Piene del Seveso a Milano: la vasca di esondazione del Parco Nord, mimetizzata da velodromo
Vasche di esondazione (laminazione) e scolmatori (deviatori). Per i tecnici sono le due uniche soluzioni per "sgonfiare" un fiume ingabbiato come il Seveso, che con le piogge arriva a Milano troppo carico e veloce. Una vasca "intelligente" l'hanno fatta, al Parco Nord, tra Cinisello e Bresso. Il racconto di Francesco Borella, creatore ed ex direttore del più vasto e recente parco del Milanese
13 July, 2014
La data è 8 luglio 2014, Milano si sta ancora leccando le ferite dell'"ultima volta" del Seveso, sapendo che inevitabilmente ce ne sarà un'altra, basta qualche ora di temporale violento e continuato, cosa non difficile in questi tempi di stravolgimenti climatici e meteo tropicale. “Seveso che straripa, da Niguarda a piazzale Istria” (quando va bene) una storia che un milanese sente sin da piccolo. Ma possibile che in tutti questi anni non si sia riusciti a risolvere il problema?
Francesco Borella, architetto ed urbanista, membro di Italia Nostra, conosce molto bene il territorio di Milano nord, avendo disegnato e creato il parco di Cintura Metropolitana Parco Nord, che oggi abbraccia più di 600 ettari di territorio e in parte è attraversato dal Seveso.
Prima di parlare dell’ultima emergenza come consigliere di Italia Nostra, da ex e primo direttore del Parco Nord (1983-98) voglio ricordare che l'ente Parco per il problema Seveso ha fatta una cosa precisa e non facile. Fare accettare ai cittadini di Bresso, dentro il Parco Nord ma sul loro territorio comunale, un invaso (tecnicamente vasca volano o di laminazione), che è parte del sistema fognario di Cinisello Balsamo e si attiva durante le piene del Seveso.
Dentro il Parco Nord?
Certo, pochi lo conoscono perché l’abbiamo mimetizzato da velodromo per le biciclette, ma quello è innanzitutto un bacino d'invaso del sistema fognario di Cinisello. Prima e durante gli eventi meteo eccezionali, prima che il Seveso esca, il velodromo si chiude e lo "scavo tecnico" viene adibito ad invaso, contenendo circa 40mila metri cubi d’acqua che vanno a stoccarsi lì.
E poi che succede?
L’acqua rimane lì fino ad emergenza terminata, quando viene riaccettata dal sistema del Seveso. Il sistema funziona con delle pompe, perché l’acqua va "risollevata” per ricondurla nel Seveso. In sostanza viene riassorbita dal fiume quando è passata l’emergenza.
Quindi ci sono Comuni che le vasche le hanno fatte, non tutti le contestano, come succede a Senago?
E' stata un’operazione difficile ma brillante, siamo riusciti a vincere le non poche resistenze dei cittadini – l’acqua che si stocca lì non è certo profumata - e a mimetizzare l'invaso come velodromo, arricchendo il Parco Nord di una struttura sportiva molto apprezzata. E’ stato attivato nei primi anni Duemila. Va anche detto che il Parco Nord quello che poteva fare sul Seveso l'ha fatto, un'importante ripulitura delle sue sponde, soprattutto in Comuni come Cusano Milanino e Cormano, dove era conciato malissimo.
Però dopo l'ultima esondazione dell'8 luglio, si può dire che queste opere non bastano?
Certo che non bastano, ci vogliono opere per volumi idraulici 10 volte maggiori per contenere le piene del Seveso, ma le strade per sistemare un bacino fluviale metropolitano sono solo quelle due, combinate:scolmatori e vasche volano. Le vasche soprattutto sono l’unica soluzione quando il territorio perde il suo carattere “filtrante” e diviene asfaltato. E’ la tragedia del nostro suolo cementificato che non offre più alcuna resistenza ai fenomeni meteo eccezionali. In questi casi i tempi sono fondamentali: se la pioggia di un temporale in 5 minuti va tutta nel collettore di fognatura, non c'è altro da fare che stoccarla in bacini d'invaso e aspettare. I geologi stimano in una media di 180 minuti l’evento meteo eccezionale: quindi il problema è stoccare tutta l’acqua che può scendere in 180 minuti.
E l’allargamento dello scolmatore?
Va ricordato che quello che c’è fu fatto dalla Provincia agli inizi degli anni Settanta, ricordo che c'era l'ingegner Carlo Cerabolini in Provincia, ma nessun nuovo scolmatore è ancora stato fatto, né realizzato il progetto approvato di allargamento dell'attuale.
Ma c'è una responsabilità politica precisa nel problema irrisolto del Seveso?
Le do una risposta da tecnico, da urbanista, in questi casi mi sembra ingiusto dare colpe individuali. E' una responsabilità politica nazionale, di un Paese incapace di pianificare. E' anche l'incapacità dell'urbanistica. Potrei raccontarle altri problemi irrisolti, riguardo il Lambro, che dimostrano come in Italia non ci sia il coraggio di dire che le zone geologicamente fragili non devono essere edificabili. Da noi invece tutto diventa edificabile. E tutti i Comuni sono corresponsabili: per avere gli oneri di urbanizzazione hanno prodotto il dissesto del territorio. Con un'urbanistica sana, andrebbero in rosso i bilanci comunali.
Concludendo, se dovessero verificarsi altri violenti e prolungati temporali, il Seveso strariperà ancora, non ci sono soluzioni a breve?
Certo e la situazione metereologica è davvero cambiata. Pensi che quando facevamo gli studi per la vasca-velodromo ragionavamo su tempi di ritorno degli eventi eccezionali di 1 ogni 10 anni. Ora i tempi di ritorno sono 1 ogni anno ... Gli stessi geologi stanno rifacendo tutti i loro calcoli sui sistemi idraulici. Ma di qualsiasi opera si parli, comprese quelle idrauliche, in Italia c'è un altro problema. La velocità di esecuzione è fallimentare, così le strutture rischiano di essere finite quando il problema è peggiorato o cambiato.