Mobilità ciclistica. Programmazione e nuovi impulsi. Intervista all’assessore Giannini
La Regione Puglia coordina il gruppo lavoro “mobilità ciclistica” della Conferenza delle Regioni. Lo scopo è quello di influenzare positivamente la programmazione del Ministero dei Trasporti. Intervista all'assessore dei Trasporti della Puglia. "Le piste ciclabili - spiega Giannini - si finanziano solo se ricadono all’interno della rete Bicitalia"
06 November, 2014
Da circa tre settimane in sede di Conferenza delle Regioni, la Regione Puglia coordina le altre regioni in materia di “mobilità ciclistica”. Il passo è importante perché è il primo lavoro di coordinamento che viene svolto a livello nazionale dalle Regioni in tema di mobilità ciclistica. Nel frattempo si spinge sull’accelleratore esprimendo parere favorevole sui contributi tecnici delle Regioni (nonostante fosse sufficiente un silenzio/assenso), con particolare riferimento alla mobilità ciclistica, al Coordinatore della Commissione Infrastrutture della Conferenza stessa: contributi che, una volta approvati in sede politica, saranno poi inseriti negli obiettivi strategici e operativi del MIT (Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti). Concretamente si cercherà inoltre di armonizzare il sistema normativo alle esigenze stradali dei ciclisti. Finanziamenti si: ma solo con progetti coerenti e compatibili con le reti nazionali e internazionali (Bicitalia). "Quando si collega - spiega Giannini - con la pista ciclabile un punto strategico ad un altro hai fatto il tuo dovere". Nessuna sensazione, si guarderà ai fatti. "La bicicletta è un mezzo di trasporto che partecipa al concetto dell’intermodalità: la concezione ludica della bicicletta invece è un’altra cosa". Intervista all'assessore dei Trasporti della Puglia Giovanni Giannini
Buongiorno Assessore. All’interno del coordinamento interregionale tecnico della Commissione infrastrutture, mobilità e governo del territorio della Conferenza delle Regioni, all'incirca tre settimane fa, si è insediato a Roma il gruppo di lavoro nazionale “mobilità ciclistica”. La Puglia è stata la più votata al ruolo di coordinamento delle Regioni. Come nasce questo riconoscimento?
«Abbiamo raggiunto dei livelli di prestigio abbastanza considerevoli, insomma, il fatto di essere destinatari dell’affidamento del coordinamento nazionale è anche dovuto ai risultati realizzati. L’ impulso che abbiamo dato in questo ultimo anno e mezzo è stato notevole. Come nasce? Innanzitutto questo riconoscimento proviene dalla candidatura avanzata dalla Regione Puglia. Abbiamo superato altri candidati per certi versi più forti: penso alla Provincia di Trento o all'Abruzzo che vantano da anni una storia fatta di piste ciclabili e di uffici specifici dedicati alla mobilità sostenibile. La Puglia ultimamente ha fatto dei passi in avanti in questa materia e ciò le ha conferito credibilità. D’altra parte offriamo quotidianamente una disponibilità che si concretizza in un lavoro di coordinamento con le altre regioni svolto dal mobility manager Raffaele Sforza, che si aggiunge comunque a quello di routine quotidiana».
Vorrei chiarire meglio un aspetto che fino a questo momento è stato raccontato quasi per nulla dai giornali o dalle tv. Siamo di fronte a un cambio di passo: è il primo lavoro di coordinamento che viene svolto a livello nazionale dalle Regioni in tema di mobilità ciclistica. E così?
«Sicuramente si. In passato la Regione Puglia aveva già manifestato alla Regione Campania (che coordina le Regioni in materia di Trasporti) la necessità di confrontarsi su questi temi. Ora finalmente questo tavolo è partito e tutte le Regioni subito hanno aderito a questo tavolo. E' importante mettere insieme tutte le esperienze e i lavori che sono stati realizzati per fare il punto della situazione. I cinque sottogruppi faranno una ricognizione sulle varie tematiche loro assegnate. E non parliamo "solo" di fare piste ciclabili nelle periferie: c'è una forte domanda di mobilità ciclistica a cui le regioni stanno cercando di dare una risposta».
Quali sono gli obiettivi?
