Il "Portello" non è più solo Fiera. Il nuovo parco un po' magico, disegnato da Kipar / IMMAGINI
Il nuovo Parco Portello di Milano che si vede dal cavalcavia Monte Ceneri non è solo quella "montagnetta" a spirale e panoramica. Dietro ci sono dossi alberati e fioriti, prati, specchi d'acqua, sculture e sicuramente la panchina più lunga di Milano
17 October, 2014
di Stefano D'Adda
E' ormai certo che Milano non avrà per EXPO quelle trasformazioni urbanistiche che avrebbero potuto cambiare volto alla città. Serre urbane e diffuse, parchi orbitali, raggi verdi e addirittura Navigli che tornano alla luce sono ora prospettive tornate ad essere sogni e che faranno passare alla storia come "visionari", molti di quei rendering paesaggistici un po' euforici, che anni fa facevano riempire i convegni e le presentazioni sulla "Milano del 2015".
Addirittura il progetto più fuori città e che sembrava più semplice, come la Via d'Acqua, che avrebbe dovuto essere anche attrazione turistica, costituendo un itinerario fluviale o almeno solo ciclo-pedonale, per potere raggiungere il sito EXPO in modo "ecologico", per errori politici ma anche per ostinate e spesso egoistiche contestazioni locali, rischia di non essere realizzato nemmeno nella sua funzione di deflusso idrico dal sito, che i tecnici hanno sempre dichiarato cruciale, per evitare che pure i 100 ettari dei padiglioni EXPO rischino qualche allagamento, tra maggio e ottobre 2015, visto quello che è accaduto quest'estate a Milano.
Ciò nonostante qualcosa di bello e buono è stato fatto e si può dire che almeno per quanto riguarda il verde urbano forse la Milano del 2015 sarà una città un po' meno grigia rispetto a quella di qualche anno fa. Tra queste cose rientra sicuramente il nuovo Parco Portello, che si è rivelato essere qualcosa di più di quella strana "montagnetta" a spirale che negli ultimi mesi tanti cittadini si sono chiesti cosa rappresentasse, passandoci accanto a tutta velocità lungo il Cavalcavia Monte Ceneri, quei chilometri sopraelevati che dal Ponte della Ghisolfa arrivano sino a piazzale Lotto.
La montagnetta è infatti solo il "visibile" di uno spazio verde ben più ampio, inaspettatamente nascosto, che è il nuovo Parco Portello, progettato dal celebre paesaggista tedesco Andreas Kipar e dall'architetto americano Charles Jencks. Non solo la montagnetta è davvero un luogo da scoprire, per l'originalità del percorso a doppia spirale che permette di salire e scendere su due vie differenti ed offre in cima una nuova panoramica sulla città, oltre ad altre piccole sorprese che qui non sveliamo.
La vera rivelazione è tutto quello che c'è dietro, ossia quel quadrato di parco nascosto che si estende dall'intersezione tra viale Monte Ceneri e via Alcide De Gasperi e che non ci si immagina di poter trovare, transitando solo in auto sul cavalcavia, ma che si può raggiungere arrivando a piedi dal controviale di Monte Ceneri e ora anche in bicicletta dai ponti ciclo-pedonali che s'immettono nel Parco dall'enorme piazza (quella sì, un po' surreale) del nuovo centro direzionale Portello o dalle vie del limitrofo quartiere QT8.
Il Parco Portello rappresenta per Milano davvero una novità in termini di verde pubblico e di paesaggio. Si ha l'impressione di essere in un curioso labirinto di verde, con forme a spirale, rotonde, sinuose; percorrendole la prima volta si ha la sorpresa di scoprire angoli nascosti inaspettati. Un paesaggio davvero diverso, che invita ad essere esplorato, e che offre addirittura un piccolo lago e altri specchi d'acqua, dorsali verdi che s'intersecano, sculture, piante, arbusti e fiori, piccole installazioni che suggeriscono il passare delle stagioni. E intorno al lago un'originale panchina circolare che è sicuramente la più lunga di Milano. Insomma, un piccolo gioiello che si svela lentamente e che offre ai milanesi una visione moderna e diversa di paesaggio e verde urbano, che si rivela essere assai più spazioso ed esplorabile di quello che ci si immagina guardando il parco dall'esterno.
Un nuovo luogo milanese da visitare e da vivere, per l'acqua, le tante panchine e le aiuole praticabili, e che lascia una sola amarezza: quella dei graffittari che anche qui ci hanno messo pochissimo a rovinare il bello (non gli basta farlo col brutto?), in modo così stupido, da far pensare, più che al solito vandalismo, ad una sorta di malattia collettiva, che ci vede tutti un po' responsabili.