Trasporto pubblico Gtt, "il piano del Politecnico è un punto di partenza"
L'attuale rete di trasporto torinese risale al 1982, un sistema che va modificato. In merito al piano presentato dal Politecnico, Michele Paolino, capogruppo del Pd: "Da approfondire ma è un valido punto di partenza perché va incontro alle necessità dei cittadini"
06 August, 2014
di Andrea Rossi
Se Torino ha bisogno di una completa revisione della sua rete di trasporto è anche perché l’attuale è vecchia di 32 anni. Nel 1982 la giunta Novelli introdusse il sistema radiale: un reticolato in cui quasi tutti i mezzi viaggiano dalla periferia o dai comuni della cintura verso il centro. Nel tempo la città si è trasformata, sono cambiate abitudini e destinazioni: basti pensare che oggi la metà dei passeggeri viaggia su 15 delle 82 linee di bus e tram esistenti.
Pressing sul sindaco
Il sistema è vecchio. Con evidenti storture che lo rendono poco efficiente e molto dispendioso. È partito da qui lo studio del Politecnico che, incaricato da Gtt, ha elaborato la nuova rete di trasporto. Ed è questa la ragione per cui la maggioranza chiede al sindaco e a Gtt di applicare il piano. Nei giorni scorsi una delegazione ha incontrato Fassino per spingerlo ad andare avanti. «Il progetto va approfondito e condiviso», ragiona il capogruppo del Pd Michele Paolino. «Però è un valido punto di partenza perché va incontro alle necessità dei cittadini, cui serve una rete efficiente e moderna». Dello stesso parere il vice capogruppo Guido Alunno: «L’attuale rete è vecchia di trent’anni. Nel frattempo è cambiato tutto, perciò serve il coraggio di fare una riforma vera, epocale, che permetta a questa amministrazione di lasciare un segno». A Palazzo Civico e in Gtt c’è invece una certa prudenza: secondo i tecnici va verificata la compatibilità tra lo studio e la quotidianità, e considerata l’incertezza sulle risorse a disposizione del trasporto pubblico.
Le metropoli europee
Lo studio è partito da una panoramica su 32 città europee più Melbourne, per verificare i punti di debolezza del sistema torinese. Che non sono pochi. Uno di questi riguarda le fermate. Sono troppe. A Torino ogni 340 metri ce n’è una. La situazione delle 33 città che la professoressa Cristina Pronello ha confrontato con Torino (da Goteborg a Porto, da Zurigo ad Amsterdam, da Helsinki a Barcellona, da Stoccolma a Vienna, da Lisbona a Budapest, da Milano ad Atene) è ben diversa: 560 metri di distanza tra uno stop e l’altro, che diventano 592 se si prende in considerazione il «cluster» di cui fa parte Torino, ovvero le città (compresi i comuni della cintura serviti dai bus) tra 1,5 e 2 milioni di abitanti. A Dublino, ad esempio, ci sono 700 metri tra una fermata e l’altra, a Valencia 750, a Marsiglia 570, a Lione 470, a Colonia 530, a Stoccolma 800.
I punti deboli
L’altro tassello che zavorra la nostra rete è un dato che potrebbe sembrare positivo, ma genera più caos che benefici: a Torino la frequenza di bus e tram è superiore alla media europea. Gli autobus passano ogni 9 minuti, che diventano 15 nelle ore di «morbida», ovvero le fasce della giornata meno trafficate (prime ore del mattino, pranzo, sera tardi). Nelle ore di punta siamo in media, in quelle di «morbida» no: altrove si viaggia a 17-18 minuti. Non parliamo poi dei tram, che se qui hanno una frequenza media di 5 minuti, in Europa passano ogni 9,4 minuti che scendono a 6,8 nel gruppone che include le città paragonabili a Torino.
Il combinato di fermate troppo vicine e passaggi frequenti rende più facile che i mezzi viaggino uno in coda all’altro, e quindi più lenti. Tagliando parte delle fermate, e modificando gli intervalli di passaggio (più intensi per le linee con molti passeggeri, meno per le altre), secondo il Politecnico si guadagnerebbe in efficienza e si risparmierebbe. Sono proprio i cardini del progetto oltre alla soppressione di 18 linee.
Se Torino ha bisogno di una completa revisione della sua rete di trasporto è anche perché l’attuale è vecchia di 32 anni. Nel 1982 la giunta Novelli introdusse il sistema radiale: un reticolato in cui quasi tutti i mezzi viaggiano dalla periferia o dai comuni della cintura verso il centro. Nel tempo la città si è trasformata, sono cambiate abitudini e destinazioni: basti pensare che oggi la metà dei passeggeri viaggia su 15 delle 82 linee di bus e tram esistenti.