Vendita e riduzione della produzione, si va verso un' "Ilva a metà"
Scelte governative e manovre finanziarie prefigurano la soluzione di vendita dello stabilimento in tempi brevi (ad un gruppo siderurgico indiano) e la riduzione della capacità produttiva come misura principale per fare rientrare le emissioni entro i limiti di legge
27 July, 2014
di Barbara Cerea
Secondo quanto raccolto da diversi osservatori e soggetti interessati alla vicenda dello stabilimento di Taranto, vicini al Ministero dello Sviluppo Economico, a Federacciai e ad alcune tra le principali associazioni ambientaliste, il quadro che emerge per il futuro dello stabilimento Ilva di Taranto sarebbe quello di un forte ridimensionamento della capacità produttiva e un passaggio di proprietà.
In sostanza si andrebbe verso un “Ilva a metà”. Sia le scelte governative in relazione alla nomina di Gnudi come commissario (una figura di basso profilo rispetto a quella di Bondi), sia la formulazione di alcune misure di garanzia, limitate nel tempo, nei confronti dei prestiti che alcuni gruppi bancari potrebbero erogare per far fronte alle più urgenti necessità finanziarie della fabbrica, sia le fortissime resistenze nei confronti dell’ipotesi di utilizzo dei fondi messi sotto sequestro dalla procura di Milano per finanziare almeno una parte degli interventi di ambientalizzazione della fabbrica, prefigurano da un lato una soluzione di vendita in tempi relativamente brevi. Dall’altro una riduzione della capacità produttiva come misura principale per fare rientrare le emissioni entro i limiti di legge.
La proprietà degli stabilimenti potrebbe passare ad uno dei principali gruppi siderurgici indiani che avrebbe come vantaggio immediato quello di “mangiarsi” un concorrente agguerrito e potenzialmente molto evoluto sul piano tecnologico-industriale (qualora si fosse realizzato il piano industriale secondo la “visione” Bondi), la possibilità di acquisire un notevole parco clienti e un sistema di produzione industriale che, anche in un passato non remoto, ha garantito buoni livelli di redditività.
La riduzione della capacità produttiva, che consentirebbe alle emissioni in atmosfera di rientrare nei limiti legge, sarebbe comunque bilanciata dalla disponibilità di altre produzioni realizzate negli altri stabilimenti World Wide della proprietà
In questo quadro verrebbero di conseguenza anche ridimensionati i piani di ambientalizzazione e innovazione tecnologica ed è prevedibile anche una forte riduzione della base occupazionale. Anche se, probabilmente, tale risultato non può essere attribuibile a una precisa ed esplicita volontà del Governo e del Ministero, di fatto si realizzerebbero appieno le opzioni di Federacciai all’interno della quale diversi associati non gradirebbero affatto un Ilva forte ed evoluta sul piano tecnologico-ambientale e, che, soprattutto, ha contrastato in maniera netta e radicale qualsiasi ipotesi “catastrofica” di “esproprio proletario” dalle tasche di un imprenditore (che sia ladro e avvelenatore non importa nulla) da parte dello Stato al fine di garantire la gestione e il commissariare di uno stabilimento industriale.