«Inserire la mobilità ciclistica tra i primi posti nelle politiche di Governo e che è una componente importante del sistema dei trasporti. La Regione Puglia ha già inviato dei contributi alla commissione della Conferenza delle Regioni: ieri ad esempio ho espresso al Coordinatore della Commissione Infrastrutture della Conferenza delle Regioni, alla vigilia dell’approvazione da parte della Conferenza stessa degli obiettivi strategici e operativi del MIT per il prossimo anno, un formale parere favorevole (nonostante fosse sufficiente un silenzio/assenso) ai contributi tecnici delle Regioni, con particolare riferimento alla mobilità ciclistica. Per la prima volta si va a integrare e a inserire tra gli obiettivi strategici del Ministero dei Trasporti, appunto, la mobilità ciclistica. Se tutto quadra, il Ministero vedrà dunque un capitolo in più dedicato proprio a questo tipo di modalità di trasporto. Abbiamo inoltre previsto che si dia attuazione alla delibera CIPE del 2001 con cui si obbligava il Ministero a dotarsi di una rete ciclabile nazionale. E stiamo parlando di Bicitalia».
Il prossimo passo è quello di far partire un confronto sistematico con il Ministero, a livello di Conferenza di regioni, per iniziare a interagire.
«Penso ad esempio alle modifiche e revisioni periodiche che avvengono sul Codice della Strada: c'è un tavolo aperto a cui siedono l'Anci e il Ministero. Non siedono però le Regioni nonostante siano queste a finanziare gli interventi.
Emilia Romagna, La Lombardia, Liguria, che si stanno dotando del piano di mobilità ciclistica, hanno l'esigenza di uniformare il Codice della Strada alle esigenze tecniche della mobilità ciclistica (corsie, piste ciclabili, targhe e insegne, posizione delle insegne). Pensiamo che oggi non è ancora stata definita la differenza tra pista e corsia ciclabile».
In tema di mobilità ciclistica cosa è stato fatto da quando è diventato assessore?
«Intanto abbiamo investito cinque milioni e mezzo in più in piste ciclabili rispetto alle previsioni di bilancio, e poi abbiamo dato impulso ad un’impostazione di tipo diverso: spesso si finanziava al di fuori di un progetto unitario, ciò che non vogliamo si ripeta. In sede di individuazione dei punti strategici infatti da inserire nella programmazione abbiamo chiesto che i progetti siano coerenti e compatibili con le reti nazionali e internazionali».
Questa nuova impostazione nasce da quale concetto di fondo?
«Facendo un ragionamento di carattere complessivo, noi riteniamo che la bicicletta sia un mezzo di trasporto che partecipa al concetto dell’intermodalità, e non serve soltanto per andare a fare la passeggiata sul lungomare. Ci sono persone che con la bicicletta raggiungono il luogo di studio, il posto di lavoro, e quindi è importante che il percorso incroci la velo-stazione (un luogo il cui parcheggiare la bici in sicurezza, ndr), per lasciare la bicicletta e prendere il treno, oppure caricarla sul treno stesso, e tutto questo fa parte del concetto complessivo di trasporto ed è una delle modalità in cui viene reso possibile, godibile, fruibile il diritto alla mobilità. La concezione ludica della bicicletta invece è un’altra cosa».
Possiamo fare degli esempi?
«Ultimamente il comune di Giovinazzo ha chiesto di realizzare la pista ciclabile e l’abbiamo finanziata volentieri perché ricade sul tracciato di Bicitalia (rete nazionale) e ha l’obiettivo di collegare Giovinazzo a Bari Santo Spirito: è un bel pezzo di strada. Risponde allo stesso criterio anche l’idea di riattivare la linea ferroviaria che attraversa il Parco della Murgia, e poi far correre lungo il percorso ferroviario, anche un percorso ciclabile, che intersecherebbe la Ciclovia dei Borboni. E molto probabilmente riesce anche ad intercettare la via Francigena. La stessa cosa vale per tre comuni del Salento oppure per la pista ciclabile di Polignano a Mare che ti mette nelle condizioni di raggiungere direttamente il porto turistico. Il discorso è questo: quando si collega con la pista ciclabile un punto strategico ad un altro hai fatto il tuo dovere».
Insomma piste ciclabili si, ma nel posto giusto
«Non se ne può più di questo malvezzo di sperperare la moneta per dare la sensazione di aver fatto qualcosa, quello è degrado: il cordolo si sfarina, perché nessuno ci mette mano, tanto non serve a nessuno, ed è sperpero».