sono fondamentali – conclude Belisario – ma possiamo fornire una reale trasparenza di informazione solo se i giornalisti faranno la loro parte.
Qui l'intervista a Guido Romeo e Ernesto Belisario