Biciclette in città: migliaia gli incidenti “mancati” per un soffio
Un gruppo di ricercatori inglesi della Westminster University sta cercando di delineare un quadro descrittivo di tutte le esperienze che riguardano i "quasi incidenti" fra ciclisti ed altri utenti della strada. “È fondamentale verificare l'impatto emotivo che hanno: se ogni giorno che pedalo mi sento frustrato e spaventato continuerò ad utilizzare la bicicletta?”
24 October, 2014
Le ricerche sugli incidenti che coinvolgono i ciclisti hanno tracciato, nel corso degli ultimi anni, un quadro piuttosto chiaro delle dinamiche degli scontri.
L'impatto fronto-laterale con l'automobilista che, svoltando a destra incrocia il ciclista, è ritenuto da uno studio inglese, il più frequente degli incidenti "auto - bicicletta". Ma se ci siamo tristemente abituati a scorrere le notizie e leggere di ciclisti e pedoni seriamente infortunati o deceduti in seguito ad un sinistro, difficilmente veniamo a conoscenza di quell'infinità di "incidenti mancati" o "micro-incidenti" che ogni giorno segnano le più comuni dinamiche del traffico cittadino.
Un gruppo di ricercatori inglesi della Westminster University sta tuttavia tentando di delineare un quadro descrittivo di tutte le esperienze che riguardano i "quasi incidenti" fra ciclisti ed altri utenti della strada. I dati e le esperienze sono riportate su: http://nearmiss.bike/
La ricerca si chiama "Near miss project” (incidenti mancati) e ha coinvolto decine di ciclisti. I volontari hanno preso nota delle pedalate quotidiane casa-lavoro elencando ogni circostanza non regolare, ogni contingenza potenzialmente rischiosa ed eventuali incidenti veri e propri.
I “quasi incidenti, e con quasi incidenti intendiamo anche le situazioni in cui il ciclista viene osteggiato in quanto intralcio” sostiene Rachel Andred, docente di ingegneria dei trasporti della Westminster University, "rappresentano una costante che si reitera più volte al giorno per chi pedala. “Quel che ci interessa”, continua il fondatore del progetto di ricerca, “è delineare le dinamiche delle interazioni negative in modo da tracciare un quadro che possa essere utilizzato dai politici e dai pianificatori, ora in possesso solo di dati relativi all'incidentalità classica.” I ricercatori ipotizzano che uno dei freni maggiori alla diffusione della bicicletta in città, nonostante i noti benefici psico-fisici, sia da imputare maggiormente proprio alla percezione di “pericolo” e “fastidio”. “È fondamentale – aggiunge a questo proposito Andred - verificare l'impatto emotivo che questi incidenti hanno sulla diffusione del ciclismo urbano: se ogni giorno che pedalo mi sento frustrato e spaventato continuerò ad utilizzare la bicicletta?”
I primi dati
I primi mesi di ricerca hanno consegnato dati molto indicativi.
Nei report redatti, i volontari hanno indicato una media di 0.8 incidenti mancati (o situazioni di fastidio) per spostamento per un totale di 3.2 quasi-incidenti al giorno.
I ciclisti coinvolti hanno hanno valutato in scala 0-3 il grado di fastidio e il grado di paura di ciascun incidente mancato in modo da tracciare un profilo strutturato delle situazioni più sconvenienti (e sulle quali gli amministratori dovrebbero lavorare).
Interessanti gli esempi riportati dall'equipe: il fastidio più alto è risultato nell'interazione ciclista con pedone sulla ciclabile mentre il valore più alto di paura è emerso durante i sorpassi avventati auto – bicicletta.
L'incidente (mortale) mancato di Elena, vicepresidente di Bike Pride
Se il mainstream mediatico relega a fondo giornale le notizie relative agli incidenti mortali non possiamo stupirci se i tantissimi “near miss accidents” scompaiono nel disordine costante del traffico urbano. Le conseguenze, tuttavia, permangono, e come testimoniano i ricercatori inglesi si riflettono sul comportamento delle persone in strada.
Ha fatto riflettere, a questo proposito, il racconto diffuso sui social network di Elena, vicepresidente dell'associazione Bike Pride, perfettamente inquadrabile fra le esperienze di “incidente mancato” con alto tasso di paura.
Riportiamo integralmente il suo racconto:
“Poche ore fa ho rischiato di perdere la vita davvero, e ho ancora nella mia mente l’immagine dell’asfalto e della ruota del camion a pochi centimetri dalla mia faccia…
Ore 12.30, stavo percorrendo Corso Peschiera, un camion dal viale centrale non si è accorto che anch'io che pedalavo nel controviale avevo il verde e la precedenza ed ha svoltato a destra senza guardare costringendomi a frenare e facendomi cadere sull’asfalto con la mia bicicletta..
La mia testa si è fermata a un metro da un pneumatico enorme..
Il camionista ha proseguito svoltando a destra per Corso Castelfidardo e subito dopo si è fermato perché mi ha visto a terra, non certo per soccorrermi ma per mandarmi a quel paese con la mano...”